Politecnico di Milano, la vergogna degli appalti: quando il ribasso va in porta

L’inchiesta inedita di SenzaFiltro: il contratto di portierato lede ogni dignità. Proprio nell’ateneo in cima alla classifica italiana.

A noi lavoratori hanno calpestato la cosa più sacra: la dignità”. Dignità violata a oltranza nei mancati riconoscimenti ma radunata tutta nella voce, inevitabilmente ricoperta dai lividi: quelli che non si vedono ma che si sentono tutti. Forse perché sono i più dolenti.

A raccontarmi la sua storia è uno dei numerosi lavoratori, una cinquantina circa, che prestano servizio di portierato all’interno del Politecnico di Milano, dove rispetto e tutele hanno iniziato a precipitare quando il servizio è stato affidato in gestione alla multinazionale DUSSMANN.

Circa un anno fa l’azienda tedesca si è infatti aggiudicata uno dei famigerati appalti al ribasso di cui parecchi parlano male, ma che poi magari fanno razzolare liberamente proprio nel loro microcosmo lavorativo. Un bel calcio alla coerenza e pure ai diritti. In questo caso lo sconto attivato è addirittura del 54,11%: uno sfregio che infierisce sullo stipendio e sulla dignità di chi lavora.

Aggiungiamo anche la questione del taglio del 15% effettuato sul monte ore lavorativo dei dipendenti. Una vicenda che ci fa chiedere come sia possibile che accadano situazioni del genere, giornalmente, per di più in un contesto considerato prestigioso come quello del Politecnico. Quasi fosse normale che lavoratrici e lavoratori subiscano questa dinamica.

Prima di proseguire chiariamo però in che cosa consiste il servizio di portierato, spesso non riconosciuto per la sua reale importanza. Ce lo descrive il nostro intervistato, che chiameremo N.: “Ci occupiamo del controllo degli accessi in sede fornendo anche informazioni, facciamo i badge, monitoriamo gli spazi e consegniamo le chiavi, prepariamo le sale conferenza, gestiamo tutta la parte di reception”. Un servizio che richiede attenzione e precisione da parte di chi lo svolge e che non è esente da ritmi frenetici, in un contesto vasto e articolato come quello del Politecnico: “Parliamo di una vera e propria città degli studi. Prima della pandemia vi accedevano circa 25.000 studenti al giorno; con il COVID-19 l’affluenza è per forza mutata, ma lo sono anche le responsabilità,perché ne hanno aggiunte – ma pagandoci assurdamente meno”.

Portierato al Politecnico di Milano, i lavoratori: “Passati da 1.100 euro al mese a 800, senza quattordicesima”

Prima che scocchi l’emergenza sanitaria il servizio di portierato viene preso in gestione dalla DUSSMANN, che si aggiudica l’appalto facendo peggiorare la situazione da numerosi punti di vista, in primis la drastica riduzione dello stipendio: “Siamo passati dal ricevere 7,23 euro lordi all’ora a 5,40 – racconta N. – Con la precedente azienda percepivo circa 1.100 euro al mese, adesso sfioro appena gli 800. Per non farsi mancare nulla ci hanno tolto persino la quattordicesima”.

Conti alla mano, chi presta servizio di portierato al Politecnico di Milano guadagna oggi 4 euro e 40 centesimi netti all’ora, in un periodo complesso e per di più con l’aggiunta di responsabilità non previste dalla mansione, come ci viene rivelato: “Ci è stato chiesto di controllare le telecamere a circuito chiuso e di misurare la temperatura a tutti coloro che accedono alla sede, tutto ciò senza aver fatto un minimo di formazione precedente”.

La preoccupazione di riuscire ad arrivare a fine mese e l’amarezza di non essere tutelati si accompagna anche alla fatica fisica, a maggior ragione se le pretese valicano il limite del consentito: “Dal lunedì al venerdì ci sono da coprire il turno del mattino, dalle 6 alle 14, oppure quello del pomeriggio, dalle 14 alle 22, senza pause. Il turno del sabato inizia alle 6 del mattino e termina alle 19, e nemmeno quello prevede una pausa pranzo. Se vogliamo mangiare qualcosa, giusto per evitare cali di pressione o prendere un medicinale, dobbiamo farlo di nascosto”, racconta N.

