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Roma, 21 marzo. I proprietari di casa, i tecnici e gli imprenditori edili manifestano contro il blocco delle cessioni dei crediti edilizi: le aziende rischiano il fallimento e alcuni di loro temono di perdere la propria abitazione. Le richieste e le possibili soluzioni
4 dicembre 2011, conferenza stampa del Governo Monti. Parla la ministra del Welfare, che però esita, fa una smorfia e distoglie lo sguardo dalla platea. Si commuove; non riesce a pronunciare la parola “sacrificio”. Quelle lacrime per l’Italia sarebbero diventate il simbolo di un altro termine: esodati.
Sono cittadini fermi in un limbo burocratico, né dentro né fuori, esclusi da un mondo ma privi dei requisiti per accedere a quello che gli spetterebbe, per effetto di provvedimenti che hanno cambiato in corsa delle regole a cui avevano aderito in precedenza.
All’epoca si parlava di pensioni. Oggi il termine è tornato di moda a causa del Superbonus al 110%.
Il loro gruppo Facebook è nato da pochi mesi, ma conta già più di 3.000 iscritti. All’inizio si sono coordinati tramite chat, oggi hanno costituito un’associazione e organizzano manifestazioni, come quella del 21 marzo a Roma contro il blocco delle cessioni dei crediti edilizi.
Sui social si chiamano così, Esodati del Superbonus. Tra le loro fila si contano proprietari di casa che avevano provato ad accedere all’incentivo, ma anche professionisti e tecnici dell’edilizia, tutte categorie danneggiate dalla norma contenuta nel decreto-legge 11/2023, il cosiddetto blocca cessioni, che dal 17 febbraio ha sospeso la cessione di crediti e gli sconti in fattura relativi ai bonus edilizi.
Una scelta coerente con le promesse elettorali del Governo Meloni, che infatti tira dritto: “Intervenuti d’urgenza per mettere in sicurezza i conti dello Stato ed evitare che nuovi illusi venissero attratti dalla trappola dello sconto in fattura. La stagione del Superbonus al 110% non tornerà più”, ha commentato lapidario il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
Il punto è che, già da prima dell’entrata in vigore del decreto, i cassetti fiscali delle imprese erano saturi di crediti che le banche non avevano più possibilità di acquistare. Questo ha portato a un progressivo blocco dei lavori in diverse parti del Paese, dovuto alla mancanza di liquidità delle aziende edili. Il decreto blocca cessioni ha assestato un ulteriore colpo al quadro generale.
La narrazione del Governo imputa al Superbonus tutta una serie di truffe edilizie dovute alla mancanza di controlli, che costituirebbero buona parte dei 9 miliardi di euro di frodi citati dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Una cifra smentita dai rapporti della Guardia di Finanza, che invece stima il totale delle frodi in 5,6 miliardi di euro, solo il 3% delle quali relativo al Superbonus.
“I truffati siamo noi”, replicano in diverse delle loro comunicazioni i membri dell’associazione Esodati del Superbonus. Alcuni di loro si sono indebitati per proseguire i lavori, altri non possono accedere da mesi alla loro abitazione; altri ancora rischiano di perderla.
Di recente, gli esodati hanno incassato il sostegno del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC), che in un comunicato stampa ha esplicitato la necessità di una “soluzione-ponte” e supportato la proposta di ABI-ANCE sulla compensabilità dei crediti all’interno dei modelli F24 intermediati dalle banche. Una delle soluzioni più praticabili, per sbloccare una massa di crediti incagliati che secondo le stime ammonterebbe a circa 19,5 miliardi di euro (come attestato dallo stesso CNDCEC).
Va forse in questo senso la parziale apertura del Governo alla proroga di tre mesi per il Superbonus relativo a unifamiliari e abitazioni indipendenti, che riguarderebbe solo una parte degli esodati. Tuttavia, al momento della stesura di questo articolo, si tratta ancora di voci prive di ufficialità.
Nel frattempo, l’esodo continua. E continueranno le proteste.
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