Farmacisti dipendenti, c’è un nuovo contratto. Ma i titolari non lo usano

In farmacia per ogni titolare ci sono in media due dipendenti. Lo zoccolo duro della categoria ha appena rinnovato il contratto: cosa cambia, dopo anni di pandemia?

Sono stati tra i professionisti in prima linea nella lotta alla pandemia, soprattutto quando si trattava di fare i tamponi e i vaccini. Sono i farmacisti dipendenti, che negli ultimi mesi del 2021 hanno visto le loro farmacie prese d’assalto da quanti volevano sottoporsi a tampone per le festività. Le immagini delle code chilometriche hanno fatto il giro di tutti i telegiornali, e dentro le farmacie c’erano loro, ai quali da settembre vengono retribuite a parte le vaccinazioni effettuate, ma non i tamponi, come molti richiedono.

Nel nuovo contratto, firmato a settembre tra l’associazione datoriale Federfarma e FISASCAT, è prevista anche una retribuzione di due euro per ogni vaccino effettuato, oppure un forfettario di 200 euro lordi a bonus annuale. Al farmacista dipendente è concessa la possibilità di scegliere. Inoltre è stata introdotta la figura del Quadro 2, un farmacista che ha responsabilità dei servizi, dal CUP alla terapia di medicina, dai vaccini fino ai tamponi. Sono però poche le farmacie che si stanno dotando di questa figura, che è disciplinata da una nuova categoria contrattuale, pagata meglio dei farmacisti generici. L’adeguamento è arrivato dopo mesi di pandemia, ma soprattutto a otto anni di distanza dall’ultimo rinnovo in un settore dove il numero dei dipendenti è pari all’incirca a due terzi dei proprietari.

Il rapporto medio in una farmacia è di due dipendenti ogni proprietario, e questo rappresenta un contesto dove la sindacalizzazione non è semplice. Lo dimostrano anche gli stipendi: secondo un rapporto di AlmaLaurea del 2021, a cinque anni dalla laurea lo stipendio di un laureato medio è di 1.556 euro medi, mentre quello di un farmacista quarto livello, cioè che ha anche mansioni di vendita, si aggira attorno ai 1.530. Il rinnovo del contratto, che è stato firmato a settembre, ha riguardato comunque 60.000 addetti, che sono impiegati in oltre 18.000 farmacie private, che arrivano a 20.000 se si conteggiano anche quelle pubbliche. A questi si devono aggiungere quanti lavorano in più di 6.000 parafarmacie.

Le novità del contratto dei farmacisti dipendenti

La via che ha condotto alla firma del contratto è stata tutt’altro che semplice. Ed è passata per la mobilitazione nazionale programmata nell’aprile 2021, dopo l’ennesimo incontro senza risultati con la controparte.

«La mobilitazione – spiegano a Federfarma – era stata decisa per denunciare alle istituzioni e all’opinione pubblica la paradossale situazione nella quale lavoratori e lavoratrici venivano chiamati a un nuovo atto di responsabilità (campagna vaccinale COVID-19) dopo aver garantito per oltre un anno il servizio sanitario indispensabile nella fase emergenziale, pur in assenza di qualsivoglia tutela contrattuale specifica e vedendosi negare da quasi otto anni il giusto riconoscimento salariale per la propria professionalità.
La mobilitazione aveva sortito i suoi effetti, portando Federfarma a riaprire il tavolo del confronto nel merito di questi problemi e in tempi circoscritti. Una trattativa ostica, che però si è risolta con la rimozione di pressoché tutti gli ostacoli

Quello che è stato firmato è stato un contratto con una serie di novità e addirittura l’introduzione di una nuova figura, cioè quella dell’Area Quadri, che nell’ambito della “Farmacia dei servizi” svolge attività di gestione di uno specifico settore, oppure che assume la responsabilità del coordinamento dei servizi nelle farmacie organizzate per svolgerne una pluralità.

Alcune novità introdotte riguardano i permessi retribuiti. Oltre alla conferma del diritto per i lavoratori che già sono in forza è stato introdotto il criterio di maturazione progressiva per i nuovi assunti. Per quanti sono stati assunti dal 1° novembre 2021 dai titolari di farmacie fino a 40 dipendenti, le ore di permesso aggiuntive alle ex festività (40 ore) vengono riconosciute in misura pari al 50% decorsi tre anni dall’assunzione, e in misura pari al 100% decorsi sei anni dall’assunzione. A tal fine si terrà conto anche del servizio prestato presso altre farmacie e del periodo prestato in contratto a tempo determinato o di apprendistato.

Tra le novità del nuovo contratto c’è anche l’assistenza sanitaria integrativa a totale carico del datore di lavoro nella misura di 13 euro mensili. Qualora non sia individuato il fondo bilaterale per l’erogazione delle prestazioni, il lavoratore percepirà un importo retributivo di pari importo. Nei programmi c’è anche la riforma dell’ente bilaterale, secondo criteri di efficienza e certezza di prestazioni. Il suo finanziamento sarà ripartito tra i datori di lavoro e dipendenti a decorrere dal momento di completamento del cambiamento.

«L’ente bilaterale – dice Dario Campeotto della FISCASCAT – esiste già e sarà sovvenzionato, quindi operativo dal mese di giugno».

Aumenti di stipendio e responsabilità, ma non tutti i farmacisti sono d’accordo

Nell’ambito del nuovo contratto è stato previsto anche un aumento salariale pari a 80 euro mensili, a decorrere dal 1° novembre 2021, in unica soluzione. Il nuovo contratto scadrà il 31 agosto 2024.

È stata sottoscritta anche l’intesa relativa all’affidamento alle farmacie del piano nazionale vaccinale, e delle attività di screening per il COVID-19 mediante tamponi antigenici rapidi e test sierologici. Essa prevede la costituzione di un Osservatorio Nazionale e di Comitati Regionali paritetici cui è assegnato il compito di individuare e suggerire, anche attraverso apposite linee guida, adeguate soluzioni al fine di dirimere eventuali problematiche.

«Abbiamo istituito questi comitati a livello regionale – continua Campeotto – perché ogni Regione aveva la sua specificità e le sue caratteristiche. Questi faranno riferimento a un comitato nazionale, che si farà carico di gestire al meglio le problematiche che sono connesse anche alle vaccinazioni».

Il nuovo contratto ha così comportato nuove responsabilità e mansioni a fronte di un miglioramento economico per tutta la categoria. Non tutti però sembrano felici, e c’è chi già pensa al contratto del 2024.

«Il contratto – dice Silvera Ballarini, la presidente del CONASFA, un’associazione di farmacisti non dipendenti – era fermo da tredici anni. Le farmacie hanno trovato tutte le scuse possibili per non rinnovarlo. Nel momento in cui ci sono stati i nuovi soldi del ministero della Salute l’impegno era rinnovare il contratto, ma è stato fatto con cifre che non hanno riconoscimento alla professione. Nel contratto sono stati dati 70 euro lordi e la nascita di una nuova griglia, il Quadro 2, che viene riconosciuto a chi ha responsabilità di servizi, dal CUP alla terapia di medicina, dai vaccini fino ai tamponi. Non sono tanti i titolari che riconoscono il Quadro 2. Anche questo va a sfavore dei dipendenti. Il contratto che è stato firmato era l’unico possibile per come si si erano messe le cose con Federfarma, che addirittura non voleva dare permessi o festività e solo 50 euro. È un contratto di passaggio, ma attendiamo il contratto del 2024. Ci sono molte cose che vorremmo migliorare. Ad esempio si riconoscono i vaccini, ma non viene preso in considerazione chi effettua i tamponi».

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