Tra i numerosi dipendenti che prestano servizio di portierato c’è chi vorrebbe lasciare il lavoro, per la stanchezza e perché con l’attuale stipendio non ce la fa più a sostenere i costi di mutuo o affitto. Ma poi prevale una sorta di “resistenza”, e i motivi sono vari: arrivare alla pensione, i timori per la crisi scatenata dalla pandemia, e poi perché si pensa, o almeno si spera, che l’indecenza non possa avere vita lunga.

“Abbiamo firmato un contratto, così definito, con riserva, ossia ci riserviamo di tutelarci in altre sedi”, chiarisce N. “In pratica è come essere senza”.Non sono nemmeno mancate proposte paradossali giunte dall’azienda: “Volevano attivare una sorta di premio presenza secondo il quale più sei presente sul lavoro e più guadagni. Questo avrebbe rischiato di creare conflitti tra noi colleghi e situazioni insostenibili. Per fortuna abbiamo rifiutato categoricamente tutti insieme ”.

Altra chicca amara rivelata da N. è il fatto di aver scoperto che sono stati tolti dei giorni di ferie in realtà non fatti: danno e beffa avvinti più che mai.

Chi volesse farsi un giro sul sito web della DUSSMANN scoprirà addirittura che hanno una sezione denominata Whistleblowing, alias segnalazione illeciti. Potrebbe sembrare una barzelletta, magari di quelle che non fanno ridere nessuno. Invece è tutto vero.

La sporca storia degli appalti al ribasso e delle aziende che se ne approfittano: il confronto con FILCAMS CGIL

“Abbiamo sempre prestato degnamente il nostro servizio facendo anche ore in più: non chiediamo la luna, ma solo di tornare al contratto di prima, perché così non è sostenibile!”: la posizione di N. e dei suoi colleghi è chiarissima, così come la richiesta che fanno. Al loro fianco si è schierato sin da subito, senza mai mollare la presa, il sindacato qui rappresentato da FILCAMS CGIL,che dopo vari tentativi di confronto con le parti in gioco ha dovuto attivare una vera e propria azione legale. Ci confrontiamo con due funzionari che seguono in prima linea la vicenda: Barbara Bosco e Vincenzo Quaranta.

Con Quaranta riavvolgiamo un attimo il nastro di una storia parecchio sporca, quella delle esternalizzazioni, che ha inghiottito sempre più il rispetto del lavoro e di chi lo svolge. “Così come in altri casi, chi presta servizio di portierato e reception è oggetto di un processo di esternalizzazione iniziato circa quindici anni fa”, spiega. “Le realtà aziendali da cui questi lavoratori prima dipendevano direttamente hanno deciso di affidare la gestione del servizio ad altre aziende specializzate nel settore”. Quali sono i motivi di questo affidamento? “Per risparmiare e per evitare problematiche di gestione del personale”.

Il processo di esternalizzazione agguanta e cambia i contratti stessi, una mutazione tangibile a livello economico e normativo dove a guadagnarci, sulla pelle dei lavoratori, sono proprio le aziende che saltano sul carro del ribasso. All’inizio i dipendenti erano infatti inquadrati nei contratti dell’azienda di appartenenza; poi è subentrato il cosiddetto contratto dei multiservizi, che implica già un primo abbassamento degli stipendi da 1.400 euro lordi a 1.228 lordi circa. “Questo tipo di contratto comprende però una clausola sociale con cui viene garantita ai lavoratori una continuità occupazionale in caso di cambio di appalto”, spiega Quaranta.

Prima che subentrasse la DUSSMANN, i lavoratori protagonisti del nostro articolo avevano proprio un contratto multiservizi con le aziende Europromos e Miorelli. Il contratto della DUSSMANN prevede remunerazioni ancora più basse, 950 euro lordi al mese: “Tocchiamo la soglia dell’incostituzionalità”, chiosa Quaranta.

Dinamiche, queste, che trovano terreno fertile in un sistema pervaso dalle lacune, come ci illustra Barbara Bosco: “Alla base di tutto c’è un grande problema. In Italia non esiste infatti una normativa che obblighi le aziende che vincono gli appalti ad applicare un contratto collettivo nazionale. Come da libero mercato, queste attivano il contratto che vogliono o che fa loro più comodo. Nel caso della DUSSMANN poi hanno dato una parte del servizio in subappalto a un’altra azienda, che all’inizio ha fatto erroneamente firmare lettere di assunzione riguardanti la mansione di vigilanza armata. Il fatto è che chi svolge servizio di reception fa e deve fare tutt’altro”.

