Il Web non funziona!

Il primo smartphone, IBM Simon Personal Communicator, ha compiuto 20 anni nel 2014. Nel 1991 il CERN annunciava la nascita del World Wide Web, e oggi siamo tutti costantemente e inevitabilmente connessi. Siamo in piena Rivoluzione Digitale e l’Industria 4.0 è argomento all’ordine del giorno; eppure ancora in molti sono del tutto impreparati riguardo le […]

Il primo smartphone, IBM Simon Personal Communicator, ha compiuto 20 anni nel 2014. Nel 1991 il CERN annunciava la nascita del World Wide Web, e oggi siamo tutti costantemente e inevitabilmente connessi. Siamo in piena Rivoluzione Digitale e l’Industria 4.0 è argomento all’ordine del giorno; eppure ancora in molti sono del tutto impreparati riguardo le logiche, gli strumenti, le dinamiche e i costi relativi allo sviluppo di una App, o anche solo di un sito.

Attività diverse, stessi siti

Chi è titolare o gestisce un’attività commerciale spesso apre una pagina Facebook invece di creare un sito, senza conoscere bene le differenze tra i due, e quindi confondendoli. Come se la pagina Facebook fosse una valida alternativa a costo zero.

I più intraprendenti il sito ce l’hanno. Credono che l’investimento porterà clienti e che sia l’arma digitale per sconfiggere la crisi; oppure decidono di avere un sito perché ormai “devi averlo, ce l’hanno tutti”, e purtroppo ricorrono alla prima agenzia che propone un pacchetto tutto compreso, che promette posizionamenti su 5 o 10 keyword e gestione della pagina Facebook con 3 post al mese.

Il Web si popola così di siti low cost, sospesi nella Rete senza infamia e senza lode. Perfettamente inutili, tutti con le medesime caratteristiche e la medesima barra di navigazione:

HOME – CHI SIAMO – I NOSTRI MARCHI – CATALOGHI – CONTATTI.

Negozi o aziende che vendono o producono i più svariati prodotti hanno lo stesso format, la stessa autoreferenzialità; nessuna personalità, nulla che contraddistingua la loro attività rispetto alle altre. Non attraggono, non comunicano, e di conseguenza non convertono un casuale visitatore in potenziale cliente.

Poco tempo dopo, iniziano a dire che “il Web non funziona”.

Non si guida un’automobile senza la patente

Il Web è come un intreccio di strade: non dovresti percorrerle se non conosci il loro codice stradale e se non hai la patente. Patente in senso metaforico; basterebbe informarsi prima di approcciarsi a strumenti che non si conoscono. Cioè prima di rischiare di investire a vuoto.

Un esempio su tutti per facilitare la comprensione: se hai un negozio di mountain bike di un certo livello, sicuramente sai che un appassionato saprebbe apprezzarle e comprenderne il valore. Ma come fai ad attrarre visitatori sul tuo sito? Come fai ad attirare e invogliare all’acquisto chi non conosce certi marchi e la differenza tra i vari modelli? Tipicamente, i siti contengono le immagini dei cataloghi delle case produttrici, i marchi trattati, le prestazioni. A volte le schede tecniche.

Che cosa manca? Tutto!

Principalmente manca la personalizzazione. Mancano spesso immagini vere, reali, che nel caso delle mountain bike raffigurino chi le ha acquistate mentre le utilizza; il tutto accompagnato da contenuti e video che raccontino “che cosa puoi fare” con una di queste biciclette rispetto a ciò che puoi fare con quella che hai in garage da anni.

Mancano testi che raccontino di escursioni e percorsi guidati in montagna, e magari quando, dove e con chi farli. Mancano contenuti studiati per attrarre chi sta cercando sul Web, mancano testi scritti per rispondere alle esigenze dell’utente, richieste e dubbi, ma anche per essere notati da Google e posizionati, si spera, nella prima pagina dei risultati di ricerca. Grazie a questi contenuti il navigatore del Web deve approdare a quel sito e comprendere che certe escursioni, certe esperienze, necessitano proprio di quella bicicletta.

