Il desiderio degli operai è tornare a lavorare e farlo con tutta la dignità che meritano: “Voglio turnà a mettere ‘a sveglia ‘e quatte a matina. Pure ‘e quatte e ‘nu quarto”.
Nel frattempo la fabbrica è stata dismessa, le attrezzature e i macchinari portati via. Restano le competenze metalmeccaniche altamente specializzate dei 312, anche se ora non sanno che farsene. Raccontano che di offerte a Nord, soprattutto dalla zona di Varese, ne hanno ricevute tante in questi anni, ma che non hanno mai dubitato se andarci o meno, e che continuano a battersi vivendo con la NASpI a 600-700 euro al mese, che lo hanno spiegato alle famiglie e alle famiglie hanno anche chiesto scusa, provando vergogna, ma la battaglia vogliono farla a Napoli e un po’ vogliono farla anche per dare l’allarme a chi ancora la propria battaglia non la vede.
Anche Daniele Sepe prende la parola. Lavora da trent’anni con Pannone, le musiche sono le sue, sassofonista e compositore. Della dismissione del lavoro industriale a Napoli è stato testimone diretto.
“Ero presente all’abbattimento della prima torre piezometrica dell’Italsider, stavo là per caso, con un gruppo di operai ero salito sul laminatoio per avere una prospettiva migliore. Era un brutto momento per la fabbrica, per la città, per tutti. Un operaio mi disse: ‘Suona Bandiera rossa’, io avevo con me il sassofono. A me però Bandiera rossa non piaceva e quindi ho fatto altro. Era pieno inizio globalizzazione rispetto a quello che ci sarebbe venuto addosso, sia come mercato che come consumo. Poi gli altiforni 2, 3 e 4 se ne andarono in India, un laminatoio appena fatto coi soldi dello Stato se ne andò in Cina e questa è una storia che poi si è ripetuta per tantissime aziende e per tantissime industrie. Se oggi prendete la Cumana e arrivate alla stazione di Arco Felice vedrete una distesa di storie abbandonate che fanno male al cuore, lo stesso se partite da Piazza Garibaldi e arrivate a Ponticelli. Insomma, quella mattina io stavo col sassofono lassù in alto e giù c’erano tutte le autorità più alte della Regione Campania, il sindaco, il prefetto, e mi ricordo che tutti si giravano e si guardavano intorno e non capivano da dove arrivasse la musica poco prima che suonasse la sirena, sembrava che suonasse ‘o Padreterno. Stasera ve la rifaccio qui senza sassofono, un po’ più esile perché tanto siamo tutti diventati un po’ più esili nel fare le nostre battaglie”.