Aumenta l’occupazione, spariscono dai giornali le lamentele degli imprenditori

Secondo l’analisi ISTAT del mese di giugno sale l’occupazione di oltre 400.000 unità. Era dal 1977 che non si vedeva una crescita simile

Sono oltre 400.000 i contratti regolari stipulati rispetto a giugno 2021, che già risultava essere stato un mese straordinario. Sono 321.000 in meno le Persone in cerca di lavoro e ancora 400.000 in meno gli inattivi, secondo l’ultima rilevazione ISTAT.

Rimane tuttavia alta la disoccupazione: l’8% circa, che raggiunge il picco del 23% fra i giovani. Il che significa che ci sono ancora molte Persone su cui le imprese possono contare, se si provasse a uscire da logiche culturali e imprenditoriali provinciali (anche nelle grandi città) e se si ricominciasse a pensare a “lungo termine” anziché galleggiare sulle onde della precarietà trovando ogni volta valide giustificazioni per non rischiare.

Che poi, si chiamerebbe proprio “rischio d’impresa”, ma a quanto pare non ci sono più imprenditori che rischino o imprese che abbiano come obbiettivo principale la stabilità.

Come certamente i più attenti avranno notato, sono bastate tre settimane e dai giornali sono sparite tutte le testimonianze di imprenditori (chi più, chi meno) e dei Presidenti delle Associazioni di Categoria che ancora a maggio lamentavano mancanza di personale per colpa dei sussidi, raggiungendo talvolta picchi drammatici dichiarando la prossima inevitabile chiusura, talvolta epici raccontando di aver sostituito il personale chi con familiari, chi con profughi ucraini, chi costretto a servire ai tavoli in prima persona.

Questi articoli sono spariti in concomitanza con quelli in cui si denunciavano aumenti storici anche in regioni come la Puglia, da sempre regione di grande attrazione tanto per la bellezza quanto per l’economicità delle strutture ricettive e del costo della vita in generale. Spariti poi definitivamente per lasciare spazio agli articoli che già dai primi di luglio dichiaravano il tutto esaurito ovunque.

E’ evidente che sarebbe risultato alquanto controverso ospitare il Presidente dell’Associazione di Categoria degli alberghi della situazione che da una parte dichiara la mancanza di personale per colpa del reddito di cittadinanza e dall’altra ammette che le strutture sono al completo.

A maggior ragione dopo l’analisi dell’ISTAT, credo che qualsiasi direttore di giornale aspetti quantomeno l’apertura delle piste da sci a Natale, prima di reggere nuovamente il microfono a quel genere di imprenditori e di testimonianze. Speriamo.

Nel frattempo, avrei piacere che i nostri lettori riconoscessero a questo giornale la persistenza con cui da sempre denunciamo l’infondatezza di quelle testimonianze, andiamo a fondo osservando un fact-checking preciso e monitorando quegli imprenditori, quelle aziende e i loro canali di reclutamento, per scoprire puntualmente che ad ogni lamentela corrisponde una bufala.

Leggi anche: I numeri del Reddito di Cittadinanza secondo Confindustria sono tutti sbagliati

Ci sono 400.000 persone questo mese che hanno firmato un contratto a tempo indeterminato.

Evidentemente, quando la selezione del personale viene fatta con criterio (e non attaccando un fogliettino alla porta del bar o pubblicando un post polemico su facebook) quando l’offerta è accettabile, la proposta economica permette al dipendente di sostenere i suoi costi, quando il lavoro nobilita l’uomo e non si riduce ad una brutta copia di caporalato legittimato, i lavoratori si trovano e sono ben contenti di accettare un lavoro.

Leggi il mensile 116, “Cavalli di battaglia“, e il reportage “Sua Sanità PNRR“.


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