Il punto è che, già da prima dell’entrata in vigore del decreto, i cassetti fiscali delle imprese erano saturi di crediti che le banche non avevano più possibilità di acquistare. Questo ha portato a un progressivo blocco dei lavori in diverse parti del Paese, dovuto alla mancanza di liquidità delle aziende edili. Il decreto blocca cessioni ha assestato un ulteriore colpo al quadro generale.
La narrazione del Governo imputa al Superbonus tutta una serie di truffe edilizie dovute alla mancanza di controlli, che costituirebbero buona parte dei 9 miliardi di euro di frodi citati dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Una cifra smentita dai rapporti della Guardia di Finanza, che invece stima il totale delle frodi in 5,6 miliardi di euro, solo il 3% delle quali relativo al Superbonus.
“I truffati siamo noi”, replicano in diverse delle loro comunicazioni i membri dell’associazione Esodati del Superbonus. Alcuni di loro si sono indebitati per proseguire i lavori, altri non possono accedere da mesi alla loro abitazione; altri ancora rischiano di perderla.
Di recente, gli esodati hanno incassato il sostegno del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC), che in un comunicato stampa ha esplicitato la necessità di una “soluzione-ponte” e supportato la proposta di ABI-ANCE sulla compensabilità dei crediti all’interno dei modelli F24 intermediati dalle banche. Una delle soluzioni più praticabili, per sbloccare una massa di crediti incagliati che secondo le stime ammonterebbe a circa 19,5 miliardi di euro (come attestato dallo stesso CNDCEC).
Va forse in questo senso la parziale apertura del Governo alla proroga di tre mesi per il Superbonus relativo a unifamiliari e abitazioni indipendenti, che riguarderebbe solo una parte degli esodati. Tuttavia, al momento della stesura di questo articolo, si tratta ancora di voci prive di ufficialità.
Nel frattempo, l’esodo continua. E continueranno le proteste.