Carceri, i numeri di sovraffollamento e suicidi: così non se ne esce

Il più recente rapporto dell’associazione Antigone parla di almeno 9.000 detenuti in più rispetto ai 51.347 posti ufficiali. Impossibile la riabilitazione tramite il lavoro: i suicidi nel 2024 sono già 19, le morti in stato detenzione 24. Richiesto un incontro con il ministro Nordio

13.03.2024
Sovraffollamento delle carceri, detenuti assembrati in una cella

Come avviene ormai da anni il grido d’allarme lanciato da Antigone sulle carceri italiane è passato sotto silenzio. Eppure le cifre contenute in un rapporto dell’associazione per i diritti e le garanzie nel sistema penale, inviate a Magistratura Democratica e all’Unione delle Camere Penali Italiane, misurano la drammaticità, se non la tragedia, della condizione carceraria. Una realtà che lede il principio costituzionale del recupero e della riabilitazione di coloro che, per aver commesso reati anche non gravi, sono finiti in carcere; e che spesso viene rimossa dalla società civile, che nella sua parte più conservatrice vede il carcere come una vendetta verso il male e non una riabilitazione attraverso il lavoro.

Carceri, un sovrappiù di almeno 9.000 detenuti: già 19 suicidi nel 2024

Un solo dato spiega di che cosa si parla: 60.637 sono le persone oggi ristrette in carcere a fronte di 51.347 posti ufficiali, dei quali però alcune migliaia sono indisponibili. I numeri spesso non sono in grado di esprimere la condizione carceraria e i suoi risvolti umani, ma il numero sempre più elevato di uomini e donne che decidono di togliersi la vita forse fa capire meglio cosa succede dentro le carceri. “Ormai – dicono i responsabili di Antigone – non è in gioco solo la dignità dei detenuti, si tratta di preservare la loro stessa vita”.

Anni fa mi è capitato, come giornalista, di visitare la sezione dei detenuti comuni del carcere di San Vittore. Uno scenario da brivido, una cella che poteva ospitare al massimo cinque persone che ne accoglieva almeno il doppio. Mi risulta che in quel carcere e in altri luoghi di detenzione come il carcere di Bollate, alle porte di Milano, molte cose siano cambiate in positivo e sia stata sperimentata una vera politica di riabilitazione, ma dai dati che abbiamo oggi è evidente che la condizione generale delle carceri italiane sia ancora pessima.

Ecco la triste contabilità del 2024: “Dal 1 gennaio di quest’anno sono già 19 i suicidi in carcere e 24 le persone decedute in stato di detenzione. Questi suicidi, maggiori di oltre dieci volte rispetto al tasso medio di suicidi nella società dei ‘liberi’, nascono spesso da uno stato di disperazione indotto dalle miserevoli condizioni di vita cui sono soggetti i detenuti”. La cosa che fa impressione è che spesso si tratta di soggetti giovani, che devono scontare condanne non lunghe o addirittura prossimi alla scarcerazione. Soggetti che forse potrebbero scontare i loro reati con pene alternative al carcere.

Le Regioni più colpite dall’affollamento

La geografia del malessere copre tutto il territorio nazionale ma ci sono alcune Regioni che detengono il triste primato dell’affollamento. “Il tasso di affollamento medio (calcolato sui posti ufficiali e non su quelli realmente disponibili)”, spiegano ancora da Antigone, “è del 118,1% ma come sempre negli ultimi tempi le Regioni più in difficoltà sono la Puglia (143,1%) e la Lombardia (147,3%). Gli istituti più affollati sono Brescia Canton Monbello (218,1%), Grosseto (200%), Lodi (200%), Foggia (189%), Taranto (182,2%) e Brindisi (181,51%). Si viene ammassati in luoghi angusti e fatiscenti e siamo giunti oramai oltre i confini della civiltà e del rispetto dei diritti minimi e della stessa dignità della persona”.

Qualche sera fa mi è capitato di vedere Detenuto in attesa di giudizio, il film di Nanni Loy, con la magnifica interpretazione di Alberto Sordi. Un film del 1971. Credevo ingenuamente che fosse un film datato, ma mi spiegano che non lo è affatto. Molte persone sono detenute in attesa di giudizio che, come il personaggio interpretato da Sordi, sono finite nel tritacarne burocratico dei labirinti carcerari ancor prima che sia stata accertata la loro responsabilità nel crimine che gli è stato contestato.

“Di fronte a questo stato di cose, assistiamo a una politica penale che, anziché ridurre le ipotesi di carcerazione, viene piegata a logiche populiste e securitarie, introducendo nuovi reati e aumentando le pene per quelli esistenti”, si legge nel rapporto. L’associazione Antigone ha chiesto un incontro con il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che si dichiara garantista, per quanto riguarda il sovraffollamento. Vedremo se lo sarà soltanto con i poteri forti o anche con i carcerati.

 

 

 

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Photo credits: cittanuova.it

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