Bonus psicologo, un passo falso nella direzione giusta

Il boom di richieste per accedere al bonus per le cure psicologiche ha messo in luce una necessità diffusa, ma con gli stessi fondi si sarebbero potuti assumere 438 psicologi nel SSN, garantendo molte prestazioni in più. L’opinione di Massimo Fada, CGIL Lombardia.

Il bonus psicologo c’è. Quello che manca è lo psicologo. A lanciare l’allarme è Massimo Fada, responsabile per la salute mentale di CGIL Lombardia che spiega, come i 200 euro stanziati dal governo Draghi (ma in alcuni particolari casi di difficoltà economica si arriva a 600) non siano certo sufficienti a coprire le reali esigenze della popolazione, che sta chiedendo un supporto psicologico.

Con gli stessi soldi – dice Fada – avremmo potuto assumere 438 psicologi per un anno, riuscendo a coprire le carenze d’organico che da sempre riguardano il settore”. Proprio nel momento in cui c’è maggiore necessità.

“In questi ultimi mesi – continua – le richieste di questo servizio sono comunque cresciute e credo sia un’esigenza da mettere in correlazione con gli strascichi della pandemia”.

Bonus psicologo: i giovani chiedono aiuto, lo Stato dà 200 euro una tantum

Come spesso accade con le emergenze, nel campo della salute l’Italia si è fatta trovare impreparata. Il post pandemia, in modo particolare tra chi ha meno anni, ha portato una serie di difficoltà a livello psicologico che hanno richiesto un supporto.

In generale, secondo i dati diffusi dall’allora sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, “una persona su otto al mondo convive con un problema di salute mentale”, e la pandemia ha contribuito alla crescita di queste difficoltà con un incremento del 25% dei casi di ansia e depressione. Oggi in Italia siamo davanti a tre milioni e mezzo di persone che soffrono di depressione.

Tra i giovani in modo particolare sono aumentati negli ultimi mesi i casi di disturbi dell’alimentazione e di autolesionismo. Lo stesso Sileri aveva spiegato anche come fossero aumentati i suicidi giovanili. Proprio in questo quadro nacque la decisione del bonus psicologo, che prevedeva il finanziamento di percorsi di assistenza per tutti i cittadini, ed era nato anche per fare fronte a un problema consolidato nel tempo: la spesa per gli interventi di salute pubblica in Italia era troppo bassa (solo il 2% secondo i dati dell’Oms).

Che la misura rispondesse a un bisogno si è capito fin da subito, quando dal portale dell’INPS si sono aperte le prenotazioni. Furono in 300.000 gli italiani che fecero richiesta del bonus. La maggioranza era giovane: le domande di cittadini al di sotto dei 35 anni erano in tutto 180.000 (cioè il 60%) secondo i dati comunicati dall’INPS. I minori che ne hanno usufruito erano il 16,6%.

Il contributo oscilla da un minimo di 200 euro a un massimo di 600 euro – erogato in casi di grande difficoltà economica – e può essere utilizzato per pagare delle sedute da psicologi privati, regolarmente iscritti all’elenco degli psicoterapeuti nell’albo degli psicologi. In tutto saranno erogati fino a dieci milioni di euro, che non saranno destinati però a chi ha un ISEE superiore ai 50.000.

Massimo Fada, CGIL: “Con i fondi del bonus psicologo si potevano assumere 438 psicologi nel SSN”

Fin da subito sono state espresse alcune perplessità dagli addetti ai lavori.

La presidente dell’ordine degli psicologi della Regione Sicilia, una di quelle in cui le richieste sono state più alte, ha spiegato come una soluzione una tantum non fosse sufficiente. Le stesse perplessità sono state espresse dagli esponenti dell’ordine degli psicologi nazionale. Con gli stessi fondi stanziati sarebbe stato possibile assumere 438 psicologi nel Servizio sanitario nazionale, che avrebbero potuto fornire anche solo per un anno quell’assistenza continua che ancora oggi manca.

