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Siamo sotto appalto: Casalecchio, educatori e servizi venduti al ribasso
“Non sarà garantita la continuità educativa”: con sempre più casi di studenti con disabilità e sempre meno educatori, il Comune di Casalecchio affida i servizi a un appalto al ribasso. Subentra una coop esterna, in scacco 120 lavoratori.
“L’unica che certezza che abbiamo oggi è l’incertezza”. Non un gioco di parole ma la sintesi schietta del disagio profondo provato da lavoratori e lavoratrici che chiedono tutele e rispetto.
Si condensa in questa frase la denuncia del gruppo di educatrici e di educatori dell’appalto di integrazione scolastica di ASC Insieme, del distretto di Casalecchio e dell’Unione dei Comuni Reno, Lavino, Samoggia. Da giugno scorso il gruppo è protagonista di una frattura che impatta sulla possibilità stessa di concretizzare il servizio. Siamo sul territorio bolognese, in Emilia-Romagna, regione spesso narrata come virtuosa sul fronte dei servizi, in particolare educativi. Se da un lato i casi positivi e all’avanguardia di certo non mancano, dall’altro ci sono situazioni come questa, pronte a rivelarci un’altra faccia della medaglia. Tutt’altro che rassicurante.
120 educatori ostaggi di un appalto: “Non sarà garantita la continuità educativa”
Chi conosce bene le annose problematiche del comparto educatori sa anche bene quanto l’estate costituisca per queste figure professionali una stagione complessa, dove incertezze e precarietà aumentano a dismisura. Ma l’estate 2022 è diventata ancora più rovente per il gruppo di 120 educatori/educatrici che fanno parte della cooperativa Libertas, operativa in zona Predosa, e della cooperativa CADIAI, attiva su Bologna città.
Entrambe hanno perso il nuovo appalto per l’integrazione scolastica, aggiudicato in via provvisoria da una cooperativa sociale di Pavia. Un appalto definito senza mezzi termini al ribasso dagli educatori in questione. Precisiamo per dovere di cronaca che non si può definire di massimo ribasso, ma basato sull’offerta economica più vantaggiosa. In breve: punti in più per chi chiede meno soldi. Una situazione già vista, con impatti negativi, anche in avvisi rivolti alla ricerca di addetti ufficio stampa in altri territori italiani.
Il gruppo di 120 lavoratrici e lavoratori si è fin da subito mobilitato con forza per tutelare non solo il proprio lavoro, ma anche il servizio destinato a bambini e bambine con disabilità, come evidenzia Valentina, educatrice che conosce sulla propria pelle le conseguenze della dinamica: “Siamo in un vero e proprio limbo”, commenta con amarezza. “Non sappiamo che fine faremo come operatori e operatrici e temiamo molto anche per i bambini che seguiamo educativamente: oltre alla continuità rispetto ai percorsi intrapresi rischia infatti di andare perduta la continuità tra servizi scolastici ed extrascolastici”.
Disappunto e preoccupazione coinvolgono anche le famiglie, oltre agli insegnanti. “Non sarà garantita la continuità educativa”, chiosa Stefania, un’altra educatrice del gruppo, la quale sottolinea: “Le conseguenze ricadono sui nostri anni di formazione e lavoro investiti sul territorio, che dovremmo abbandonare non per nostra scelta ma a causa di politiche fatte senza pensare al benessere di bambini e ragazzi con disabilità: se gli togliamo anche questo è la fine”.
Aumentano i disabili, diminuiscono gli educatori. Ma Casalecchio affida il servizio a un appalto al ribasso
Una situazione pirandelliana: gli enti coinvolti a quanto pare rigettano al mittente l’accusa che il bando sia al ribasso. L’appalto di ASC Insieme e del Comune di Casalecchio rappresenta invece per gli educatori del contesto la goccia che ha fatto traboccare il vaso: “Da dieci anni il servizio di educativa scolastica sta subendo continui tagli a fronte di un aumento vertiginoso di casi di bambini con disabilità”, racconta Valentina. “Le scuole continuano a chiedere aiuto e supporti ma ricevono perlopiù risposte negative”.
Entriamo nel dettaglio: “L’appalto di cui parliamo era costituito da sette lotti, e quello dedicato all’educativa scolastica, che riguarda proprio il nostro lavoro e che allo stesso tempo era il più corposo dal punto di vista economico, è stato vinto da una cooperativa di Pavia che non conosce il territorio e che quindi dovrebbe ricostruire il servizio da zero, senza avere il tempo adeguato per farlo perché settembre è ormai alle porte”.
Per correttezza abbiamo scritto una mail a due indirizzi PEC del Comune di Casalecchio per chiedere un commento sulla vicenda, ma non abbiamo ricevuto risposta.
