Insegnanti di religione a concorso: è la seconda volta nella storia

Sono 6.400 i posti messi a concorso: riguarda il 30% dei posti disponibili. Ai partecipanti è richiesta l’idoneità diocesana che già in precedenza era alla base dell’abilitazione. Nel frattempo, il numero degli studenti che scelgono di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica cresce

18.01.2024
Insegnanti di religione in classe: uno zoom sul crocifisso

A suo modo è un momento storico per le istituzioni scolastiche italiane. A vent’anni esatti dall’ultima (e unica) procedura simile nella scuola pubblica, nel 2024 è stato bandito un nuovo concorso per 6.400 insegnanti di religione cattolica, pari al 37,8% dei 16.890 posti inseriti in organico dal Mim per l’anno scolastico 2023/2024. Si apre così la procedura di stabilizzazione, riservata al 30% dei posti disponibili, mentre il 70% sarà assegnato a docenti con almeno 36 mesi di servizio tramite procedura straordinaria.

L’intesa tra il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara e il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, è stata firmata lo scorso 9 gennaio e fa riferimento all’accordo già firmato nel 2012 da CEI e Miur. Per partecipare al concorso ci vorrà il rilascio, nei novanta giorni che precedono la presentazione della domanda, del certificato di idoneità diocesana all’insegnamento della religione cattolica, aspetto su cui ha completa giurisdizione il vescovo della diocesi di riferimento. In ogni diocesi esiste un ufficio scuola, che propone alle autorità scolastiche i nominativi dei docenti di religione con contratto a tempo determinato, o supplenza breve, riconoscendone l’idoneità.

Come si diventa insegnanti di religione: dall’idoneità diocesana al concorso

Il nuovo concorso – è stabilito nell’intesa – “si articola in una prova scritta e una orale” e “accerta la preparazione dei candidati con riferimento alle materie e alle competenze indicate dalla normativa vigente e dalle intese richiamate in premessa. L’articolazione, il punteggio e i criteri delle prove concorsuali e della valutazione dei titoli sono determinati dal bando di concorso, tenendo presente che tutti i candidati sono già in possesso dell’idoneità diocesana, che è condizione per l’insegnamento della religione cattolica”.

Ci sono dei parametri precisi per ottenere l’idoneità diocesana: titolo accademico di primo, secondo o terzo grado in teologia o altre discipline ecclesiastiche; oppure un regolare corso di studi teologici compiuto in seminario; o una laurea magistrale in scienze religiose conseguita presso un istituto o facoltà approvato dal Vaticano.

Nella formazione è previsto tra i requisiti un tirocinio professionalizzante. Alla primaria possono insegnare religione sacerdoti, religiosi o diaconi in possesso di apposita qualificazione riconosciuta dalla CEI. Persino i libri di testo da adottare sono elencati nella sezione del servizio per l’insegnamento della religione cattolica della CEI. I candidati a ottenere il riconoscimento dell’idoneità diocesana all’insegnamento della religione cattolica devono soddisfare i seguenti requisiti secondo il codice di diritto canonico: “Eccellenti per retta dottrina, per testimonianza di vita cristiana e per abilità pedagogica”.

Il primo passo per l’idoneità è presentare domanda all’ufficio scuola diocesano competente, al quale va allegata una dichiarazione di uno psicologo iscritto all’albo, con i costi a carico del futuro insegnante, che attesta il “profilo personologico del candidato, in riferimento alla professionalità docente e alla modalità di relazione con gli alunni, in particolare con i minori”. Si verrà poi chiamati a sostenere un colloquio personale e un esame per accertare le conoscenze e competenze specifiche. Se all’esame si viene bocciati si può riprovare per una sola volta, ma non nello stesso anno.

Superato l’esame si finisce nelle liste dei supplenti, da dove si può essere chiamati per una supplenza breve o un incarico annuale, seguiti da un tutor. Al termine dell’anno scolastico viene confermata l’idoneità a essere insegnante di religione cattolica, che è permanente, salvo eventuale revoca.

Sempre più studenti non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica

È notizia di questi giorni che sono in aumento di un punto e mezzo per cento, con una media del 15,5 rispetto al 14,07 di due anni fa, nella scuola pubblica italiana gli studenti che scelgono di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica, secondo i dati diffusi dall’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (UAAR) a seguito della richiesta di accesso civico ai dati presentati al Mim.

Tra chi dice no alla religione cattolica a scuola è la Valle d’Aosta a guidare la classifica (30,74%), seguita da Emilia-Romagna (27,48%) e Toscana (27,12%). Le Regioni fanalino di coda per numero di non avvalentisi sono Basilicata (2,98%), Campania (3,11%), Calabria (3,41%), Puglia (3,67%), Molise (3,87%) e Sicilia (4,57%).

Sono gli istituti professionali a presentare il maggior numero di non avvalentisi (25,52%), seguono gli istituti tecnici (23,87%) e infine i licei (17,51%). Nella scuola secondaria di primo grado a non avvalersi è il 14,67% degli studenti, nella scuola primaria l’11,74%, nella scuola dell’infanzia l’11,3%.

 

 

 

Photo credits: chiesadimilano.it

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