Evoluzione d’ottobre: l’altra guerra si combatte su Tinder

Un fronte del conflitto si combatte sui social. È il caso dell’uso “bellico” di Tinder, tra i pochi media non bloccati dal regime, e del tentativo russo di arginare (o copiare) i social network più noti.

Un fronte del conflitto si combatte sui social. È il caso dell’uso “bellico” di Tinder, tra i pochi media non bloccati dal regime, e del tentativo russo di arginare (o copiare) i social network più noti.

A oltre tre settimane dall’inizio dell’invasione della Russia in Ucraina la guerra ha eletto un suo protagonista apparentemente inaspettato.

L’utilizzo innovativo della piattaforma Tinder ha accompagnato il conflitto sin dal suo inizio, e continua a evolvere affiancando le persone che ne sono coinvolte nelle diverse urgenze e nei nuovi bisogni. Una sua utente di Kiev, Dasha Synelnikova, ucraina di 33 anni, il 23 febbraio 2022 ha iniziato a ricevere messaggi sull’app di incontri da parte di soldati russi, riscontrando un’anomalia rispetto alla sua geolocalizzazione. Dasha si trovava in Ucraina, ma come mai riceveva i “match” dalla Russia? Come riportato a The Sun, Dasha aveva cambiato le impostazioni della posizione, indicando la ormai tristemente nota città di Kharkiv, per verificare il racconto di un suo amico che le aveva detto dell’insolita presenza di molti soldati russi in zona. Da questa storia l’intelligence ucraina avrebbe scoperto l’imminente invasione russa in Ucraina, iniziata il giorno dopo.

Anastasia e Natalia, due amiche ucraine fuggite dalla loro casa di Ivano-Frankivsk, città a sud di Leopoli, come riportato al New York Times, hanno utilizzato la piattaforma di incontri per trovare aiuti e per organizzare la loro fuga verso ovest, riuscendo a raggiungere la Polonia e mettendosi esse stesse a disposizione degli altri rifugiati. Un caso che non sembra essere isolato.

Infine, notizia degli ultimi giorni, Kinga Szostko, quarantenne polacca che lavora per l’organizzazione “The Gdynia Foundation of Entrepreneurial Helpers”, ha creato un profilo localizzato in Russia e usa Tinder per far colpo sugli uomini russi, per poi mostrare loro le immagini della guerra in Ucraina e per contrastare la propaganda. Oggi Kinga è impegnata nell’assoldare e insegnare ad altre donne come partecipare a questa campagna di informazione e comunicazione.

Il dating diventa così il mezzo e non il fine, approfittando del fatto che Tinder sia una delle poche piattaforme internazionali che sono ancora attive in Russia, valorizzando e contestualizzando il vero motivo per il quale esistono e sono stati inventati i social network.

La nascita e il proposito dei social network

Nella preistoria del web, il primo social network della storia si chiamava proprio SixDegrees, lanciato nel 1997. Si basava infatti sulla conosciuta “teoria dei sei gradi di separazione” (Stanley Milgram, 1967), secondo la quale tutti gli esseri umani sulla Terra sono collegati tra loro tramite una catena di conoscenze di non più di cinque intermediari.

Ma dobbiamo aspettare il 2002 per trovare la prima NewCo. che si è potuta fregiare dell’appellativo di social network, Friendster (so che a qualcuno o a qualcuna sta scendendo una lacrima). Su Friendster, che nel 2008 raggiunse 90 milioni di iscritti, si poteva avere un profilo personale, condividere immagini, video, messaggi e commentare con i propri amici le notizie e i differenti contenuti. Tutto il resto è storia, sino alla nostra più recente attualità.

I social network nascono e si affermano riuscendo a unire le caratteristiche tecnologiche della rete internet con le necessità e i bisogni dell’essere umano, siano essi elevati o di natura istintiva. Ma sono tutti caratterizzati da un elemento comune: quello di abbattere le barriere, i confini e i limiti spesso imposti da convenzioni sociali o da esigenze politiche e sociali.

Riescono a costruire una nuova rete sociale fatta da individui connessi tra loro da bisogni e interessi specifici condivisi, senza barriere, limiti, regolamenti e confini alla trasmissione e alla circolazione delle informazioni. Ogni blocco è una limitazione alla libertà, ma la tecnologia, come ben sappiamo non è neutra. Può essere usata in modo positivo, come ci stanno insegnando le protagoniste delle vicende raccontate di Tinder, o in modo negativo.

La Russia e la decisione di bloccare (e replicare) i social network

Non appare quindi strana la decisione del governo russo di staccare e isolare il Paese dai principali social network, tra diktat e aggiramenti dei divieti. Con il blocco di tutta la galassia Facebook, a eccezione di WhatsApp, dal 4 marzo è iniziato anche questo fronte di conflitto. Nel bene e nel male.

Abbiamo visto su Reddit molti influencer russi declamare un editto di giustificazione dell’invasione russa. Il Guardian ha anticipato l’intenzione di TiKTok di selezionare le funzionalità e separare i contenuti in base alla provenienza, Russia non Russia, e alla nazionalità dell’utente. Twitter sta diffondendo la possibilità di utilizzare l’accesso a TOR come gateway per accedere ai propri contenuti, pratica conosciuta agli utenti di Paesi come Cina, Iran e Corea del Nord.