Manca un’ottimizzazione in chiave SEO. Mancano le call to action e i pulsanti che con un click permettano di scaricare e-book o guide, e contemporaneamente richiedano all’utente di lasciare i propri dati sul sito per ricevere, dietro consenso, ulteriore documentazione, aggiornamenti o novità via mail.

Mancano i pulsanti che portino dal sito ai social: a Facebook, a Twitter o ad altri canali che il negozio potrebbe presidiare, perché chi ha un’attività spesso riduce la propria presenza social a Facebook. Nessuno ha spiegato loro che ogni social ha un proprio pubblico, e che un potenziale cliente si può trovare anche su Twitter, perché essere escursionisti appassionati non vuol dire essere presenti solo su Facebook.

Con i pulsanti social il viaggio del potenziale acquirente prosegue. Incontra contenuti, immagini e materiale pubblicato nei mesi e negli anni; così aumenta la convinzione che quello sia il negozio giusto a cui rivolgersi. Perché non vende solo una bicicletta: lo consiglia sui percorsi, organizza gite, eventi e corsi, lo accompagna nella sua passione. Tutte cose che fanno comprendere la preparazione del titolare, che non mira solo a vendere un prodotto, ma anche a informare e preparare, essendo lui stesso un appassionato.

Basta siti-vetrina: lo scopo del Web è fuori dal Web

Avere un sito” vuol dire strategia, sinergia, comunicazione e costruzione di relazioni su più canali social, non solo creare una vetrina online con indirizzo, numero di telefono e asettiche pagine di catalogo. Ma chi consiglia tutto questo?

Chi costruisce siti low cost di sicuro non lo farà mai. Perché gestire contenuti, raccogliere immagini, aggiornare pagine e canali social, scrivere e inviare newsletter, è un impegno. Richiede preparazione, ma soprattutto una risorsa che non è infinita: il tempo. Mai come sul Web il tempo è denaro.

Chi crea siti low cost ha un obiettivo: farne tanti. Punta sulla quantità, non sulla qualità. Apparentemente fa risparmiare, ma in realtà non ha venduto nulla su cui si possa costruire qualcosa, nulla che porti al sito traffico che poi si traduce in clienti in negozio. Il Web non ha il Web come scopo, ma portare il visitatore del sito a contattare la tua attività.

Le logiche low cost hanno cambiato il mondo, stravolgendolo e portandolo verso una nuova era, ma non possono e non devono essere applicate in tutti i contesti.

In Rete risparmiare è un vero e proprio controsenso.

Se quello che facciamo funziona davvero, ed è in grado di mettere in moto un volano, ciò che è saggio fare è al contrario investire sempre di più, e non soltanto sul sito, che è una componente fondamentale della presenza di un’azienda in Rete.

Ecco perché il sito deve essere progettato e realizzato insieme a professionisti in grado di cucire un vestito sartoriale addosso alla nostra azienda, che sappia attrarre traffico qualificato e generare richieste in funzione dei suoi contenuti e delle sue funzionalità.

Risparmiare sul sito è peggio che tenersi alla larga dalla Rete, che finirete per ritenere inefficace, se la affronterete con l’ottica del risparmio.

(Claudio Gagliardini)

Il Web non funziona, se è low cost

Tutto appare semplice e ovvio dopo che si conosce la filosofia dell’Inbound Marketing. Ogni elemento è parte di un tutto, ha una sua funzione e un suo perché.

Occorre conoscere il Web e ricorrere a professionisti preparati, con la consapevolezza che state affidando loro l’immagine che verrà offerta di voi e della vostra attività sul Web, non solo l’incarico di costruire una vetrina on line.

Chi non saprebbe guidarla non acquista un’auto. Allo stesso modo, non dovrebbe ricorrere a un sito chi prima non comprende come utilizzarlo e come guidare un potenziale cliente nel suo viaggio d’acquisto.

Perché i consumatori mai come oggi navigano nel Web, iniziando il loro viaggio senza conoscere ciò che stanno cercando. Trovano istruzioni, spiegazioni, scaricano documentazione interagiscono con i siti, si registrano. Iniziano un processo di conoscenza spesso involontario, che se la strategia Inbound è ben strutturata sfocia nell’acquisto e nella fidelizzazione del cliente.

 

Photo by Julien Houbrechts [CC BY-NC-ND 2.0] via Flickr

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