C’è qualcosa che funziona nei centri per l’impiego?

Il tasso di disoccupazione del Veneto è tra i più bassi d’Italia (5,9% a fronte di una media nazionale del 10,7%) e il numero di occupati è risalito a livelli addirittura superiori a quelli del 2008. Nel lavoro dipendente oggi si contano circa 70.000 posti di lavoro in più rispetto a giugno 2008 e si […]

Il tasso di disoccupazione del Veneto è tra i più bassi d’Italia (5,9% a fronte di una media nazionale del 10,7%) e il numero di occupati è risalito a livelli addirittura superiori a quelli del 2008. Nel lavoro dipendente oggi si contano circa 70.000 posti di lavoro in più rispetto a giugno 2008 e si registra un’importante crescita dell’occupazione femminile. I numeri indicati da Veneto Lavoro, l’ente strumentale della Regione Veneto che osserva il mercato del lavoro regionale e valuta l’impatto delle politiche attivate, sembrano più che confortanti, ma da soli non sono sufficienti a delineare un quadro positivo.

“Se da un lato – spiega Tiziano Barone, direttore Veneto Lavoro – possiamo affermare che almeno da un punto di vista di posti di lavoro il peggio è ormai alle spalle, oggi si apre un problema di qualità del lavoro. Rispetto a dieci anni fa il mercato è più precario, a tempo parziale e a bassa retribuzione”.

Non si tratta solo di sfruttamento della manodopera, il fenomeno si spiega a partire dalla forte espansione del settore turistico, che non solo ha una stagionalità definita, ma vede impiegata soprattutto manodopera a bassa qualifica. “Quello cui abbiamo assistito negli ultimi anni – prosegue Barone – è un processo di terziarizzazione del mercato del lavoro veneto, ovvero una straordinaria crescita dell’occupazione nel settore dei servizi a discapito dell’industria, dove infatti deve ancora completarsi il recupero dei posti di lavoro persi durante la crisi. Tale fenomeno non è da vedersi necessariamente come un fatto negativo, da un lato perché contribuisce a riequilibrare un mercato del lavoro regionale che in precedenza era forse troppo sbilanciato verso i comparti industriali, e dall’altro perché non è altro che una causa e insieme una conseguenza delle trasformazioni che hanno interessato il mondo del lavoro negli ultimi anni”.

A tutto ciò dobbiamo aggiungere il clima di incertezza che regna ancora tra le imprese. Un’incertezza difficile da dissipare, anche in una regione che ha sempre fatto da traino per tutto il Paese. Inoltre, lo ha spiegato anche Daniele Marini nell’intervista pubblicata in questo numero, non sempre è facile far incontrare domanda e offerta di lavoro. Soprattutto quando gli imprenditori sono ancorati a vecchie concezioni e i giovani sono liberi di programmare obiettivi ambiziosi che quegli imprenditori ancora non vedono.

Un modo per scavalcare l’incertezza potrebbe essere quello di mettere in contatto, avvicinare e far incontrare questi imprenditori con i chi è in cerca di occupazione. Questo incontro è avvenuto il 7 novembre in tredici centri per l’impiego, sotto il coordinamento di Veneto Lavoro. Ovviamente i risultati non sono definitivi. Ci vorrà qualche mese per capire esattamente gli effetti di questa operazione. Però era doveroso per noi chiedere a Tiziano Barone un primo bilancio, a caldo, della giornata.

 

Tiziano Barone, direttore di Veneto Lavoro.

 

IncontraLavoro è stata la prima iniziativa di recruiting sul territorio regionale da quando i centri per l’impiego sono passati sotto la gestione della Regione. Cosa avete raccolto da questa esperienza?

La giornata è andata oltre le aspettative. Abbiamo raccolto 1.250 posti di lavoro vacanti e registrato la partecipazione di quasi 3.000 candidati, per un totale di 4.500 colloqui di lavoro.

Quali settori sono stati coinvolti?

Il 60% delle offerte riguardava i settori del commercio, del turismo e dei servizi, ma c’erano anche diverse opportunità nel metalmeccanico e una forte richiesta di figure specialistiche quali ingegneri e tecnici informatici. Ed è interessante sottolineare che il 20% dei posti di lavoro era con contratto a tempo indeterminato. Tra pochi mesi scopriremo quanti effettivamente sono stati assunti a seguito di questi colloqui, ma già oggi sappiamo che in molti casi le aziende hanno individuato il candidato giusto.

Come avete scelto i candidati e le imprese che hanno partecipato?

