Il libro è vivo e lotta insieme a noi: in un anno più di 2.000 titoli sulla pandemia

Il COVID-19 ha contagiato anche i libri? Gli effetti della pandemia sul settore editoriale raccontati da Lorenzo Fazio, direttore editoriale di Chiarelettere, e Giovanni Peresson, dell’ufficio studi dell’Associazione Italiana Editori.

L’editoria italiana è la quarta editoria in Europa e la prima industria culturale in Italia, capace di fatturare nel 2019 oltre tre miliardi di euro, stimati sul valore a prezzo di copertina dell’intero settore editoriale.

Il trend di crescita non si è fermato nemmeno nell’anno della pandemia. Secondo AIE (Associazione Italiana Editori), che ha raccolto i dati di un anno a dir poco particolare, nel 2020 sono cresciute dello 0,3% le vendite dei libri di varia e del 2,4% audiolibri ed ebook, che rappresentano oggi il 7,4% rispetto al totale del mercato. Facile ricostruire come le costanti restrizioni e i vari periodi di isolamento abbiano indotto le persone ad acquistare principalmente attraverso gli e-commerce, che hanno visto un incremento delle operazioni fino al 43% circa rispetto al 2019, mentre i canali fisici hanno recuperato terreno solo nel periodo successivo al primo lockdown.

C’è, quindi, un dato positivo da registrare nell’annus horribilis del COVID-19: non solo gli italiani hanno letto di più, ma sono anche aumentati i lettori, che dal 55% del 2018 sono arrivati a quota 61% circa, includendo in questa percentuale anche la presenza in aumento degli adolescenti. I libri, quindi, sono stati lo strumento attraverso il quale cercare di comprendere la realtà da un lato, e dall’altro trovare conforto.

Editoria, effetto pandemia: il virus ha contagiato anche i libri?

Quali sono, allora, i libri che hanno accompagnato questo momento, e soprattutto come è cambiato il sistema editoriale in questi mesi? Come si è modulata la programmazione delle uscite editoriali?

Per fare chiarezza su questo aspetto è intervenuto Lorenzo Fazio, direttore editoriale di Chiarelettere.

“Nonostante le difficoltà il libro è stato rivalutato, perché ha rappresentato la possibilità di essere un rifugio, prezioso custode di certezze e solidità. Non è un caso che si siano riscoperti i titoli di narrativa classica ripubblicati in edizioni tascabili, ad esempio, nei quali i lettori cercano i valori e le radici di un tempo passato; oppure sono stati apprezzati i libri che abbiano mostrato pertinenza con quello che stiamo vivendo, trattando però il tema in modo collaterale.”

“Ecco quindi giustificate le tante pubblicazioni più o meno saggistiche che partono dall’analisi dei problemi messi in risalto dalla pandemia, provando a darne una ricostruzione e una contestualizzazione rispetto alle eventuali soluzioni per un tempo futuro. Sono cambiate le calendarizzazioni editoriali, ma questo in funzione del contesto generale che ha obbligato tutti a rivedere progetti, uscite e appuntamenti, da ripensare nella loro totalità e secondo l’andamento della richiesta di mercato.”

Come sono cambiate le pubblicazioni con il COVID-19

Quindi quanti sono i libri che sono stati pubblicati in relazione al tema COVID-19 e che hanno visto la luce proprio a seguito dell’evento pandemico?

Verificando tra le classifiche, le pubblicazioni e le recensioni si scopre che i titoli presentati sul mercato sono più di 2.000, un numero che unisce libri cartacei e in formato ebook. Osservando meglio i titoli e facendo una ricerca più attenta tra i cataloghi delle varie case editrici si può notare come il fenomeno sia trasversale e non tratti il tema del virus nella sua specificità, ma lo utilizzi come tema volano per indagare altri aspetti, politici, scientifici, sociologici o psicologici.

La casistica è davvero varia, e come spiega Giovanni Peresson, responsabile dell’ufficio studi di AIE, il fenomeno non è nemmeno così anomalo. Come afferma Peresson, infatti, “quando si attraversa un momento particolare caratterizzato da qualcosa di non conosciuto la pubblicazione di testi a tema concentrata nel periodo di riferimento non è proprio inusuale. A fare da traino potrebbe essere, ad esempio, il personaggio televisivo noto che in virtù di competenze e conoscenze specifiche diventa autore, avendo la possibilità di cavalcare un argomento che diventerà certamente di successo e ottenendo un riscontro rispetto al mercato”.