“Che ci sia bisogno di un supporto psicologico – dice Massimo Fada della CGIL – è un dato di fatto. Ma così come è stato fatto non è certo stato raggiunto l’obiettivo, a partire dalle difficoltà burocratiche nel riuscire a ottenere il bonus. Io stesso ho ricevuto diverse segnalazioni da parte di famiglie che, davanti ai problemi dovuti a una trafila lunga e complessa, hanno deciso di rinunciarvi. Bisogna poi dire che se i fondi stanziati fossero stati usati per assunzioni a livello continuativo avremmo 640.000 prestazioni all’anno in più”.

Soprattutto, avremmo un presidio reale sul territorio, che è quello che oggi manca, a partire dai Comuni fino ad arrivare alle scuole, dove fin dagli anni Novanta si parla di sportelli per l’ascolto, spesso sono limitati a un paio d’ore alla settimana in istituti con una popolazione scolastica di diverse centinaia di studenti.

Il settore pubblico non cura le sofferenze mentali. Scoperte le scuole

Fada spiega bene come da anni ci sia una carenza d’organico nel settore dei terapisti che lavorano per il pubblico, un problema che fatica a trovare soluzione.

“Abbiamo un problema di personale tra gli psicologi – dice – ma in generale di tutto il personale sanitario. Basti pensare al numero degli infermieri che mancano, che si calcola sia attorno ai 70.000, e lo stesso vale per i professionisti nei dipartimenti della salute mentale”.

Ne consegue a cascata che le prestazioni risultano essere insufficienti e non fanno fronte alle reali esigenze dell’utenza. A partire dalle scuole, dove i giovani potrebbero avere maggiori possibilità di entrare in contatto con figure mediche delle quali, è ormai palese, sentono l’esigenza.

“Negli istituti scolastici – continua Fada – gli psicologi non si trovano. Non esiste un’offerta pubblica per questo tipo di professione. Mancano a tutti gli effetti i presidi sul territorio”.

Il bonus psicologo non basta. Così i pazienti vengono spinti verso il privato

Quello che Sileri ha definito il primo passo in realtà non riesce davvero a fare fronte all’esigenza reale, soprattutto di quelle fasce di popolazione (gli under 18) più esposte ai problemi legati alla pandemia.

“Con il bonus psicologo – dice Fada – i ragazzi vengono inviati negli studi privati, ma ci vanno tre volte. Facendo una stima di massima una seduta dallo psicologo costa dai 60 ai 70 euro. Con il bonus in questione se ne pagano tre; dopo di che o vanno avanti oppure lasciano perdere. Se invece si procedesse ad assumere si potrebbe garantire un servizio continuo”.

Il problema sul territorio c’è, e la soluzione viene affidata agli enti periferici che, come spesso accade, procedono in ordine sparso. Per esempio: spesso la Lombardia, infilandosi nelle more della legislazione e del regolamento, “sfrutta” la neuropsichiatria infantile. In teoria quando un ragazzo diventa maggiorenne dovrebbe abbandonare l’assistenza dello psicologo infantile ed essere affidato a uno per pazienti adulti. Spesso però, anche per una questione di continuità, è sempre lo psicologo neuroinfantile a seguirlo, e questo sgrava il servizio sanitario.

“Una delle soluzioni – continua Massimo Fada – potrebbe essere procedere alla stabilizzazione degli psicologi, ma oggi in questo settore non c’è una vera e propria politica sanitaria. Il controllo è saltato. Se non si prevedono degli standard minimi ci si sposta verso il privato, e il bonus psicologo ha favorito questa migrazione”.

Bonus psicologo, beato chi lo riceve: a breve le graduatorie

La domanda che rimane in sospeso, però, in questo momento è un’altra.

Il bonus psicologo ha ricevuto al mese di ottobre 300.000 richieste (nel frattempo potrebbero essere aumentate, ma i dati non sono ancora stati pubblicati). Al 7 dicembre è prevista la pubblicazione delle graduatorie. In questo preciso momento non si conosce nemmeno il numero degli esclusi e se i criteri adottati non lascino fuori, magari, proprio chi ne aveva maggiore bisogno.

Nel giro di qualche giorno si saprà quanti dei 300.000 avranno accesso al bonus psicologo, spendibile in uno studio privato. Quello che invece sarà difficile da sapere è quante delle situazioni di fragilità che oggi si trovano nei vari territori non saranno nemmeno individuate, e di conseguenza non potranno avere le necessarie cure.

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In copertina Foto di Max da Pixabay

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