Ma chi ti ha dato la perizia? Se la tv decide gli esperti (e i processi)

La recente riapertura del caso di Garlasco e l’interesse morboso di un certo giornalismo televisivo ha provocato cortocircuiti in diverse professioni coinvolte nel processo: giornalisti, consulenti e avvocati. In che modo la tv si è guadagnata il potere di condizionare le vicende giudiziarie?

14.05.2025
Andrea Sempio in una delle tante interviste che hanno riguardato il caso di Garlasco

A sollevare il problema, ultimo in ordine di tempo, è stato il critico televisivo del Corriere della Sera Aldo Grasso, che ha lanciato un appello direttamente alla Rai. In quanto servizio pubblico, secondo Grasso, dovrebbe limitare gli interventi dei periti di parte nelle sue trasmissioni: «Trovo esecrabile che nella ricostruzione dei processi televisivi partecipino avvocati, consulenti, periti, criminologi o sedicenti tali, se sono di parte».

Il problema va ben oltre il servizio pubblico, ma tocca anche il rapporto tra una professione (il genetista forense, fino a ieri sconosciuta ai più) e i cosiddetti processi mediatici. Per la prima volta nella storia della giurisprudenza italiana un perito di parte è stato ricusato per le sue dichiarazioni in televisione. Il caso è quello del delitto di Garlasco: per chi non fosse un appassionato di cronaca nera, vale la pena ricapitolare.

Garlasco, i processi e i colpevoli 17 anni dopo

Il 13 agosto 2007, nella sua villetta di Garlasco – in provincia di Pavia, a pochi passi da Milano – viene trovata morta Chiara Poggi, 26 enne neolaureata, uccisa dal fidanzato Alberto Stasi, che viene quasi subito indagato dai carabinieri.

Ci vogliono cinque gradi di processo per stabilire la colpevolezza di Stasi. Viene assolto sia in primo grado che in appello; poi la Cassazione rinvia alla Corte d’assise d’appello con l’indicazione di fare indagini, e Stasi viene condannato per la prima volta. La Cassazione conferma la condanna.

Nel 2014, però, arriva il colpo di scena. I legali di Stasi incaricano un investigatore di prelevare con un artificio il DNA di Andrea Sempio, un ragazzo amico del fratello di Chiara Poggi, che all’epoca frequentava la casa. Consegnano il DNA agli inquirenti, nell’ambito di una serie di indagini difensive. Tra le prove ci sono tre telefonate di Sempio a casa Poggi. Per la procura di Pavia gli indizi non sono sufficienti a far riaprire il caso, e per ben due volte archivia.

Tutto finito? Neanche per idea.

Nel 2024 sulla base di una denuncia per altri motivi dell’avvocata di Stasi Giada Boccellari, la procura di Pavia decide di riaprire il caso e di disporre nuove indagini. Secondo le nuove tecniche di analisi le foto digitali del DNA di Sempio e quelle delle tracce trovate sotto le unghie di Chiara sono compatibili. Viene disposto un ulteriore prelievo il 13 marzo 2025, e dall’analisi del DNA la procura incarica Carlo Previderé, noto genetista dell’Università di Pavia, che ha già lavorato sull’indagine per l’omicidio di Yara Gambirasio. Per lui sono sovrapponibili.

A questo punto i pubblici ministeri chiedono al giudice per le indagini preliminari l’apertura di un incidente probatorio, con tanto di nomina di periti. Nel frattempo fuori è infuriata la battaglia mediatica, che ha fatto a pezzi un po’ di professioni.

Youtuber come giornalisti, giornalisti come ispettori

I primi a cadere sul campo sono i giornalisti, distrutti dalla concorrenza.

Se i nomi Bugalalla e Darkside non vi dicono nulla o significa che avete più di 50 anni o una scarsa connessione internet: sono due youtuber che macinano visualizzazioni raccontando la cronaca nera. Nelle loro ricostruzioni mescolano vecchi verbali delle precedenti indagini e voci di paese, sulle quali sono spesso meglio informati dei giornalisti. Nella ricostruzione si mescolano un vecchio scandalo sessuale su un santuario di Garlasco, mai frequentato dai diretti interessati alla vicenda, alcuni suicidi (tra cui quelli di un amico di Sempio) e una testimonianza ritrattata poi da un testimone oculare, che è agli atti nella vecchia indagine su Alberto Stasi. Il quale, intanto, ha trovato un palco amico nella trasmissione televisiva Le Iene, che da anni va perorando la causa della sua innocenza.

Proprio Le Iene ricopriranno un particolare ruolo in questa vicenda. Sono loro ad aver annunciato di aver trovato un “super testimone”, che finora non ha mai parlato, ma che è stato mandato in procura (e che sarebbe all’origine delle recentissime, nuove perquisizioni in casa di Sempio). I giornali evitano di sporcare le belle notizie con la verità e si limitano alla fredda cronaca, la meno interessante per i lettori e gli ascoltatori, che incrementano l’audience di canali YouTube e trasmissioni televisive dove non mancano ricostruzioni e dietrologie. Anche qui, Aldo Grasso ha invitato i giornalisti televisivi a non cercare di risolvere i delitti, ma a limitarsi a raccontarli.

Genetisti forensi, la guerra delle ricusazioni (e delle interviste in tv)

Le Iene qualche anno fa hanno intervistato anche il perito Emiliano Giardina, il quale in sostanza aveva dichiarato che col DNA sulle unghie di Chiara non si poteva fare nulla. Il giorno dopo la sua nomina la notizia diventa di dominio pubblico, e alla procura tocca ricusarlo.

Intanto la battaglia infuria, con gli avvocati delle parti che ormai non si sottraggono alle telecamere. E le tentate ricusazioni non risparmiano nemmeno il più famoso dei genetisti forensi, cioè l’ex generale Luciano Garofano. Ospite fisso della rubrica Quarto Grado, Garofano viene nominato dai legali di Sempio come consulente: subito arriva la levata di scudi della difesa di Stasi, che ricorda come prima di andare in pensione, quando era a capo dei RIS di Parma, Garofano fosse entrato nella villetta dove è stato ritrovato il cadavere della povera Chiara. Lui nega, e subito spuntano le foto di lui sul luogo del delitto con tuta e calzari bianchi. Ma non viene ricusato.

Nel frattempo Stasi ottiene la semilibertà, anche se la procura non è d’accordo. A pesare è un’intervista rilasciata alle Iene mentre era in permesso. Per il tribunale di Sorveglianza è suo diritto: adesso può uscire non solo per lavorare, ma anche per attività che riguardino il suo reinserimento.

Quando la tv è un altro grado del processo

Finora, intanto, nessuno ha ancora visto un’aula di tribunale.

Il 16 maggio, dopo la ricusazione di Giardina, si dovranno incontrare di nuovo avvocati, periti, giudici e procuratori per rinominare i periti, dopo l’inizio dell’incidente probatorio, che era il 9 aprile. I tempi sono lunghi, anzi lunghissimi. Ci vorranno mesi, e dall’11 marzo, giorno in cui è stata data la notizia (appresa anche da Sempio) della riapertura delle indagini sono passati più di sessanta giorni.

Gli avvocati delle parti sono ospiti fissi delle trasmissioni della mattina, del pomeriggio e della sera: a discutere di DNA, visto che ai genetisti ora tocca lavorare e avranno meno tempo per la televisione.

 

 

 

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In copertina un fotogramma tratto dalla trasmissione Storie Italiane del 25 marzo 2025, da RaiPlay.

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