Una piazza piena di fantasmi per quei ristori che non arrivano

Le piazze di Napoli tornano a riempirsi degli “invisibili” del commercio nella manifestazione indetta da Confcommercio Campania: “È un lockdown non dichiarato, abbiamo bisogno dei ristori”.

Il 5 novembre Confcommercio Campania ha organizzato la manifestazione “I commercianti #Invisibili” in alcune piazze, come piazza Matteotti a Napoli, piazza Portanova a Salerno, piazza Giovanni XXIII a Castellammare di Stabia e piazza Tasso a Sorrento.

Si definiscono così, #invisibili, i commercianti italiani che da settimane animano le piazze denunciando le grosse perdite di fatturato. Sono alla ricerca di un’attenzione di supporto e sostegno alle loro attività da parte del governo, a causa delle chiusure imposte per contenere il contagio da COVID-19.

Il tracollo della moda: 20 miliardi persi e 50.000 posti di lavoro a rischio

Da marzo 2020 non sono pochi, su tutto il territorio nazionale, gli esercenti costretti non solo a chiudere le saracinesche per il lockdown nazionale, ma a non poterle più rialzare neanche con l’apertura estiva. Il calo del fatturato, a seconda dei settori e delle zone, oscilla tra il 60% e il 90% e molti, specialmente le piccole attività, non hanno avuto la forza di riaprire.

Nel settore moda 115.000 esercizi hanno subito un calo delle vendite oltre il 50%, e le previsioni, in base alle restrizioni dell’ultimo DPCM, calcolano una perdita di 20 miliardi in consumi solo nel dettaglio del settore, che ha tempi di approvvigionamento fino a otto mesi prima per le vendite relative alla stagione. Il rischio è che le collezioni e i prodotti stagionali restino sugli scaffali senza conversione in incassi per una perdita di centinaia di migliaia di euro, ingenti capitali per ogni singola attività.

La Federazione Moda Italia-Confcommercio stima la chiusura definitiva di 20.000 negozi in Italia e conseguente ricaduta sull’occupazione di oltre 50.000 addetti. Un livello di competitività, sul mercato e nei confronti degli attori economici del settore di riferimento, destinato a perdersi, e difficile da recuperare.

Al motto di “Non Siamo Fantasmi”, il settore moda chiede al governo: contributi a fondo perduto, liquidità dalle banche, credito d’imposta per gli affitti, condono tombale sui versamenti tributari e contributivi, detassazione o rottamazione dei magazzini, sospensione dei mutui e dei leasing bancari, prosecuzione della cassa integrazione fino a tutto il 2021.

L’appello è chiaro: si aiutino i negozi di moda, perché se a farli chiudere non sarà una norma lo farà il mercato.

Giallo, arancione e rosso; al verde c’è solo il commercio

Dopo la manifestazione e il presidio di Piazza del Plebiscito, tornano a sfilare, vestiti da “invisibili” e “fantasmi”, i commercianti del corso Umberto, via Toledo e Chiaia, il quartiere delle grandi firme come il Quadrilatero della moda a Milano e via Condotti a Roma. Titolari, commessi, ristoratori e orafi sfilano in protesta per manifestare il loro dissenso per il mancato aiuto a sostegno delle loro attività da parte dello Stato. Tra le lamentale anche il ritardo o mancato versamento della cassa integrazione, ai più, dal primo lockdown di marzo.

In questa marcia elegante per la richiesta di ristori, il silenzio fa rumore ed eco nella piazza all’orario del coprifuoco: gli imprenditori del settore si sentono abbandonati, frustrati e delusi. Lentamente si stanno spegnendo le luci delle loro vetrine, sui loro sogni e progetti di sviluppo futuro.

Manifestazione di Confcommercio Campania “#invisibili” – Ph. Francesca Ferrara

Le ultime misure indicate dal governo hanno visto l’Italia adottare un nuovo tricolore: giallo, arancione e rosso, per indicare il livello delle aree e regioni a rischio in merito ai numeri della curva epidemiologica. L’unico vero colore che emerge, e che non esiste nella terna ufficiale, è il verde, color dollaro o euro che non ci sono.

La capacità di resistenza dei commercianti non è solo messa a dura prova: è al suo limite. Molti hanno investito i loro risparmi nell’attività, per riaprire dopo il primo lockdown, ma le risorse sono già esaurite, e si sentono costretti ad attuare un’autonoma chiusura totale dell’esercizio fino a quando non sarà terminata la crisi sanitaria e inizierà un periodo di ripresa per l’economia, che dal mese di marzo è entrata in recessione.

Manifestazione di Confcommercio Campania “#invisibili” – Ph. Francesca Ferrara

Le voci dei “fantasmi” in protesta: “Abbiamo bisogno dei ristori, ma il governo è immobile”

Alle 18, orario che vede le saracinesche dei bar abbassarsi e le luci delle eleganti caffetterie spegnersi, per piazza dei Martiri, sotto il palazzo Partanna di Confindustria Napoli, si sente solo la voce e la richiesta unanime dei manifestanti.

