Che differenza c’è tra edilizia popolare, social housing e cohousing? Le particolarità di un modello abitativo che ha preso piede in Scandinavia e in Svizzera descritte dall’architetto Alessandro Di Egidio.
Centri estivi in Italia: chi offre di più, chi costa di meno
Estate: la scuola finisce, ma i genitori lavorano. A chi restano i ragazzi? I risultati di un’indagine ADOC-Eurispes sui costi dei centri estivi in cinque città italiane: Milano, Bologna, Roma, Napoli e Bari. Qual è la più cara, e quali sono le differenze nell’offerta?
La scuola è finita, andate in pace. Anzi no.
Per più di una famiglia è proprio in estate che si apre tutta una serie di problemi logistici senza precedenti. Espletata la sua funzione educativa, la scuola italiana chiude per dodici settimane (in Germania, Francia e Regno Unito si va dalle sei alle otto, per dirne una), lasciando i giovani e giovanissimi studenti in carico ai genitori, i quali, però, nella maggioranza dei casi non hanno modo di prestare loro le cure necessarie: in caso di due genitori lavoratori, anche contemplando ferie “sfasate” – e annullate per curare i propri figli – è impossibile coprire tutto il periodo rimasto scoperto.
Una delle più importanti risorse pedagogiche d’Italia, i nonni, quando presenti sono una risorsa sempre meno utilizzabile: l’allungamento della speranza di vita e la dilazione dell’età pensionabile spesso li mettono in condizioni simili a quelle dei genitori, agli sgoccioli o nel pieno di un impegno lavorativo ancora stringente.
Per i genitori che lavorano resta una sola opzione: i centri estivi, pubblici o privati, che tuttavia riservano tutta una serie di problematiche, fotografata da un’indagine svolta da ADOC (Associazione nazionale per la Difesa e l’Orientamento dei Consumatori) ed EURES. SenzaFiltro se n’è occupato negli anni scorsi e torna sull’argomento per confrontare i prezzi con gli incrementi più recenti del periodo post-pandemico.
Centri estivi, Milano la più cara, Bari lavora quasi solo a orario ridotto
La rilevazione ha riguardato le offerte dei centri estivi in cinque città di diverse zone d’Italia: Milano, Bologna, Roma, Napoli e Bari.
La notizia neanche troppo scioccante è che Milano è la città più cara tra quelle sottoposte all’indagine. I centri estivi meneghini chiedono in media 207,7 € alla settimana per l’orario pieno, dalla mattina al tardo pomeriggio, e 163,10 € nel caso di orario ridotto.
A seguire, longitudinalmente, figura Bologna con 109,60 € per l’orario pieno e 86,50 € per quello ridotto – con la precisazione che qui diversi centri sono convenzionati con il Comune, che partecipa alle spese. Segue Roma con 123,10 € per l’orario completo e 87,50 € per il ridotto, per poi arrivare a una situazione più favorevole nel Mezzogiorno con 105,30 € per l’orario completo a Napoli e 76 € per il ridotto. Bari, che può vantare i prezzi più bassi (100 € l’orario completo e 65,40 € il ridotto), presenta anche una peculiarità: lì il 90% dei centri estivi contattati per l’indagine non prevedono orari ridotti, forse per una maggiore disponibilità della rete famigliare.
La media italiana, dunque, è di 140,50 € settimanali per l’orario pieno e 95,80 € per quello ridotto. Una statistica che, per otto settimane, prevede un esborso medio di 1.124 € per una famiglia con un figlio, e di 2.200 €, scontistica inclusa, per chi ve ne iscrivesse più di uno. La cifra scende a 702 €, più 671 € circa per ogni membro aggiuntivo della prole, nel caso in cui il periodo si riducesse a cinque settimane. Oltre la metà del reddito medio di una famiglia, pari a circa 2.734 € al mese.
Diverso il caso dei centri estivi convenzionati, l’accesso ai quali è difficoltoso e sottoposto alla partecipazione a bandi pubblici. Qui, grazie alla partecipazione del Comune di riferimento, i costi scendono in media a 50 € alla settimana, pari circa a 400 € per il primo figlio e 372 € per il secondo e gli eventuali successivi per un periodo di cinque settimane.
La presidente di ADOC Anna Rea e il presidente di EURES Fabio Piacenti concordano nella richiesta di strutture più accessibili su base ISEE ripartite per quartiere, o financo per condomini, nel rispetto delle necessità pedagogiche dei minori, individuando in tale possibilità un potenziale di assunzione di assoluto rilievo nel quadro nazionale.
Photo credits: fantasticamente.org
Leggi anche
Il part time in Italia riguarda soprattutto le lavoratrici, specie se involontario: secondo i più recenti dati Censis ed Eurostat le donne lo subiscono tre volte di più
Prendi il carrello e scappa: il colosso della grande distribuzione organizzata di proprietà della famiglia Caprotti avrebbe evaso il fisco per 41,5 milioni di euro simulando contratti d’appalto. Tempi cupi per un impero imprenditoriale che era stato tra gli sponsor di Silvio Berlusconi