Dal 6 luglio è attivo l’INAD, il registro che raccoglie i domicili digitali: tutte le comunicazioni con valore legale che un tempo arrivavano per posta verranno recapitate tramite PEC. Ma di questo cambiamento epocale si è parlato poco e male. Ne discutiamo con l’esperto di diritto digitale Ernesto Belisario
Spesa online: tutti i costi del lavoro invisibili al carrello
Fare spesa tramite e-commerce: con la pandemia è un’abitudine sempre più diffusa. Il settore è ancora in crescita, ma è destinato a durare?
A un anno dall’inizio dell’emergenza Coronavirus si può affermare con una certa tranquillità che l’e-commerce è stato il protagonista di questi mesi segnati dalla pandemia. Nessun oggetto è stato escluso dal “clic” dell’acquisto online, e il vero boom ha riguardato quello che è denominato settore “food & grocery”, espressione quest’ultima che fa riferimento ai beni di largo consumo venduti generalmente nei supermercati.
Se la consegna a domicilio di pizza o altri alimenti “pronti” non è una novità, la spesa online, soprattutto per necessità, ha preso piede in modo importante: secondo i dati dell’Osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano gli acquisti di prodotti alimentari sono cresciuti del 55% rispetto al 2019, per un valore di 2,5 miliardi di euro. E sono proprio i prodotti acquistati al supermercato a far registrare la crescita maggiore, con un +85% rispetto al 2019 e un valore di 845 milioni di euro.
Il dato evidenzia la nascita di una nuova tendenza, che ha portato molti ad abbandonare il supermercato come luogo “fisico”, preferendo app e siti anche per la scelta di verdura o carne.
Il virtuale, in questo caso, ha superato il reale, e basta fare due chiacchiere con chi ha messo in piedi questi “supermercati online” per confermarlo. Non stiamo parlando in questo caso di Amazon e altri giganti, che registrano numeri record anche in periodi “normali”, ma di realtà di dimensioni differenti che si sono affermate negli ultimi anni.
Il boom della spesa online: “Nel 2020 ho assunto il 15% in più di dipendenti”
Marcello Aprea è socio e amministratore unico di Spesasicura, portale nato nel 2014 che consegna a domicilio in Italia e all’estero prodotti alimentari confezionati, bevande e detergenti.
“Spesasicura nasce nel 2014 dal sogno di due amici che vogliono portare al consumatore un’esperienza di acquisto simile a quella di un supermercato, offrendo convenienza e varietà di assortimento”. Il tutto all’insegna del rispetto per l’ambiente, con l’uso esclusivo di carta riciclata, e una cura particolare per l’allestimento della spedizione: “Separiamo food da no food mettendo scatole inner nella scatola esterna; infatti utilizziamo quattro onde rinforzate e ogni singolo prodotto liquido è imbustato singolarmente, in modo da evitare contagi in caso di sversamento”, continua Aprea.
Un punto di svolta nel percorso di Spesasicura è il lockdown partito a marzo dello scorso anno, come spiega Aprea: “Gli accessi al nostro sito durante il primo lockdown hanno avuto un indice 890% ovvero 8,9 volte in più rispetto al pre lockdown. In seguito la crescita è stata del 40%”.
Il ritorno in termini occupazionali è fortunatamente andato di pari passo: “Nel 2020 ho assunto il 15% in più di dipendenti a tempo indeterminato. La loro mansione è prevalentemente di tipo logistico, legata all’impacchettamento degli ordini. L’organizzazione del lavoro in periodo di picchi produttivi è su due turni, e potenzio l’organico con contratti a tempo determinato oppure mi rivolgo a cooperative. In periodi di bassa produttività abbiamo solo un turno”.
E-commerce, se il ritorno alla normalità può far scoppiare la bolla
Sulla carta tutto molto bello: un canale in crescita e l’occupazione che aumenta, un dato sicuramente in controtendenza rispetto allo scenario generale. Tuttavia potrebbe essere nel tempo uno scenario non sostenibile: la maggiore domanda ha portato a un incremento della forza lavoro, ma il probabile sblocco dei licenziamenti, al momento fissato dopo il prossimo 31 marzo, l’andamento della situazione generale e i costi di produzione e gestione potrebbero portare a non mantenere tutto il personale finora reclutato.
“Il canale cresce, ma ci sono tre attori che detengono l’oligopolio e lo scontro è impari: per offrire lo stesso livello di servizio i maggiori proventi della crescita non sono sufficienti. Il costo lavoro di un magazzino automatizzato non è lo stesso di quello manuale. Il picco di fatturato è durato tre mesi e poi è ritornato a un po’ più del normale. Non puoi assumere senza mettere in conto che finita la stagionalità (l’e-commerce ne ha più o meno due) o il picco, come nel primo lockdown, hai un esubero di forza lavoro rispetto all’esigenza e non puoi permettertelo. Il blocco dei licenziamenti è un’azione politica tattica di breve periodo; da un punto di vista aziendale non serve a nulla.”
“Sarebbe opportuno rivedere il sostegno statale per le assunzioni: ho pseudo incentivi per gli under 30, ma il 90% dei curriculum che ricevo sono di persone over 30 che non hanno mai lavorato in logistica. Non sono Amazon, e se non sto attento alla produttività di ogni singolo costo rischio di chiudere e di mandare a casa molte famiglie; i miei dipendenti sono come fratelli e sorelle e non posso permetterlo.”
