Un accordo del 1916 che premiava alcuni lavoratori di Assicurazioni Generali è a rischio nonostante la situazione aziendale rosea. I dipendenti: “Significa dover rivedere di colpo il proprio tenore di vita”.
18 dicembre, sciopero della sanità: “A gennaio protesteremo ancora”
25.000 gli interventi a rischio per i disagi provocati dalla protesta: i professionisti della sanità, dai medici ai veterinari, si uniscono per protestare contro la Manovra, che prevede finanziamenti inadeguati al settore, e il ritardo nei pagamenti pensionistici
“Non pagateci da eroi ma da professionisti”; “senza di noi ti resta solo Google”; “la sanità non si svende, si difende”. Questi sono solo alcuni degli striscioni che lo scorso 5 dicembre sono stati esibiti da molti professionisti della salute – l’adesione è stata dell’85% – che a Roma e in altre piazze, con il supporto di sindacati come Anaao Assomed, CIMO-FESMED e Nursing Up, hanno protestato per le condizioni di lavoro precarie, per l’annosa questione della carenza di personale e per le pensioni tagliate, chiedendo una maggiore tutela.
“In assenza di risposte la vertenza non si fermerà, e per dar seguito alla nostra azione congiunta iniziata il 5 dicembre e nel rispetto dei regolamenti, siamo pronti a proclamare altre giornate di sciopero a gennaio 2024”, sottolinea Pierino Di Silverio di Anaao Assomed, che prosegue: “Sciopereremo perché è il momento di rispondere con forza, perché il senso di frustrazione prevale, perché il tradimento che leggiamo in questa manovra non ci permette di avere fiducia. Continuiamo a chiedere un gesto coraggioso in un momento difficile. Se non arriverà andremo avanti con altre azioni di protesta”.
Infatti il 18 dicembre è previsto un secondo sciopero, dove i medici di diversi settori della sanità, inclusi anestesisti-rianimatori, radiologi, patologi clinici e veterinari, scenderanno di nuovo in piazza per chiedere interventi urgenti nel sistema sanitario.
Sciopero della sanità, il 18 dicembre a rischio 25.000 interventi
La crisi nel settore sanitario, che ha slatentizzato ulteriori problemi durante la pandemia, persiste, con una precarietà senza precedenti. I camici bianchi, ormai da tempo sotto i riflettori, hanno rivelato uno scenario drammatico: personale esausto, strutture sovraccariche e una repentina mancanza di risorse. Il burnout è diffuso, con alti livelli di stress e stanchezza che minano la salute fisica e mentale dei professionisti. Gli ospedali, già in difficoltà prima dell’epidemia, hanno subito una pressione senza precedenti, con liste d’attesa sempre più lunghe e risorse sempre più scarse.
La fragilità del sistema è lampante, con scarsa preparazione alle emergenze e investimenti insufficienti nella sanità pubblica. Le disuguaglianze nell’accesso alle cure si ampliano e colpiscono i più deboli. Ma non è solo la sfera medica a soffrire: l’intera filiera sanitaria è in ginocchio. La ricerca di nuovi trattamenti è rallentata, così come la formazione di nuovi professionisti.
È quindi essenziale attuare riforme strutturali e investimenti consistenti a lungo termine: serve un ripensamento totale del sistema sanitario con azioni concrete. La mobilitazione nelle piazze è un modo per far sentire la propria voce, ma è cruciale che le richieste raggiungano il ministero della Salute a Roma.
Per questo, è previsto un presidio a partire dalle 11 del mattino proprio il 18 dicembre davanti al ministero. Tuttavia la protesta potrebbe causare disagi nei servizi ospedalieri e territoriali, con oltre 25.000 interventi chirurgici a rischio durante la giornata di sciopero.
Le ragioni della protesta: “Abbandonati per vent’anni. A gennaio sciopereremo ancora”
Le richieste sindacali spaziano dalla limitazione delle assunzioni alla precarietà dei lavoratori, passando per l’inadeguatezza dei finanziamenti. Le criticità nella Legge di Bilancio 2024, che limita le nuove assunzioni e non affronta le problematiche del settore, sono al centro delle proteste. I sindacati denunciano anche il ritardo nei pagamenti pensionistici: “Nulla si è fatto – aggiungono i sindacati – per rimuovere l’iniquo differimento della restituzione del TFS/TFR ai pubblici dipendenti che vanno in quiescenza, mentre i tentativi di emendare gli espropri alle loro pensioni ‘di vecchiaia’ penalizzano ulteriormente sia chi ha già pagato i riscatti di laurea e specializzazione, sia coloro i quali avrebbero avuto intenzione di pagarli per poter anticipare la propria quiescenza per ‘anzianità’, andando a colpirli tanto più duramente quanto più sono oggi in giovane età”.
All’avvio della manifestazione del 18 dicembre, i sindacati hanno ribadito che questo secondo sciopero non sarà l’ultimo: “Senza confronto e senza novità sostanziali sulle richieste alla base delle nostre mobilitazioni, a gennaio proseguiremo con 48 ore di sciopero. Siamo sempre più determinati a uscire dal vicolo cieco in cui la politica ci costringe da almeno vent’anni e siamo disposti a tutte le azioni sindacali per affermare la nostra dignità di professionisti e riprenderci la considerazione che meritiamo”.
Lo sciopero nel settore sanitario è un gesto estremo, ma rappresenta il grido di chi si sente schiacciato dalle lunghe e logoranti giornate lavorative. I professionisti della salute vivono una missione continua, ma sono intrappolati in turni massacranti di 12 ore che compromettono la loro efficienza. La protesta sottolinea il senso di responsabilità verso i pazienti, ma anche l’urgenza di rispetto per un sistema che necessita – anche lui – di cure immediate.
Photo credits: anaao.it
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