Eurofestival, è già polemica sul lavoro

All’Eurofestival sindacati e associazioni di lavoratori denunciano l’utilizzo di volontari per mansioni professionali. E gli sponsor cosa dicono?

Parte oggi l’Eurovision, il festival musicale europeo, grazie a un regolamento che prevede che i vincitori dell’edizione precedente portino il festival nel loro Paese: avendo vinto i Måneskin quest’anno il Festival tocca a Torino.

Ma fuori dai cancelli si respira già aria di polemica poiché, a quanto pare, circa 600 dei lavoratori impiegati in mansioni strategiche per la riuscita del festival (quali la logistica nella gestione dei flussi di persone e di mezzi, l’ordine e la sicurezza, l’accoglienza e i contatti con il pubblico fino alle informazioni turistiche, le quali prevedono per legge una riserva a favore di soggetti autorizzati e qualificati), sono stati ingaggiati come volontari con la logica della “passione”.

In piazza c’è Daniele Mallamaci, Sindacalista di Si Cobas che dal suo megafono dichiara che questi ragazzi sono giovani senza i quali l’Eurofestival sarebbe impossibile e che accettano l’incarico gratuitamente con la promessa aleatoria di un successivo lavoro.

Lo sottolinea anche Fabio Santoro del Cordinamento disoccupati e precari di Torino: “Siamo qui per denunciare l’uso di volontari per lo svolgimento di mansioni lavorative per un festival che porterà grandi introiti alla città di Torino. Non denunciamo l’uso delle gratuità per questa manifestazione che è molto visibile, ma siamo preoccupati dalla diffusione a macchia d’olio di forme di lavoro gratuite, semigratuite o che non vengono riconosciute nemmeno come lavoro e in cui il Comune di Torino è il primo a farsi promotore di questo metodo. Le attività del Comune stesso vedono impiegati circa 6000 lavoratori precari: interinali, a chiamata, cantieristi. Non si tratta di inventare posti di lavoro – prosegue Santoro – ma di coprire quei 5000 lavoratori che il Sindaco stesso ha dichiarato essenziali per far funzionare il Comune“.

Alla protesta si sono aggiunti anche i lavoratori dello spettacolo, quei Bauli in Piazza divenuti famosi durante il blocco degli spettacoli in pandemia. Con una lettera mandata a diversi soggetti istituzionali, hanno ricordato che le mansioni in essere non sono «compatibili con l’impiego di volontari.

C’è da chiedersi a questo punto anche quale sia il ruolo degli sponsor che di certo investiranno somme considerevoli per apparire sugli schermi degli spettatori europei: Lavazza, FIAT, Vodafone, Plenitude (il nuovo brand di ENI, già sponsor unico di Sanremo), Costa Crociere e Philadelphia che posizione prendono in merito?

Sta ai cittadini chiedere risposte alla propria amministrazione, ai lavoratori e ai loro sindacati chiedere rispetto per i propri diritti, ma sta ai consumatori chiedere precise risposte alle marche sempre pronte a posizionarsi a favore della sostenibilità, della parità e dei temi sociali più dibattuti.

Il lavoro non merita la stessa attenzione?

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