“In questi casi un ruolo centrale è dato dalla casa editrice stessa e dalla figura dell’editor, in quanto entrambi capaci di osservare il contesto sapendo unire i punti di riferimento e di maggiore interesse. Non è un meccanismo inusitato, a dire la verità, ed era abbastanza prevedibile potesse accadere anche con il COVID-19.”

Tra i libri più letti si trova Spillover, presente a lungo in classifica nelle primissime posizioni, ma se si ricerca con oculatezza si nota che non c’è una narrazione specifica dedicata al Coronavirus. Appare invece presente e più evidente una super narrazione del macrocontesto, con tutto ciò che ne consegue.

La pandemia e il romanzo che non c’è

Le pubblicazioni variano e attraversano un po’ tutti i generi, dalla saggistica storica alla sociologia, passando per la manualistica dedicata alle famiglie e ai professionisti; senza dimenticare le pubblicazioni tecniche e di carattere pratico, giustificate dal fatto che la pandemia ha generato anche una serie di richieste editoriali riguardanti – ad esempio – le nuove esigenze del mondo delle professioni.

Ecco allora che, accanto a Storia delle epidemie. Dalla morte nera al COVID-19 di Snowden, è possibile trovare anche Geopolitica della salute. COVID-19, OMS e la sfida pandemica di Dentico e Missoni, La peste di Camus, Anno zero di Mariangela Pira, La società senza dolore di Byung-Chul Han, L’epidemia di Per Wahlöö, Perché non eravamo pronti di Quammen, fino ad Andrà tutto bene di Leo Ortolani, oppure Andrà tutto bene: scrittori al tempo della quarantena.

Come ricorda Lorenzo Fazio, “in casi come questi il genere della narrativa viene sempre prima oppure dopo. È difficile proprio per la sua natura letteraria e i tempi che lo caratterizzano che si possa definire un genere pronto all’uso; ecco spiegato il perché anche dei titoli che si possono trovare ora rispetto al tema di riferimento. Ancora una volta si tratta di un processo che non è strano o particolare rispetto al mondo dell’editoria”.

E infatti manca all’appello dei tanti e numerosi titoli un vero e proprio romanzo pandemico, che a dire di Peresson “non è detto che si scriverà, così come non è detto che tutto questo possa trovare spazio nei libri di storia; invece sarà interessante osservare come potrà essere ricercato nel mondo dei social e delle loro tante differenti modalità di applicazione, un modo, questo, che ci potrà dare una diversa chiave di lettura rispetto a cosa si intende per evento narrato”.

La rinascita del libro, dall’e-commerce alle edicole

La fotografia che AIE ha presentato attraverso i dati sullo stato del libro nell’anno della pandemia raffigura il libro come di uno strumento che c’è e resiste, nonostante tante volte venga dato per perduto e costantemente in crisi. Il libro è ancora sinonimo di evasione, comprensione, ricerca, alternanza costante tra il reale e l’immaginato.

I libri parlano a chi li legge, e durante i mesi del distanziamento hanno permesso a molti di parlare con se stessi, di confrontarsi con ciò che stava accadendo, con i personaggi creati o con i loro autori. Autori che, in alcuni casi, come Nel contagio di Paolo Giordano, hanno affidato ai testi le riflessioni apparse di volta in volta sulle pagine dei quotidiani, colmando in qualche modo le lacune di un’informazione istituzionale e scientifica che ha dimostrato tutte le sue falle e difficoltà proprio in un momento in cui avrebbe dovuto cercare di essere quanto più possibile chiara e puntuale.

Il libro è riuscito a rivalutarsi anche attraverso gli spazi di vendita, adeguandosi alla situazione: non solo e-commerce, quindi, ma anche supermercati, catene della grande distribuzione e edicole; canali non sempre facilmente monitorabili, ma che hanno permesso in questi mesi di tenere saldo il legame con i lettori nonostante le restrizioni. Ancora una volta ritorna l’importanza della trasversalità rispetto a questo racconto pandemico, che non è stato unitario ma ha avuto tante voci, stili, toni e autori differenti, che hanno saputo cogliere sfaccettature diverse e hanno permesso di indagare non un fenomeno soltanto, ma la complessità del tutto. Perché di questo si tratta: la pandemia non è solo un virus; è anche un virus. I titoli di quest’anno lo dimostrano con chiarezza.

Photo credits: illibraio.it

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