Questa situazione ha anche acceso l’attenzione sui social network russi, che si avviano al senso di autarchia innata nella cultura russa e incentivata dalle sempre più stringenti sanzioni. Autarchia che potrebbe anche comportare l’isolamento della e dalla stessa rete internet, dando vita ad una rete indipendente. Già una legge del 2019 getta le basi per la creazione di una sua intranet “RuNet”, con la quale ha intenzione di rendersi autosufficiente dall’internet globale.

Questo potrebbe essere anche il destino di Vkontakte, il cosiddetto Facebook russo, che di fatto è la più grande rete social d’Europa e una delle più grandi del mondo con oltre cento milioni di utenti mensili. Un’azienda di recente oggetto di un significativo cambiamento della sua governance che la pone nella galassia di Gazprom e sotto il controllo di aziende filogovernative.

Autarchico sarà Rossgram, il cui lancio previsto il 28 marzo, come riferisce l’agenzia ufficiale TASS, costituirà “l’alternativa russa a Instagram, con funzionalità e strumenti familiari e app per Android e iOS”. All’inizio riservata “ai migliori blogger, investitori e sponsor”, successivamente – da aprile – sarà accessibile agli utenti comuni.

Forse sfuggirà alla clonazione YouTube, che in Russia può contare sui RuTuber, le celebrità locali. Gli influencer russi hanno redditi che derivano, come per tutti i loro colleghi degli altri Paesi, dagli annunci pubblicitari e dalle sponsorizzazioni. Alphabet, a seguito delle sanzioni, ha sospeso la monetizzazione dei video per tutti gli utenti in Russia, e ha recentemente dichiarato che i creator russi avranno ancora ricavi, ma solo da annunci monetizzati al di fuori della Russia, penalizzando di fatto le principali star che pubblicano video in lingua russa e limitandone l’esposizione su platea internazionale. Forse saranno proprio le star russe di YouTube (come A4, 38,6 milioni di iscritti e oltre 13 miliardi di visualizzazioni dei suoi video, e i suoi colleghi Like Nastya Vlog, TheKateClapp e AdamThomasMoran) a chiedere la nascita di un RuTube.

Ma la prima vera vittima tecnologica di questa parte del conflitto potrebbe essere il motore di ricerca Yandex, il Google russo, che rappresenta il 60% delle ricerche su internet del Paese nell’ultimo trimestre del 2021, collettore di informazioni, pubblicità e partnership, che ora però rischia il default per le sanzioni.

Il caso Telegram, usato da russi e ucraini

Se i social network oggi presenti in Russia subiranno sconfitte e clonazioni, c’è un’app/social network che sicuramente potrebbe essere il vincitore assoluto.

Telegram, di paternità russa essendo stato fondato da Pavel Durov, tycoon tecnologico di 35 anni già fondatore di VK, ha un conto in sospeso proprio con Mosca e Vladimir Putin, visto che nel 2014 ha abbandonato in gran fretta la Russia.

Proprio durante i primi anni di questo esilio forzato, Durov, che nell’agosto del 2021 ha acquisito la cittadinanza francese dopo aver ottenuto sin dai primi tempi il passaporto caraibico dello stato di Saint Kitts e Nevis, ha creato Telegram, che gli è valso un successo ben più ampio rispetto a VKontakte.

Telegram è conosciuto in tutto il mondo e viene usato dai vertici ucraini per comunicare con i cittadini e l’esercito, e viene utilizzato anche dalla Russia, che ha scelto anche questo canale per veicolare fake news. Durov così incrementa i suoi guadagni dalla sua nuova residenza a Dubai, dove utilizza i social network per condividere dichiarazioni in difesa del diritto alla privacy degli utenti della seconda piattaforma di messaggistica in Russia dopo WhatsApp, con 38 milioni di utenti russi attivi al mese (dati 2020).

L’isolamento dei social network russi e il boom dei VPN

I social network russi si troveranno chiusi all’interno degli stessi confini che per decenni hanno consentito di valicare e di abbattere, affiancando la circolazione delle idee, delle informazioni e delle coscienze, dalla primavera araba ai leak, fino alla consapevolezza della reputazione da parte di aziende e di istituzioni.

Un progressivo isolamento che gli utenti stanno cercando di aggirare con le VPN (Virtual Private Network), con cui si possono mascherare l’identità e la posizione di un utente internet per aiutarlo ad accedere a siti web e servizi bloccati. Nell’ultimo periodo, rispetto a 13 giorni prima dell’inizio della guerra, si è registrato un aumento del 1.500% rispetto alla ricerca e download delle prime dieci app VPN. A CNbC, VPN Surfshark ha dichiarato che le vendite settimanali dei suoi servizi in Russia sono aumentate del 3.500% dal 24 febbraio, con picchi significativi tra il 5 marzo e il 6 marzo, dopo il blocco di Facebook.

Sono gli utenti a scrivere la storia dei social network: la tecnologia ha sempre insegnato ad andare oltre i limiti, oltre le barriere, oltre i confini.

Leggi gli altri articoli a tema Social media.

Leggi il reportage “Aziende sull’orlo di una crisi di nervi“.


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