Il Reddito di Cittadinanza cambia ancora

Da metà luglio si modifica il Reddito di Cittadinanza e i privati potranno “denunciare” chi rifiuta le offerte. Il pubblico scarica le responsabilità sul privato senza accertare la correttezza delle proposte.

A partire da metà luglio inizierà l’iter per l’approvazione di una ulteriore modifica al Reddito di Cittadinanza. Si tratta di un emendamento al DL Aiuti approvato alla Camera che permetterà alle imprese private di proporre offerte di lavoro ai titolari di Reddito di Cittadinanza che hanno sottoscritto il Patto per l’Impiego anche senza passare dai Centri. In questo modo anche l’offerta privata rientrerà nel computo delle offerte congrue di lavoro dopo le quali, al terzo rifiuto, scatta la revoca del sussidio.

L’iter prevede la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Aiuti convertito in legge, prevista per metà luglio; poi entro 60 giorni sarà emanato un decreto ministeriale attuativo con le istruzioni per la comunicazione e la verifica del rifiuto dell’offerta di lavoro da privati.

Siamo nuovamente di fronte ad un approccio “punitivo” nell’incapacità, da parte dei responsabili preposti alla gestione delle politiche attive del lavoro, di venire a capo di una situazione in cui i dati e l’evidenza hanno ceduto il passo alle narrazioni degli imprenditori ospitati anche dai giornali principali, condizionando l’opinione pubblica e il Governo stesso.

Ci sono più segnalazioni da parte dei candidati, che da parte degli imprenditori

Non sono servite dunque le testimonianze di centinaia di giovani in merito a colloqui in cui si propongono stipendi indecenti a fronte di orari di lavoro e mansioni insostenibili.
Le segnalazioni non mancano: scalpore ha fatto il video pubblicato su Tik Tok da Francesca, la giovane ragazza che ha mostrato la conversazione con la titolare di un negozio di abbigliamento in un centro commerciale, o i finti colloqui di lavoro a cui si è prestata un’inviata di Zona Bianca.

Anziché aprire indagini e controlli sulle tante attività “dubbie” segnalate anche in modalità non propriamente ufficiale, si preferisce riproporre un nuovo iter per rendere ancora più complessa una riforma che incide in minima parte (ricordiamo che i percettori di reddito sono circa due milioni e di questi, circa la metà “inoccupabili”) sul tema della disoccupazione e della mancanza di personale professionale.

In questo modo non solo si ammette ufficialmente e definitivamente l’inefficacia dei Centri per l’impiego (che, ricordiamo, grazie alle pressioni di Confindustria sul Governo hanno ottenuto 600 milioni di euro per il potenziamento attraverso i fondi del PNRR), ma ancora una volta siamo di fronte ad un travaso di responsabilità dal pubblico al privato.

Si agevolano i titolari d’impresa, ma intanto di offerte ufficiali non se ne vedono

Non resta dunque che attendere il decreto per capire in che modo i datori di lavoro potranno segnalare quei percettori di reddito di cittadinanza che rifiutano un’offerta congrua (ovvero: se entro 80 chilometri dalla residenza mentre, a partire dalla seconda, a patto che sia a tempo indeterminato, non c’è più alcun limite di distanza. Per quanto riguarda il compenso, lo stipendio deve superare di almeno il 10% il Rdc massimo erogabile a un single compresa la componente affitto (858 euro) ma la cifra può essere “ri-proporzionata in base all’orario di lavoro previsto nel contratto”. Per chi si vede proporre un part time al 60% sarà quindi congruo, in teoria, anche un compenso di circa 500 euro).

I dubbi non sono infondati se consideriamo che le offerte “ufficiali” sono pressoché nulle a fronte di quotidiane lamentele e dichiarazioni di titolari e imprenditori sui social e ai giornali, con la scusa che i Centri per l’Impiego non funzionano.

Addirittura c’è chi dichiara di “non essere mai stato contattato da un Centro per l’Impiego“, come se questo fosse una sorta di centralino, ignorando – o facendo finta di ignorare – che sta all’imprenditore chiamare il CpI e richiedere le liste a fronte di una richiesta dettagliata anche delle condizioni contrattuali. E forse il problema è esattamente “il dettaglio”.

L’emblematico caso di Rimini

Per non parlare delle piattaforme provinciali dove anche qui, a fronte di centinaia di lamentele, non si ha riscontro di altrettante offerte di lavoro. Emblematico il caso di Rimini dove Associazioni Turistiche e imprenditori si stracciano le vesti minacciando chiusure, ma sulla piattaforma della provincia dedicata alle offerte di lavoro c’è un situazione imbarazzante: Mirco Botteghi, sindacalista del luogo, ha mappato le richieste di questa settimana: 0 cuochi, 2 camerieri sala, 1 barista, 7 cameriere ai piani, 1 bagnino di salvataggio. Provare per credere

Vedremo dunque quale magia nasconderà il nuovo decreto. Rimane aperta la domanda di sempre: come sia possibile che titolari di attività commerciali e imprenditori cerchino personale specializzato unicamente fra i percettori di reddito di cittadinanza.

È un accanimento ideologico?

Leggi il mensile 116, “Cavalli di battaglia“, e il reportage “Sua Sanità PNRR“.


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