Citizen Angelucci: cliniche, quotidiani e ora AGI. Giornalisti in rivolta

Il ras della sanità laziale, ad oggi anche deputato in quota Lega e editore di tre quotidiani di destra, punta all’acquisto della seconda agenzia di stampa italiana, ma nella mediazione non sono coinvolti i lavoratori. Si profila una nuova stagione di conflitti di interessi?

22.03.2024
Antonio Angelucci, potenziale acquirente dell'agenzia AGI, in strada con due bodyguard

Il modello di conflitto d’interessi, peculiarità dell’Italia, è quello praticato per un ventennio da Silvio Berlusconi: imprenditore, editore e politico. Fa parte dell’identikit di Antonio Angelucci, già noto per aver messo le mani sulla sanità romana (anche di recente, attraverso l’ingresso con 24 strutture nel potente gruppo San Raffaele, confermando la tendenza devastante alla privatizzazione di un settore che dovrebbe essere bene comune), per aver acquistato i quotidiani di destra Libero, Il Tempo e il Giornale dalla famiglia Berlusconi, e per aver preso la tessera della Lega ed essere stato eletto deputato nel Carroccio di Matteo Salvini.

Ora Angelucci vuole espandere il suo impero editoriale a difesa dei suoi interessi imprenditoriali e politici, cercando di acquisire dall’ENI la storica agenzia di stampa AGI. Per intenderci: la seconda agenzia di stampa italiana dopo l’ANSA. È per questa invasione di campo che i giornalisti dell’AGI hanno dissotterrato l’ascia di guerra dichiarando due giornate di sciopero.

Antonio Angelucci vuole l’agenzia AGI: le trattative non coinvolgono i lavoratori

Un allarme più che giustificato. Visto l’asservimento politico e giornalistico delle tre testate al centrodestra, se l’operazione AGI si concretizzasse metterebbe in pericolo in primo luogo l’autonomia giornalistica dell’agenzia, e aprirebbe una fase di incertezza per tutti i lavoratori, che passerebbero da una proprietà solida a un padrone assai più precario e assai avventuroso.

Tra l’altro, come al solito, il pretendente al trono è passato dalla mediazione di Mario Sechi, ex ufficio stampa di Giorgia Meloni e direttore di Libero alla data di redazione di questo articolo, che ha preso i primi contatti formali con l’ENI senza minimamente sondare i lavoratori dell’agenzia. L’ENI ha preferito il low profile: in un comunicato ha ammesso che c’è stata una manifestazione d’interesse per l’AGI da parte di un privato, ma ha escluso che sia in corso una trattativa ufficiale per la vendita dell’agenzia.

Il conflitto d’interesse che si sta prefigurando è davvero monstre. Non soltanto c’è conflitto d’interessi per il fatto che Angelucci è al tempo stesso deputato della Lega, imprenditore e editore; in questo caso avrebbe anche un altro volto, visto che il potenziale venditore, ovvero l’ENI, ha come azionista il ministero dell’Economia, guidato da Giancarlo Giorgetti, appartenente anche lui alla Lega, come il suo compagno di partito Angelucci. Insomma, per dirlo con una battuta: tutto si Lega.

AGI si vende, ma non si dice: a chi giova?

Non c’è bisogno di essere degli scienziati della politica per capire il duplice scopo dell’operazione: da un lato l’imprenditore leghista bada ai suoi interessi imprenditoriali. L’uomo è ambizioso, le sue manie espansive nel settore della sanità privata, come l’ingresso nel gruppo San Raffaele, hanno bisogno di un supporto mediatico. Ma come tutti gli allievi di Silvio Berlusconi in materia di conflitti d’interessi, la politica non può mancare, anzi è essenziale per la tutela del proprio patrimonio e per la difesa degli interessi di parte: non soltanto Matteo Salvini in un momento così critico ha bisogno di essere tutelato dai media di centrodestra ma la stessa presidente del consiglio Giorgia Meloni, tempestata di critiche dai grandi giornali, ha bisogno che gli editori di destra e gli imprenditori amici allarghino il loro potere sui media.

La reazione dei giornalisti è stata affidata alle agenzie.

“Le insistenti indiscrezioni e notizie sulla possibile vendita dell’agenzia arrivano poche settimane dopo la firma, avvenuta il 2 febbraio scorso, dell’accordo tra CDR, Azienda e FNSI sulla procedura di sospensione, destinata a determinare entro l’anno una sensibile riduzione dell’organico. Un accordo – approvato con grande senso di responsabilità da parte dell’Assemblea dei redattori – a cui si era arrivati anche dopo le rassicurazioni verbali fornite dai vertici aziendali sull’assenza di trattative in essere per una vendita, sottolineata dalla presenza di un piano strategico 2024-2027 volto a ‘implementare la strategia di trasformazione in una news company’.”

I giornalisti, quindi, sono arrivati a dichiarare sciopero dopo che l’agenzia non ha chiarito se davvero è in corso la vendita.

 

 

 

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Photo credits: startmag.it

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