Da quest’anno, però, tutto cambia: per i nati nel 2005 lo strumento si divide in due.
Diventano infatti operative la Carta cultura e la Carta del merito, che cumulabili e ciascuna con un importo di 500 euro, danno la possibilità di accedere agli stessi prodotti e servizi di 18app. La differenza sostanziale, rispetto alla vecchia versione del bonus, è che queste due nuove carte sono destinate nel primo caso ai diciottenni appartenenti a famiglie con ISEE fino ai 35.000 euro, e nel secondo ai ragazzi che si siano diplomati con almeno 100/100, non oltre il compimento di 19 anni di età.
“Ora che lo strumento è stato modificato, ancorandolo in parte all’ISEE, da un certo punto di vista possiamo dire che se sei bravo e ti trovi in una condizione di disagio puoi avere mille euro da spendere in cultura”, dice Paola Dubini. “Tuttavia si generano altri problemi. Da una parte, la Carta del merito premia chi è già culturalmente attento; dall’altra, e qui sta la questione più problematica, legare la Carta cultura alla condizione economica rischia di fare perdere molte opportunità: anche se esiste, il bisogno di cultura non lo senti, non te ne rendi conto. Se ti do i soldi per comperare una macchina rispondo a una necessità che avverti, ma se te li do per la cultura non è automatico che tu li spenda per quello. E questo con la condizione economica non c’entra nulla. Nel caso dei consumi culturali il reddito è solo uno dei motivi che lo disincentivano, e non è neppure il principale. Io ripenserei la parte legata alla condizione economica perché credo che la Carta della cultura, così impostata, verrà usata poco. Un’idea per rivederla potrebbe essere farsi aiutare dalle scuole per individuare una platea ‘sensibile’ per la quale potrebbe essere utile spingere sulla leva dell’offerta culturale per favorire l’integrazione, per esempio per i nuovi italiani e anche gli immigrati di seconda generazione. Si potrebbero usare queste risorse per avviare un ragionamento che deve riguardare le istituzioni culturali: come faccio a fare in modo che la cultura diventi strumento di integrazione?”
Insomma, l’idea di dare ai giovani un bonus da spendere per incentivare la fruizione culturale è di certo ottima, ma senza sistematizzare i dati della risposta e ancorando lo strumento alla situazione economica delle famiglie rischia di essere, ancora una volta, un’occasione mancata.
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