Siamo invisibili. La nostra categoria è stata esclusa da qualsiasi forma di ristoro. Non è pensabile che, con la filiera degli eventi e dei ricevimenti bloccata e i pubblici esercizi chiusi, il commercio possa continuare a lavorare normalmente”, racconta ai nostri microfoni la presidente di Confcommercio Napoli. Carla Della Corte. E continua: “Da settembre non siamo mai ripartiti e il nostro settore ha assolutamente bisogno di essere supportato. Chiediamo di avere dei ristori come quelli dati alle zone rosse e ai pubblici esercizi, se no le nostre attività moriranno tutte”.

Gli "invisibili" del commercio in attesa dei ristori, nella loro manifestazione a Napoli.
Manifestazione di Confcommercio Campania “#invisibili” – Ph. Francesca Ferrara

Altra testimonianza è quella di Roberta Mango, franchisee Giovanni Raspini: “La gente ha paura e non entra: dal punto di vista lavorativo è un lockdown non dichiarato. Anche noi franchisee stiamo soffrendo perché a carico nostro ci sono le spese di gestione del negozio monomarca”.

Uno degli aspetti problematici è quello delle rimanenze di magazzino, come spiega Paola Greco del brand Le Zirre Napoli: “Chiediamo un poco di attenzione per le nostre attività che sono aperte, ma hanno ingressi inferiori dovuti alla scarsità di persone che entrano nei negozi. Questo è mortificante per noi che lavoriamo quasi a zero, ed è antieconomico: le nostre non sono perdite di guadagno, ma sono rimesse economiche dirette, perché il nostro approvvigionamento è fatto sei mesi prima per sei mesi dopo e abbiamo a terra la merce autunnale e invernale. Quindi abbiamo un carico economico enorme e non possiamo affrontare delle spese ingenti come affitti, pagamento ai fornitori e tasse, se lo Stato non ci attenziona, come ad esempio con una detassazione, una riduzione del 60% del fitto in termini fiscali. Di certo non restare così immobili come stanno facendo ora”.

Manifestazione di Confcommercio Campania “#invisibili” – Ph. Francesca Ferrara

Non è esente il settore dell’estetica, che ha subito cali di incasso dal 70% con fasi al 90%.

“Siamo completamente fermi perché la gente ha paura e non circola, e non ci sono misure di tutela per noi del settore, che abbiamo affrontato spese enormi per restare aperti. L’estetica è igiene e pulizia della persona”, spiega Monica Saulino di MS Beauty Factory. “Siamo aperti ancora per le manifestazioni, ma non c’è lavoro. Quest’anno ancora dobbiamo incassare. Nessuno dei miei dipendenti ha ricevuto ancora la cassa integrazione. Rischiamo di non riaprire più perché non abbiamo fondi per mantenerci. Eravamo la fabbrica della bellezza, adesso siamo la fabbrica dei disoccupati”.

“Al Gambrinus, per il momento, resteremo chiusi” annuncia Massimiliano Rosati (contitolare con i fratelli Antonio e Arturo Sergio). “Abbiamo scelto la strada della sicurezza per i nostri dipendenti e per i nostri clienti, oltre che la strada della saggezza, perché abbiamo provato con tutti i nostri sforzi ad andare avanti dopo la riapertura, ma le condizioni sono proibitive e attendiamo tempi migliori. La ristorazione è il settore più colpito perché è il luogo delle aggregazioni e della socialità. Rispetto ad un anno fa il fatturato è calato dell’80-90%”.

“I ristori vanno estesi”. E a Salerno le “Luci d’Artista” si affievoliscono

La richiesta è che “I ristori siano estesi anche alle altre attività, al momento escluse, che stanno ricevendo dei danni ingenti generati a causa del calo dei consumi e che stanno vivendo delle grosse difficoltà”, afferma Pasquale Russo, direttore Confcommercio Campania. “Bisogna intervenire subito e bene”.

Non è diversa la situazione nelle altre città campane. Il Natale 2020 rischia di essere un momento buio nonostante qualcuno abbia già pensato agli addobbi in vetrina, così come le “Luci d’Artista” di Salerno vedranno un’edizione ridotta delle installazioni luminarie rispetto agli anni precedenti. Sul sito dell’iniziativa si legge il messaggio del sindaco Enzo Napoli: “Verranno simbolicamente illuminati alcuni assi viari per non far perdere memoria della manifestazione che ha importanti ricadute sull’economia della città, oltre che per diffondere spirito e suggestioni natalizie e dare una speranza di futuro”.

Il tutto nell’attesa che il color verde non venga più inteso come il colore della crisi dell’economia, ma come quello della sua ripresa.

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