“Non chiediamo grandi cose, ma che vengano mantenute le condizioni del contratto precedente”, ribadiscono entrambi i referenti sindacali. “Ma la DUSSMANN finora procede come un rullo compressore e non sente ragioni. La pandemia stessa non ha consentito di intraprendere tutte le iniziative sindacali di solito previste in questi frangenti”.

Politecnico di Milano, quant’è difficile parlare con i responsabili: “Non siamo coinvolti”

Non solo contratti, ma anche riflessi sulla vita delle persone, giorno dopo giorno, che destano grande preoccupazione pensando al disagio con cui devono convivere. Di questa preoccupazione ci sarebbe piaciuto parlarne direttamente anche con i referenti del Politecnico – il dirigente Luca Bardi, il rettore Ferruccio Resta e il direttore amministrativo Graziano Dragoni – che, per correttezza, abbiamo contattato via mail per chiedere un riscontro sulla vicenda. Graziano Dragoni ci è stato indicato via mail dall’ufficio stampa del Politecnico come la figura eventualmente adatta per confrontarci sul tema, ma purtroppo il confronto diretto è stato rifiutato: rifiuto che non abbiamo potuto far altro che accettare democraticamente.

L’unica breve comunicazione che ci è arrivata è stata, sempre tramite ufficio stampa, per via telefonica, e la riportiamo parola per parola: “Non c’è da dire nulla, questa è una questione che riguarda solo il rapporto tra azienda e dipendenti. Il Politecnico ha commissionato un servizio all’azienda e l’azienda sta vedendo a quali condizioni contrattuali farlo fare ai dipendenti. Il Politecnico non è coinvolto e non può fare nulla. La gara d’appalto è stata fatta correttamente”.

Abbiamo chiesto che cosa ne pensano di questo trattamento verso i dipendenti, ma non è stata presa posizione.

I sindacati al Polimi: “Voi committenti siete responsabili, intervenite”. E gli studenti che cosa ne pensano?

Per trasparenza verso chi legge, riportiamo le due domande che avremmo voluto fare nel caso ci fosse stata rilasciata la breve intervista.

Prima domanda: come fa un luogo così importante per la formazione e la cultura, che sul suo sito web parla di responsabilità sociale, ad accogliere quotidianamente una situazione del genere, grave dal punto di vista dei diritti e della cultura stessa del lavoro, lasciando in gestione il servizio a chi mette in pratica queste condizioni? E com’è possibile pretendere un buon servizio a dispetto delle condizioni vissute dai lavoratori?

Sempre per correttezza riportiamo anche il commento del sindacato rispetto al ruolo dei committenti e la non risposta del Politecnico. Da parte loro non esiste davvero possibilità di azione o presa di posizione su una situazione del genere? “L’importo economico degli appalti determina fortemente le condizioni dei lavoratori, e questo aspetto decisivo è in capo ai committenti, che hanno quindi un ruolo fondamentale nell’impedirne il peggioramento”, afferma Marco Beretta, segretario generale della FILCAMS CGIL di Milano. “Ritenendo inaccettabile tutta questa situazione abbiamo informato il Politecnico, chiedendo un suo intervento. Crediamo che questi problemi non ci sarebbero, se prima della pubblicazione del bando di gara venisse stilato un protocollo di intese che garantisca la dignità dei lavoratori in appalto”.

Resta infine la seconda domanda, senza risposta per forza di cose. Gli studenti e le studentesse del Politecnico quale opinione hanno rispetto a questa situazione, visto che il luogo lo frequentano anche grazie a questi lavoratori e lavoratrici che concretizzano il servizio?Un luogo dove l’alta formazione dovrebbe intrecciarsi costantemente con un intento etico concretizzato nella quotidianità di tutti, senza esclusione, e non manifestato nelle parole di pochi. Parliamo di persone in carne e ossa con una dignità, che sempre e comunque vengono prima di ogni tecnologia o innovazione.

Photo credits: www.initalia.virgilio.it

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