In questo quadro ha buon gioco il governo Meloni, che ha deciso di intervenire in prima persona per salvare l’ex ILVA, inaugurando così un ritorno dello Stato nell’economia che non si vedeva dai tempi dell’IRI.
È un passaggio decisivo per la politica economica del Governo e per il suo consenso, anche perché la tradizione statalista di Fratelli D’Italia si combina bene con le richieste del sindacato, che da sempre ha invocato nel caso dell’ex ILVA l’intervento dello Stato. Giorgia Meloni si gioca infatti un pezzo importante del suo consenso, perché se l’operazione statalista andrà in porto, e l’ex ILVA eviterà l’incubo dell’insolvenza e della bancarotta, potrà aggiudicarsi la medaglia del salvataggio di uno dei più grandi complessi industriali italiani, anche se l’ex ILVA tornasse poi in mani private.
“Il rilancio è una sfida per l’Italia”, dice non a caso il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, incontrando di buon mattino gli operai dell’acciaieria a Taranto. Per il ministro Urso la strada è già tracciata. Nel corso del vertice in Prefettura, a Taranto, annuncia che al commissario Giancarlo Quaranta presto se ne affiancheranno altri due. Chi gestirà l’azienda, assicura, avrà le risorse finanziarie per la manutenzione degli impianti. Sarà il Governo a garantire i finanziamenti.
Urso rivela di aver parlato con i commissari europei Breton e Vestager del prestito ponte di 320 milioni, che per essere esaminato richiede la messa a punto di un piano industriale, ma soprattutto di cambiare le politiche sull’acciaio. “Altrimenti”, avverte, “saremmo schiacciati da chi produce fuori dall’Europa senza rispettare le condizioni ambientali e sociali che noi vogliamo osservare”.
Ai sindacati chiede collaborazione. “Lo stabilimento di Taranto diventerà l’acciaieria più green d’Europa”, promette. “Sarà rilanciato e assegnato a chi, e le manifestazioni di interesse ci sono, dimostrerà di essere un player significativo”. E i sindacati hanno raccolto la sfida: “Con la Presidenza del Consiglio – sottolinea la FIOM CGIL con il segretario Michele De Palma e Loris Scarpa – bisogna lavorare a un accordo di ripartenza degli impianti che riconosca a chi vi lavora di aver salvato l’azienda e la produzione, e che consenta il rilancio produttivo e il risanamento”.
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