La logistica cerca lavoratori (per ora)
“La campagna a casa tua” è invece il claim di Cortilia, che nasce nel 2011 dall’intuizione di Marco Porcaro, fondatore e CEO, e viene definito “il primo mercato agricolo online” che permette di avere direttamente a domicilio in 24 ore, nel giorno e nella fascia oraria preferita, prodotti a filiera corta di qualità. Attualmente il servizio di Cortilia è diffuso in Lombardia (nelle province di Milano, Monza e Brianza, Varese, Como, Pavia, Lodi, Bergamo, Brescia), in Piemonte (nella provincia di Novara e a Torino) e in Emilia-Romagna (Bologna, Modena, Piacenza, Parma e Sorbolo), con l’obiettivo di espandersi in futuro.
“Cortilia dà impiego a cinquanta dipendenti diretti e oltre duecento collaboratori nell’indotto. Per l’attività di consegna si avvale della collaborazione di storici operatori con modello cooperativistico e di primarie società di trasporto. Il contratto applicato è quello della Logistica e Trasporto. Non si avvale di collaborazioni riconducibili al modello ‘GIG Economy’”, spiegano dall’ufficio comunicazione. Quanti di questi dipendenti siano a tempo indeterminato o assunti con contratti a termine, soprattutto dopo la pandemia, non è stato specificato, in quanto non è stato possibile approfondire né con l’amministratore delegato né con altri responsabili dell’azienda.
Cortilia rientra, insieme ad altri nomi, tra quelle realtà che hanno conosciuto una crescita importante con la pandemia, come evidenziato da Emanuele Barosselli, segretario dipartimento merci, logistica ed e-commerce della FILT CGIL Lombardia, il sindacato dei trasporti della CGIL.
“Il settore della logistica è immenso e va, come rappresentanza, dal facchino all’impiegato quadro della DHL. Noi rappresentiamo magazzinieri in appalto e corrieri in appalto. Ci sono realtà che hanno conosciuto un’enorme crescita nell’ultimo anno. Posso dire che anche se i volumi sono un po’ cambiati rispetto ai mesi caldi della pandemia registrano comunque numeri alti, c’è continua richiesta di personale, anche per nomi come Cortilia o Milkmann, nuova azienda specializzata in consegne a domicilio.”
Il nuovo potere contrattuale di chi lavora nella logistica per l’online
Il quadro è complesso, sia dal punto di vista degli scenari futuri sia dal punto di vista della contrattazione legata alle figure professionali che gravitano intorno all’e-commerce, spiega Barosselli: “Con la normalizzazione non si manterranno i volumi della metà del 2020, le persone piano piano ritorneranno alla normalità. Sicuramente però, soprattutto in certi ambiti come le grandi città, la spesa online potrebbe continuare a funzionare. Se i volumi riscenderanno si attesteranno comunque a un livello tale per cui potremmo non avere l’impatto dello sblocco dei licenziamenti”.
Secondo il sindacalista, insomma, le misure finora esistenti, dalle agevolazioni per le assunzioni degli under 30 alle proroghe dei contratti a termine, potranno almeno nei prossimi mesi non far sentire l’effetto immediato della flessione, anche se leggera, registrata dopo i mesi caldi della pandemia. Il lungo periodo è ancora tutto da scrivere, anche perché è tuttora in piedi il rinnovo del contratto per il mondo della logistica, che vede al tavolo 26 associazioni datoriali con cui è attualmente in corso un braccio di ferro su svariati punti, “dalla riduzione dei vincoli sugli orari di lavoro alla disciplina del part time”, continua il sindacalista.
“Il mondo dell’online è un continuo ingranaggio che deve girare sempre; anche solo una giornata di sciopero può risultare cruciale. Si è sviluppata dunque un’enorme consapevolezza della crescita del potere contrattuale che questi lavoratori stanno maturando”.
E-commerce dei prodotti alimentari, i grandi e i piccoli davanti alla sfida per la stabilità
“La diffusione della spesa online ha causato nei grandi nomi interesse e preoccupazione”, spiega Stefano Franzoni della UILtuCS (Unione Italiana Lavoratori Turismo Commercio Servizi). “La pandemia ha fatto esplodere tutte queste nuove realtà, anche se già prima si stava iniziando a operare a tutti i livelli su questo tipo di attività. Anche grandi nomi come Esselunga si sono infatti notevolmente evoluti su questo fronte”.
Purtroppo, se per le realtà più grandi è semplice monitorare la crescita, per quelle nuove lo è meno: “In questi casi il tema dell’intermediazione è forte perché ci si affida a soggetti terzi, per cui è difficile monitorare direttamente l’effetto in termini occupazionali di questa crescita. Le sfide per il futuro sono tante, su tutte i livelli di costo da sostenere per aggiornare costantemente il paniere di beni online”, continua Franzoni.
Quanto nei prossimi mesi inciderà il (possibile) cambiamento delle nostre abitudini di consumo o il forte peso contrattuale delle nuove figure professionali legate al mondo dell’e-commerce alimentare, non è semplice dirlo. Noi al momento attendiamo alla finestra o, meglio, davanti al pc.
Photo credits: @terovesalainen
Leggi anche
L’impatto dell’emergenza COVID-19 ha accelerato la trasformazione digitale delle città italiane, anche se in modo non uniforme: quali sono le più smart d’Italia? Intanto i borghi si aprono all’e-commerce.
Dopo l’articolo sul Guardian scritto da un’intelligenza artificiale, SenzaFiltro ha messo la penna in mano allo stesso software, GPT-3, chiedendogli di realizzare un testo su IA e cultura del lavoro. Ecco il risultato.