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Quindici lavoratori del settore logistico di una multinazionale della chimica rischiano il posto dopo un cambio appalto. Sindacati sul piede di guerra: “Non solo si decide di non internalizzare i lavoratori all’interno della società committente, ma si percorre la strada inversa”
Cambia l’appalto e cambiano anche i lavoratori. Questo vorrebbe fare la multinazionale della chimica Eigenmann & Veronelli S.p.A. con sede a Rho, in provincia di Milano, nel cantiere di Five Stars S.p.A., società che oggi ha in gestione il magazzino. Ma secondo le rappresentative sindacali questo non si può fare, perché il contratto nazionale di categoria prevede che i lavoratori hanno diritto a mantenere un posto di lavoro alle medesime condizioni, anche quando l’appalto cessa e passa a un’altra società.
Dal 30 aprile, infatti, la gestione del magazzino della sede l’appalto della logistica e del magazzino del sito di Rho passerà ad altre due aziende, e contestualmente l’attività della multinazionale chimica verrà spostata in altri luoghi. Di conseguenza, i quindici lavoratori che oggi vi lavorano verranno messi in mobilità.
“Non riusciamo a comprendere come da una comunicazione di cambio appalto – scrivono i sindacati in una nota – si possa arrivare a una comunicazione di riduzione del personale e messa in mobilità, quando di fatto si è deciso di cambiare fornitore. Forse l’obiettivo potrebbe essere quello di ridurre ulteriormente i costi dell’appalto a discapito dei lavoratori? Sappiamo bene che in tutto il Paese le imprese multinazionali di logistica hanno internalizzato i lavoratori, anche per via di quanto emerso dalle indagini della magistratura nei confronti di alcuni colossi del settore della logistica, e nonostante le premesse delle precedenti righe, in questo caso, non solo si decide di non internalizzare i lavoratori all’interno della società committente, ma si percorre la strada inversa, spacchettando ulteriormente l’appalto”.
I sindacati puntano poi il dito, ipotizzando che si stia giocando ancora al ribasso e ci sia la volontà di ridurre i costi a discapito di lavoratori che da almeno dieci o quindici anni sono impiegati nello stesso sito. La richiesta è di poter attivare un percorso all’interno delle sedi istituzionali per gestire la vertenza, per provare a scongiurare un’inedita espressione dei licenziamenti creativi.
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Il parere di Aldo Confalonieri, presidente sezione Turismo di Assosistema Confindustria, e di due imprenditori: “Ripresa spezzata dalla guerra: aziende costrette ad alzare i prezzi, rischiano 4.000 lavoratori. Il Governo aveva dato aiuti nel 2020, oggi ignora le stesse imprese”.
Il caso dell’azienda di consulenza creditizia, che ha messo alla porta 107 venditori esterni con un’e-mail, rischia di fare scuola: 2.700 lavoratori scioperano contro il PIP, un programma che dovrebbe valutare il loro operato in riferimento a “obiettivi” ignoti