La crisi nel settore sanitario, che ha slatentizzato ulteriori problemi durante la pandemia, persiste, con una precarietà senza precedenti. I camici bianchi, ormai da tempo sotto i riflettori, hanno rivelato uno scenario drammatico: personale esausto, strutture sovraccariche e una repentina mancanza di risorse. Il burnout è diffuso, con alti livelli di stress e stanchezza che minano la salute fisica e mentale dei professionisti. Gli ospedali, già in difficoltà prima dell’epidemia, hanno subito una pressione senza precedenti, con liste d’attesa sempre più lunghe e risorse sempre più scarse.
La fragilità del sistema è lampante, con scarsa preparazione alle emergenze e investimenti insufficienti nella sanità pubblica. Le disuguaglianze nell’accesso alle cure si ampliano e colpiscono i più deboli. Ma non è solo la sfera medica a soffrire: l’intera filiera sanitaria è in ginocchio. La ricerca di nuovi trattamenti è rallentata, così come la formazione di nuovi professionisti.
È quindi essenziale attuare riforme strutturali e investimenti consistenti a lungo termine: serve un ripensamento totale del sistema sanitario con azioni concrete. La mobilitazione nelle piazze è un modo per far sentire la propria voce, ma è cruciale che le richieste raggiungano il ministero della Salute a Roma.
Per questo, è previsto un presidio a partire dalle 11 del mattino proprio il 18 dicembre davanti al ministero. Tuttavia la protesta potrebbe causare disagi nei servizi ospedalieri e territoriali, con oltre 25.000 interventi chirurgici a rischio durante la giornata di sciopero.