La ripresa della scuola tra referenti COVID-19 sovraccarichi e malpagati, carenza di personale e scarsa comunicazione con le autorità. Ma la vera sfida riguarda il prossimo anno scolastico.
Bonus psicologo fino a 600 euro, ma è una tantum: la salute chiede di più
La legge 15/2020 prevede un sostegno da 200 a 600 euro per terapie psicologiche, erogabile una sola volta. L’opinione dello psicoterapeuta Stefano Callipo: “Dopo la pandemia la sfera sociale è in un momento di sofferenza psicoemotiva, interrompere le terapie può aggravare la situazione. Serve investire in uno psicologo di base”.
Si chiama legge 15/2022 e si tratta dei numeri della speranza per migliaia di cittadini italiani che soffrono di disturbi psicologici, aggravati negli ultimi anni dall’emergenza sanitaria, dalla crisi economica e dall’attuale conflitto russo/ucraino. È il bonus psicologo, un sostegno riconosciuto una tantum – il cui massimo ammonta a 600 euro, a scendere fino alla soglia dei 200 euro – che dovrebbe aiutare tutte quelle persone sopraffatte dalla sofferenza psicoemotiva.
Le stime parlano di un contributo a cui faranno affidamento circa 16.000 italiani e verrà riconosciuto in base all’ISEE. La domanda, da inoltrare all’Inps in modalità telematica, avrà un tempo massimo di invio di trenta giorni dalla pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale. Ma i dieci milioni di euro con i quali è stata finanziata la legge basteranno per contenere il fiume in piena delle sofferenze mentali?
Stefano Callipo, psicoterapeuta: “Il bonus psicologo non basta, e interrompere le cure aggrava le patologie”
“Da un lato è importante che lo Stato abbia preso coscienza delle condizioni in cui versa il tessuto sociale, sul fronte della salute mentale: quindi ben venga questo primo tentativo di aiuto sotto forma di ‘bonus psicologo’, così da permettere a chi non può iniziare una cura psicologica e/o psicoterapeutica di entrare in contatto con professionisti dedicati a risolvere questo tipo di problematiche.”
Lo sottolinea il dottor Stefano Callipo, psicoterapeuta, psicologo clinico e giuridico, presidente dell’Osservatorio Violenza e Suicidio.
“Dall’altro lato bisogna tener presente che, siccome il fondo è limitato, è evidente che quando finisce la possibilità – e quindi terminano questi soldi – chi ha iniziato un percorso terapeutico va in contro al rischio di non poter più proseguire, e non c’è nulla di più inefficace che interrompere una terapia del genere contro la propria volontà. Il pericolo è che si lascino dei file aperti, le cui conseguenze potrebbero tramutarsi non soltanto in ricadute, ma anche in condizioni di aggravamento della patologia mentale stessa. Se il bonus avesse dei fondi diversi sarebbe una cosa veramente saggia”.
L’emergenza dei problemi psichici dopo la pandemia: “Aumento del 25% dei casi di ansia e depressione”
Anche perché è indubbio che ci troviamo di fronte a una nuova emergenza: quella della salute mentale.
I numeri non mentono, la realtà fotografa una situazione preoccupante per quanto riguarda il disagio psicologico all’interno del Paese. Questi anni pandemici hanno raddoppiato i problemi psichici, senza risparmiare nessuna classe sociale. Questi dati, così importanti, sono il riflesso su cui si specchia la società oggi.
“Durante il lockdown le sofferenze e il malessere psicofisico hanno registrato degli aumenti impietosi – racconta il dottor Callipo – con un aumento del 25% dei casi di ansia e depressione. Un dato da non sottovalutare, ad esempio, è quello registrato nel Lazio, dove il 20% in più dei soggetti in età evolutiva è stato ricoverato negli ospedali per condotte autolesive. Senza dimenticare l’incremento dei disordini alimentari quali anoressia e bulimia, che hanno preso piede e stanno crescendo esponenzialmente all’interno di questa fascia d’età. Da non sottovalutare neanche i disturbi del sonno che si sono registrati in fase emergenziale, soprattutto tra gli adulti, e noi sappiamo non solo quanto quest’ultimo sia importante per la rigenerazione cerebrale, ma che se scarseggia incide in maniera negativa sul tono dell’umore, complicando una situazione di stress e ansia preesistente.”
