Questa però non è inclusione. Laura ha creato un’opportunità; la vera inclusione si verificherà quando le pasticcerie e i forni della città accoglieranno i ragazzi con autismo.
“Noi dobbiamo garantirgli il diritto al lavoro senza dimenticare il supporto di cui necessitano”, spiega Laura Delfino. “Abbiamo scelto un prodotto di pasticceria secca perché era un lavoro semplice e ripetitivo, che non ha una scadenza immediata e quindi può essere venduto con tempi consoni alle caratteristiche di produzione. E abbiamo scelto un prodotto tipico della nostra città, Mantova”.
Ma Mantova non deve essere l’unica, e la sbrisolona non sarà l’unico prodotto. Laura e Alberto puntano a un modello replicabile in tutta Italia: un accoppiamento tra la bellezza di ogni città e i suoi sapori tipici in modo che le persone con autismo possano lavorare in un forno della loro zona producendo qualcosa che amano.
Non un’associazione, non una ONLUS, ma un’impresa profit. E proprio da oggi SbrisolAut rifornisce ufficialmente la Coop Alleanza 3-0 di Mantova. La Coop, non il mercatino di beneficenza del paese. Questo a dimostrazione che la produzione non solo è buona, ma può essere costante e continuativa.
“Certo”, spiega Laura, “il costo della nostra sbrisolona ad oggi è un po’ più alto delle altre perché dobbiamo sostenere da soli la spesa del job coach, mentre questa figura (come quella degli ausili) dovrebbe essere coperta dal sistema sanitario. Perché non dobbiamo dimenticare che la persona con autismo necessita di supporto umano, di persone che la sostengano nella sua fragilità, e che sostengano l’inclusione dei ragazzi ad ogni livello di funzionamento. Siamo un’impresa profit con impatto sociale e sappiamo che questo è un mondo competitivo, ma ora abbiamo anche il sostegno dei privati, e il nostro modello è adottabile in ogni città. Dobbiamo solo iniziare a credere che i ragazzi con autismo possono cavarsela da soli. Ho visto ragazzi a basso funzionamento migliorare molto la loro capacità attentiva; alcuni di loro non parlano, ma sanno benissimo che cosa devono fare e come si devono comportare sul posto di lavoro. L’aspettativa è di offrirgli presto un contratto part time a tempo indeterminato. Per il futuro mi auguro che le imprese non solo abbiano agevolazioni fiscali, ma che il job coach diventi un ausilio riconosciuto”.
Laura e Alberto hanno dimostrato che possiamo smettere di “inventare progettini”, perché se si lavora includendo i ragazzi nel giusto contesto si può fare impresa, non beneficenza. Perché come scrive Andrea Bonsignori, direttore del Cottolengo nel libro Il coraggio di essere uguali la dignità è meglio della carità.
“Non vogliamo essere diversi, vogliamo essere uguali. Non vogliamo che compriate la sbrisolona perché l’hanno fatta i poveri ragazzi autistici, ma perché è buona”, conclude Balestrazzi.