Lo scopo era raccogliere le opportunità di lavoro delle imprese e metterle a disposizione dei nostri disoccupati. Siamo partiti dall’analisi delle specifiche esigenze delle aziende del territorio, che possono essere molto diverse tra loro. A Venezia e Belluno, per esempio, prevalgono richieste legate a lavori stagionali; Treviso e Vicenza hanno una forte connotazione manifatturiera. Una volta raccolte le vacancies gli operatori dei centri per l’impiego hanno effettuato una preselezione dei candidati potenzialmente in linea con le posizioni ricercate, esaminando gli oltre 100 mila curriculum vitae presenti nei nostri database e quelli di quanti si sono candidati online tramite ClicLavoro Veneto, il portale dei servizi online e delle informazioni su lavoro, formazione e istruzione della Regione del Veneto. Quelli considerati idonei sono stati convocati per il colloquio di lavoro con l’impresa, o le imprese, che si è svolto nella giornata del 7 novembre. Abbiamo inoltre allargato la partecipazione alle agenzie per il Lavoro, che hanno potuto svolgere i colloqui e raccogliere i CV per le posizioni di più difficile reperimento. In ogni centro erano presenti gli operatori pubblici, che hanno fornito un servizio di orientamento ai disoccupati e presentato tutte le offerte disponibili, anche quelle delle aziende fisicamente non presenti all’iniziativa.

 

Posti disponibili Colloqui di lavoro Aziende e Agenzie per il Lavoro (1) Candidati presenti
Belluno 90 175 45 120
Padova 192 700 52 565
Rovigo 75 255 20 210
Treviso 95 545 30 485
Venezia 269 745 51 340
Verona 192 780 32 460
Vicenza 351 1350 88 720
VENETO 1263 4550 318 2.900

 

Quali erano i profili più ricercati?

Sicuramente quelli legati a professioni tecniche (dall’ingegnere al tecnico informatico, dal contabile all’infermiere), poi gli artigiani del Made in Italy e gli operai, ma anche impiegati, accompagnatori turistici, hostess/steward, magazzinieri, commessi, cuochi e camerieri. Meno richieste sono le professioni intellettuali e a elevata specializzazione o, all’opposto, le professioni non qualificate.

Che tipo di collaborazione è emersa con i centri per l’impiego?

Con la recente riforma nazionale i centri per l’impiego sono passati dalla Province alle Regioni e in Veneto la scelta è stata quella di affidarne la gestione a Veneto Lavoro. A noi dunque spetta la gestione dei 39 CPI della regione, che oggi contano circa 380 dipendenti. Il rapporto è molto stretto. Nell’ultimo anno abbiamo anche avviato, oltre al riordino dei centri, un progetto di rafforzamento delle competenze degli operatori, un miglioramento dei sistemi informativi digitali e un piano di assunzioni che ci porterà, entro il 2020, ad aumentare di un centinaio di unità la dotazione organica del personale. L’investimento totale è stato di 4,5 milioni di euro.

Questa iniziativa può dare una svolta alle attività dei centri per l’impiego che sono al centro delle polemiche in tutta Italia?

Gli standard di efficienza dei centri non sono omogenei a livello nazionale e questo incide sulla percezione dell’opinione pubblica riguardo alla loro utilità. C’è inoltre un po’ di confusione su quello che è il ruolo dei centri per l’impiego, che non è solo trovare un lavoro agli utenti.

Quali sono le altre attività?

Lo scopo dei centri per l’impiego è l’attivazione delle persone senza lavoro, e i servizi offerti ai cittadini e alle imprese riguardano attività di accoglienza e prima informazione, orientamento di base e specialistico. Seguono la presa in carico del curriculum vitae, interventi di supporto all’inserimento lavorativo, il rinvio alle politiche attive e la gestione del collocamento mirato delle persone con disabilità. Oltre a questo, i centri svolgono tutta una serie di attività amministrative legate al rilascio di certificati. L’obiettivo ultimo è aiutare la persona a ricollocarsi sul mercato del lavoro o acquisire gli strumenti per farlo autonomamente. Tornando a IncontraLavoro, penso che queste iniziative siano utili non solo per mettere a contatto aziende e lavoratori, ma anche per non lasciare sole le persone in un momento difficile come può essere quello della ricerca di un nuovo lavoro.

Quindi avete intenzione di organizzare altri incontri?

Direi di replicare l’iniziativa almeno ogni sei mesi e organizzare eventi di recruiting simili nei singoli centri per l’impiego sulla base della specificità settoriali di ogni territorio.

CONDIVIDI

Leggi anche

Autotrasportatori: pendolari sotto ricatto

Il pendolarismo può essere per qualcuno un’opportunità irrinunciabile, un’occasione di crescita personale e professionale. Per altri invece una condanna. E’ il caso degli autotrasportatori. A qualsiasi ora del giorno e della notte percorrono centinaia di chilometri per effettuare le consegne. Subiscono ogni tipo di abuso da parte delle ditte di trasporto e per necessità di […]

Coronavirus: gite scolastiche e turismo sott’acqua

Tra le misure messe in campo per contenere la propagazione del coronavirus c’è lo stop a viaggi di istruzione, scambi, visite guidate e uscite didattiche programmate dalle scuole di ogni ordine e grado del sistema nazionale d’istruzione, su tutto il territorio. Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 25 febbraio ha chiarito la […]