Ai suoi problemi si aggiungono quelli del marito, 25 anni più grande di lei, con una salute compromessa da diversi anni, al quale si ritrova a fare da caregiver.
Ma non solo: mentre entrambi lottano con i loro problemi di salute, si trovano ad affrontare anche la situazione della casa nella quale vivono: un’abitazione gestita da un ERS ACER, ente che prevede degli alloggi con un canone calmierato: il suo è in media di 450 euro più le spese condominiali. Canone che, quando si ritrova senza lavoro, con il marito malato e con pochi soldi per far fronte a tutto (per un periodo prende la NASpI), Margherita non riesce a pagare.
“Ho chiesto sia all’ente che ai servizi sociali di aiutarmi a sostenere l’affitto, adeguando il canone al mio ISEE. Sono riuscita, dopo diversi tentativi, a ottenere un contributo di affitto in deroga, che per un po’ sono riuscita a pagare. Fino a che, a causa della mancanza di lavoro e al fatto di dover avere una badante per mio marito, sono diventata morosa”.
Margherita prova a mettersi in pari con l’affitto non appena trova lavoro, nel novembre scorso; nel frattempo fa presente la situazione e le viene assicurato che potrà pagare quando riesce.
Finché nel gennaio del 2024, non ancora in pari con i pagamenti, riceve la notifica di sfratto confermata dall’udienza del maggio scorso: a fine settembre dovrà lasciare l’abitazione.
Mentre continua a chiedere aiuto e a lottare affinché il coniuge abbia la giusta assistenza, arriva un’ulteriore batosta: il 2 aprile 2024 il marito muore.
“Oggi sono rimasta sola e senza casa. Inoltre, visto che soffro di Long COVID e mi è stata diagnosticata la neuropatia a piccole fibre, mi devo spostare per farmi curare. Da quattro anni faccio la spola tra gli ospedali di Pavia, Milano, Modena e Bologna. E per me è molto complicato: sto male a compiere qualsiasi sforzo. A questo punto, essendo rimasta senza nulla e nessuno, vorrei trasferirmi in Lombardia, dove mi è sembrato di avere maggiore aiuto dal sistema sanitario, ma senza un lavoro è difficile trovare un’abitazione. In quattro anni ho perso i miei genitori e mio marito, l’unica persona che mi capiva e mi è stata sempre vicina. La mia vita è stata condannata dal COVID-19, e ancora oggi devo lottare non solo per stare meglio, ma per far riconoscere il mio stato di salute”.
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Photo credits: assediobianco.ch