Lo cerco al telefono con un messaggio, non si sottrae, mi richiama subito.
“Da un punto di vista procedurale ora scriverò una lettera al Presidente della Regione Schifani e all’Assessore alla Cultura dicendo che il primato è del monumento, non del Commissario agli spettacoli; da Venezia a Taormina, il Sovrintendente è quello che valuta la situazione solo in riferimento agli spettacoli. Certo che portare il rock dentro alcuni siti fa riflettere. Anni fa andai a sentire Lenny Kravitz all’Arena di Verona e, uscendo, mi trovai in mezzo a una gradinata piena di lattine, rifiuti, qualche vetro, che alla fine sono comportamenti tipici di un certo tipo di pubblico e non c’è da stupirsi o giudicare. Ovvio che il pubblico da musica classica o da teatro è più educato, ma non perché sia meglio o peggio, semplicemente perché ha dei costumi e dei riti diversi. Se lo stesso mondo della lirica pensa di andare verso il grande pubblico facendo degli adeguamenti per attrarlo – e penso a Il Turco in Italia di Rossini, dove pochi giorni fa si è ricreata una sorta di spiaggia alla Sapore di sale anni Sessanta – figuriamoci se si parla di musica rock, che si porta ovviamente dietro un pubblico già scomposto dal punto di vista dei modi, dei gesti. Nel momento in cui cedi su quel punto, poi è tutto molto complicato.”
“Non è che esistono degli a priori estetici secondo cui non si può fare una musica rock in certi siti, io dico che proprio non si deve fare perché, per natura, certi tipi di musica trascinano con sé forme di esaltazione, proprio come è successo pochi giorni fa a Siracusa. Scriverò quindi per dire a nome del ministero che il patrimonio archeologico, per quanto gestito dalla Regione, è un patrimonio universale UNESCO e richiede regole, anzi compatibilità. Ecco, la parola giusta è compatibilità, cioè l’aspetto che non viene quasi mai considerato: si valuta a monte solo la qualità dell’artista prima di autorizzare spettacoli o concerti, ma la questione ruota tutta attorno al pubblico, alla sua natura. I monumenti hanno un a priori che è la loro stessa realtà, il loro esistere, e meritano un pubblico non scomposto, con un abito mentale maturo, adatto alla grandezza dell’arte.”