Uno psicologo di base per una società in crisi psicoemotiva
Di fatto è un momento storico difficile, in cui l’incertezza e la perdita di punti di riferimento fanno da base per la crescita di questa società. L’angoscia per un futuro senza punti cardinali, gli attacchi di panico, le depressioni devono essere tenuti a bada e combattuti, così da non permettere a questi meccanismi depauperanti del sé di minare la costruzione dell’individuo. Ma che cosa si può fare per permettere alla società di contenere questo tipo di problematiche?
Il bonus psicologico non può rappresentare la soluzione definitiva perché la salute mentale non dovrebbe essere quantificabile. Questo delinea sì un primo passo verso l’attenzione al benessere mentale dei cittadini, ma non essendo risolutivo non dovrebbe essere l’unico. Sarebbe meglio potenziare la psichiatria pubblica di base, soprattutto quei presidi sanitari falciati nei decenni scorsi dai tagli di bilancio e che hanno indebolito la sanità italiana.
“Sarebbe opportuno investire sulla figura dello psicologo di base, figura essenziale adesso più che mai, perché il malessere fisico non è maggiore di quello psichico. Anzi: il malessere psichico non solo potrebbe essere una conseguenza di quello fisico, ma potrebbe essere anche molto più ampio”, continua Callipo.
“Lo psicologo di base è una figura che si dovrebbe iniziare a prendere in considerazione, anche perché gli indicatori del malessere sociale lo stanno richiedendo. Basti pensare che l’introduzione di questo contributo è un prender coscienza di come la sfera sociale stia attraversando un momento di sofferenza psicoemotiva. Attenzione: la stessa ammissione dipende dal fatto che c’è una forma di criticità reattiva e consequenziale alla pandemia, ma noi di pandemie ne avremo altre, purtroppo, e se non saranno pandemie ci ritroveremo a dover fronteggiare condizioni sociali di crisi; basti pensare alla guerra in corso e a che cosa sta producendo sulla mente di molti di noi, non soltanto in persone che sono già fragili, ma anche in persone che si scoprono tali in questa fase”.
Prendere in considerazione una figura che assolva alla salute mentale del singolo, insomma, che operi a tempo pieno, magari accanto alla figura del medico di base, così da garantire al cittadino assistenza psicologica primaria. Si dovrebbe iniziare a considerare le cure alla malattia mentale non più appannaggio di chi può permetterselo, ma fruibili anche per chi versa in condizioni disagiate.
“Se si crede in qualcosa si investe in un campo piuttosto che in un altro. Il tutto diventa una questione di scelte”, spiega Stefano Callipo. “Un primo aspetto da tener presente è che la salute mentale ha un costo molto alto, in alcuni campi superiore a quello fisico. Il secondo aspetto da non sottovalutare è che il benessere psicologico, nel mondo del lavoro, rende più forza lavoro, perché le persone in una condizione di benessere mentale producono molto di più”.
“Dopodiché vogliamo parlare dei costi sociali riconducibili a violenze, omicidi, esacerbazioni di condizioni di conflittualità intrafamiliare, violenza assistita, e di ciò che produce ancora stress. Basti pensare che durante il confinamento imposto causa COVID-19, c’è stato un incremento di circa il 20% nel consumo di psicofarmaci. Alla luce di questa situazione si dovrebbe pensare a trovare i fondi per questa figura”.
La situazione tutta italiana sul benessere psichico
Purtroppo siamo un Paese ancora molto arretrato nella comprensione dell’importanza del benessere psichico. A differenza di quelle fisiche, le condizioni psicologiche non hanno una localizzazione, ma solo una percezione, il che le rende non tangibili, ma solo ipotizzabili all’occhio esterno. Per questo un percorso con un professionista rappresenta un aiuto che non si può sottovalutare per comprendere il legame mente-corpo e i problemi a esso correlati.
“Bisogna entrare nell’ottica di andare in terapia per cambiare, e non soltanto per parlare. Perché nella psicologia non è importante il problema, quanto il modo in cui ci si pone nei confronti dello stesso”, sostiene Callipo. “Se noi pensassimo come gli anglosassoni, dove l’aspetto mentale viene visto come un faro che illumina il cammino della quotidianità, vedremmo come il concetto di benessere psicologico cambia. In Italia è ancora poco sviluppata la promozione del benessere mentale”.
Del resto, un viaggio dentro l’emotività personale dovrebbe avere sempre un biglietto open, senza troppi scali.
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