Speculazione sul grano, la finanza gioca al casinò della povertà

Secondo McKinsey l’agribusiness vale cinque trilioni di dollari, e ha impatti devastanti sull’economia reale. Alessandro Volpi, professore dell’Università di Pisa: “Ora l’Europa ridiscute l’importazione di OGM”.

Per chi ha battuto i marciapiedi della cronaca finanziaria, il cinismo dei mercati non è cosa nuova. Quando anni fa me ne occupavo ogni giorno, e tutte le mattine cercavo di carpire i segreti della finanza nel palazzo Mezzanotte dove risiede la Borsa di Milano, mi colpiva ad esempio con quale cinismo il listino azionario festeggiava l’annuncio della FIAT di mettere in cassa integrazione o di licenziare migliaia di lavoratori, o l’esplosione di una guerra in Medio Oriente a cui seguiva puntuale una speculazione pesantissima sui derivati del petrolio, tra cui la benzina. La speculazione, come è noto, non guarda in faccia nessuno, poveri o sfruttati che siano; gioca sugli squilibri, e la guerra è il più tragico degli squilibri, come dimostra il ritorno al conflitto in Europa per mano di Vladimir Putin e della Russia imperiale.

Lo stesso destino speculativo tocca al grano e ai suoi aumenti? La risposta purtroppo non può che essere positiva. Una cifra per tutte: per i cereali c’è stata, dopo l’esplosione iniziale, una prima frenata dei prezzi, ma il grano tenero secondo i dati di Agrisole costa il 66% in più del 2021. Alcuni studiosi del fenomeno sostengono che il prezzo del grano rispetto al 2021 è cresciuto dell’85%.

Che cosa spinge verso l’alto il prezzo di questo prodotto vitale per l’alimentazione mondiale? Sul banco degli imputati c’è soltanto la guerra? No. C’è una mano invisibile che sta mettendo in ginocchio il Nord Africa e devastando l’intero pianeta: la finanza speculativa, entrata in campo dopo il blocco del grano nel mare di Odessa con potenti fondi d’investimento, un’impressionante liquidità e sofisticati strumenti finanziari come i derivati (per i non addetti ai lavori i derivati sono contratti finanziari tipo i future, il cui valore deriva da un bene).

La mano invisibile della finanza all’origine della speculazione sul grano: l’agribusiness vale cinque trilioni di dollari

Non si tratta della mano invisibile di Adam Smith, il padre del liberismo che teorizzava l’esistenza di una forza naturale non visibile in grado di equilibrare la domanda e l’offerta dei mercati. Si tratta di speculazione pura, che ha poco a che fare con i movimenti e i prezzi del grano determinati dai reali squilibri di domanda e offerta, ma che ricadrà ugualmente sui Paesi poveri del mondo come una mannaia, senza trascurare l’Occidente, tanto da trascinarlo, come sostiene ad esempio Carlo De Benedetti, verso lo spettro di una nuova carestia. Si tenga conto che di carestia in Europa non se ne parla dal 1313-1317, quando ci furono scarsi raccolti e iniziavano i grandi esodi dalle campagne verso i centri urbani.

Ora quella terribile malattia sociale potrebbe bussare di nuovo alle porte del Vecchio Continente oltre che dell’Africa, dove era presente ancor prima della guerra in Ucraina. Tanto per capirci, secondo il Global Report on Food Crises stilato nel 2022, gli effetti prima della pandemia e ora della guerra in Ucraina provocheranno un aumento di 47 milioni di persone aggredite dalla fame. La notissima società di consulenza aziendale McKinsey lo chiama agribusiness e ci spiega perché per gli investitori e gli speculatori finanziari è così importante: “L’agribusiness avrà un impatto notevolissimo a livello sociale, economico e sull’ambiente. Si tratta di un’industria che arriva a cinque trilioni di dollari e costituisce oggi il 10% delle spese sostenute dai consumatori a livello globale. In termini sociali stiamo parlando di un settore che impiega il 40% della forza lavoro globale e che è responsabile direttamente e indirettamente del 30% delle emissioni di gas”.

Alessandro Volpi, studioso del fenomeno per Altraeconomia e docente di Storia contemporanea al dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa, ci spiega come la finanza riesca ad alterare i prezzi del grano: “La guerra in Ucraina e la speculazione finanziaria stanno devastando rapidamente il Pianeta”. All’Italia quale destino spetta, visto che importa il 65% di grano tenero e il 35% di grano duro? “L’Italia non dipende in alcun modo da Russia e Ucraina, pagherà molto di più i generi alimentari legati ai cereali per la speculazione mondiale, gestita da grandi fondi hedge e dai colossi del grano a stelle e strisce, e per l’attuale debolezza dell’euro. In realtà, una vasta parte del mondo rischia seriamente di restare senza grano. Il blocco dei porti dell’Ucraina e l’improvvisa decisione dell’India di bloccare le esportazioni di grano sono notizie devastanti per tutti i Paesi importatori, dal Nord Africa all’Italia”.

La speculazione finanziaria non ha controllori. E apre la strada al grano OGM

Ecco il segreto oscuro della speculazione finanziaria, quella che con una brutta parola viene chiamata finanziarizzazione dell’economia. Per intenderci l’aumento del prezzo del grano, che a tonnellata oscilla oltre la soglia dei 400 dollari, non ha nulla a che fare con la reale domanda e offerta. Banche di investimento e fondi ragionano sulle aspettative: se si prevede che il prezzo del grano salirà per eventi bellici si compra oggi un derivato del grano a una determinata cifra e si rivende domani a una cifra maggiore. È una scommessa, è il casinò della povertà. È lo stesso micidiale meccanismo che ha portato nel 2008 alla più grave crisi finanziaria del secondo dopoguerra. Allora si scommetteva sulla capacità o meno degli americani di pagare i mutui; oggi si scommette sugli effetti “benefici” della guerra rispetto al prezzo del grano.

La tragedia sta nel fatto che non esiste nessun ente regolatore in grado di controllare le speculazioni finanziarie. Si dirà che quelli, gli speculatori, fanno il loro mestiere. È vero, ma i danni del loro operato non restano nel mondo aureo della finanza, ma pesano come un macigno sull’economia reale, e dunque sulla vita delle persone. Dopo la crisi del 2008 si sono spesi milioni di parole con promesse di regolamentazione dei mercati finanziari per evitare che la finanza alterasse in modo così palese l’economia reale, già in subbuglio per conto suo, ma alla fine ha prevalso ancora una volta l’anima speculativa, e nessuno riuscirà a fermarla se non ci sarà una fine del conflitto che sta producendo tanti danni planetari.

C’è un’ultima interessante considerazione che vale la pena riportare: “Il brusco rialzo del prezzo dei cereali – osserva il professor Volpi – sta riportando in vita la discussione, in realtà mai sopita, circa la possibilità per i Paesi europei di importare grano OGM, che attualmente è vietato dalle normative dell’Unione, e che è ‘prodotto’ da soli quattro gruppi monopolisti, tra cui spiccano la tedesca Bayer, che ha acquisito Monsanto, ChemChina e l’americana Corteva. La ‘penuria’ generata dalla guerra e gli alti prezzi dettati dalla speculazione potrebbero aprire una strada finora chiusa, peraltro obbligando alla revisione del Green New Deal europeo”.

Leggi gli altri articoli a tema Grano.

Leggi il mensile 116, “Cavalli di battaglia“, e il reportage “Sua Sanità PNRR“.


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Photo credits: cucchiaio.it

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