Gli educatori restano determinati nel rifiutare un rapporto lavorativo con la nuova cooperativa: “Ci preoccupa anche il forte turnover di educatori che la riguarda, basti pensare che l’anzianità di operato più alta arriva a soli due anni e sette mesi: di certo non un buon segno!”. E specifica: “Un altro aspetto preoccupante è il fatto che questa cooperativa descriva i buoni pasto e i rimborsi chilometrici come benefit, mentre invece parliamo di diritti che vanno garantiti a priori”.
Altra questione cardine è la reperibilità di risorse umane da parte della coop che ha vinto l’appalto: “La cooperativa di Pavia afferma che non ha bisogno di noi, ma sappiamo bene che non è così perché sta cercando educatori tra i neolaureati, e senza il numero adeguato di risorse umane il servizio non può partire, né ASC Insieme firmare il contratto”. Come abbiamo raccontato in un altro servizio mesi fa, ci troviamo infatti immersi in una fase di vera e propria emorragia di educatori che abbandonano l’ambito per andare a fare altri lavori, che tutelino la loro dignità e permettano anche di mantenersi. I servizi rischiano in generale di essere ridotti, se non di sparire.
“Ci spiace anche che il sindacato, mesi fa, avesse già firmato le clausole per tutelarci rispetto al lavoro nella nuova cooperativa, ma senza interpellarci rispetto alla nostra scelta di andare a lavorarci”, chiosa Valentina. “Noi educatori non vogliamo passare da una cooperativa all’altra ed essere trattati come pacchi”.
La “comprovata esperienza” degli educatori neolaureati. Il Comune non risponde, schermaglie tra i sindacati
Il 28 giugno scorso il gruppo degli educatori e delle educatrici del territorio di Casalecchio si è presentato all’assemblea pubblica dell’ente comunale per chiedere a gran voce, come esplicitato nel loro comunicato, una presa di responsabilità pubblica, la continuità occupazionale e del reddito per tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori in appalto, e la garanzia di un servizio di qualità alle famiglie del territorio.
“Il vero confronto in quell’occasione purtroppo è mancato”, commenta Valentina. “Abbiamo sì partecipato all’assemblea pubblica per protestare contro questo sistema, ma non abbiamo avuto una risposta rispetto alle istanze che abbiamo esplicitato. Non solo abbiamo dovuto tenere i cartelloni di protesta abbassati, ma ci è stato addirittura detto che in realtà il ribasso esiste: una narrazione del tutto differente dalla nostra. Abbiamo avuto attenzione invece dai consiglieri di minoranza. In ogni caso il numero legale per il consiglio in quell’occasione è saltato, e non è stato possibile farlo”.
Uno spiraglio di apertura e di dialogo sembra invece esserci stato in occasione dell’incontro avvenuto l’11 luglio tra il gruppo di educatori e i sindaci di due Comuni del territorio: Casalecchio e Sasso Marconi: “In quell’occasione abbiamo colto una maggiore consapevolezza rispetto alla situazione che stiamo vivendo”.
L’ultimo aggiornamento è recente e riguarda l’incontro avvenuto tra le parti lunedì 18 luglio. Il gruppo presente di educatori/educatrici afferma che istituzioni e sindacati CGIL, CISL e UIL firmatari degli accordi per l’occasione “hanno ribadito il buon lavoro svolto nella composizione dell’appalto e dell’ottenimento di miglioramenti contrattuali per i lavoratori”.
“Ad aprire gli interventi delle voci critiche è stato invece il sindacato USB, che ha esplicitato come la composizione dell’appalto con la sua suddivisione in lotti sia artefice del caos attuale”, spiegano gli educatori. “Inoltre il numero di ore per utente previsto dal nuovo appalto è più basso rispetto agli anni passati, riducendo così la presenza degli educatori sui ragazzi con disabilità. Il tutto dovrà essere implementato dalla cooperativa vincente con un ribasso del 5% sulla base d’asta. Lo stesso sindacato ha segnalato che CGIL e la cooperativa hanno imposto ai lavoratori la data del 18 luglio come termine ultimo per decidere se passare o meno alla nuova cooperativa, questo senza nessun riferimento di legge che lo sostenga”.
“Nel bando si parla di ‘comprovata esperienza’ mentre la cooperativa sta assoldando neolaureati”, evidenzia Valentina. “Le istituzioni hanno difeso il loro operato, ma dall’altro lato si stanno rendendo conto che ad oggi non c’è nessuna garanzia che il servizio parta a settembre”.
La vicenda è insomma ancora aperta e siamo di fronte all’ennesima situazione di confusione, in cui lavoratori e lavoratrici investono tempo ed energie per difendere i propri diritti. Un lavoro nel lavoro, quello che richiede la precarietà, saccheggiando energie e attenzione a discapito dell’attività lavorativa vera e propria. Un tunnel dove il settore del lavoro italiano sta precipitando sempre più, senza capire che certi sistemi sono quelli che continuano a scavarlo.
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