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Insegnanti screditati? Colpa dei genitori invadenti
Un italiano su due ritiene che l’ingerenza delle famiglie danneggi i docenti più della precarietà e degli stipendi troppo bassi: ecco i dati
Veniamo da un passato in cui la scuola era troppo autoritaria. In classe non si poteva fiatare, e se lo studente si comportava male, a scuola veniva rimproverato dall’insegnante e dal preside, e poi a casa prendeva il resto dai genitori. Almeno, per me è stato così. Se penso ai ricordi dei miei genitori, ancora peggio.
Oggi sempre più spesso leggiamo di insegnanti aggrediti – potremmo dire bullizzati – dagli alunni, che poi fanno anche diventare virali le loro malefatte attraverso i social. E fino a pochi giorni fa, se l’insegnante avesse deciso di procedere per vie legali, avrebbe dovuto anche provvedere da solo a tutte le spese. A febbraio qualcosa si è mosso in merito alla questione, perché il ministro Valditara ha accolto la richiesta della Gilda (il sindacato degli insegnanti) di garantire al docente aggredito la difesa dell’Avvocatura dello Stato.
Ma al di là di questi casi estremi, è chiaro a tutti che la mancanza di autorevolezza è un problema di molti, di troppi insegnanti. Ed è così consistente che la Gilda ha commissionato un sondaggio alla SWG per capirne le cause.
Insegnanti screditati? Secondo un sondaggio è colpa dei genitori invadenti
Avrei immaginato che gran parte del problema fosse rappresentata dalla precarietà che colpisce la categoria e dallo stipendio che continua a essere tra i più bassi d’Europa, e di certo sono motivazioni che hanno un peso, ma a quanto emerge dal sondaggio, la causa principale dello screditamento del corpo docenti sono i genitori, o meglio l’invadenza delle famiglie.
Secondo gli intervistati – e preciso che il sondaggio non è stato proposto solo ai docenti, ma a un pubblico molto variegato – le costanti ingerenze dei genitori screditano il ruolo dell’insegnante agli occhi dei figli. Più precisamente, la metà degli italiani chiamati a rispondere pensa che il protagonismo dei genitori sia la causa principale dal problema. A seguire, precariato e stipendi bassi, che non riconoscono il valore del lavoro dei docenti (34%).
Secondo Rino Di Meglio, coordinatore della Gilda, il fatto che ci sia una reale percezione del problema anche fuori dall’ambito scolastico è positivo. “La consapevolezza è il primo passo per trovare una soluzione. In questo caso la scuola non è sola, ma questo atteggiamento diffuso indica che non c’è nessun rispetto per le istituzioni e per le persone che ci lavorano. L’invadenza è sempre più frequente e credo dipenda anche dalla diffusione dell’istruzione di massa. Oggi i genitori spesso si sentono al livello degli insegnanti, o addirittura superiori”.
In effetti le parole di Rino Di Meglio mi fanno tornare in mente un episodio ormai datato, ma significativo. Ero a una delle riunioni che le scuole primarie organizzano per i genitori che hanno i figli all’ultimo anno di materna, e alcune rappresentanti dell’istituto parlavano di ciò che facevano i bambini durante la giornata, di come venivano gestite le lezioni, dei libri di testo e degli orari della mensa. Le domande dei genitori erano tutte piuttosto pratiche: qualcuno si preoccupava del cibo, qualcuno del peso degli zaini, finché una mamma è intervenuta per chiedere se poteva dare consigli alle maestre sui libri di testo da adottare, o comunque partecipare al processo di scelta. Le insegnanti le hanno risposto in maniera molto educata (cosa che forse nei loro panni io non avrei fatto) dicendole che i libri di testo erano una scelta esclusiva dell’insegnante. Ecco, io credo che una richiesta del genere trent’anni fa non sarebbe venuta in mente a nessun genitore.
Rino sorride e mi spiega che “è un problema culturale e fa parte degli eccessi della società italiana, che è profondamente mammista. Le mamme sono iper-presenti, sono sempre addosso ai figli, anche se hanno vent’anni. Comunque il problema non sono solo i genitori: la retribuzione è motivo di considerazione sociale e quella degli insegnanti è troppo bassa”.
Tornando al sondaggio per l’81% degli intervistati potenziare la formazione e l’aggiornamento dei docenti sarebbe cruciale per restituire credibilità alla categoria, così come il miglioramento dei processi di selezione (80%). A seguire, bisognerebbe rendere decorosi gli stipendi e ridurre il precariato (67%). Molto importante per il 65% sarebbe anche limitare gli spazi di intervento dei genitori e, per la metà degli italiani, sostituire la figura dell’attuale dirigente scolastico con quella di un preside eletto dagli stessi docenti.
“Quello che dicono i loro figli è legge”: docenti sull’orlo di una crisi di nervi
Ma che cosa ne pensano gli insegnanti?
Quando ho raccontato a Federica – un’insegnante della scuola primaria – l’episodio della mamma che voleva prendere parte alla scelta dei libri di testo, lei mi ha dato alcune conferme: “A me arrivano proposte di lezioni e suggerimenti per presentare alcuni argomenti con certi metodi. C’è chi lo fa perché ha voglia di partecipare e chi invece lo fa perché gli manca la fiducia nel corpo insegnanti. La collaborazione con i genitori dovrebbe essere costruttiva e noi insegnanti dovremmo far comprendere loro come funziona il sistema e spiegare quali sono i nostri limiti, ma ci deve essere sempre fiducia e rispetto dei ruoli”.
Anna, anche lei insegnante della primaria, è ben più drastica.
“Tutti gli anni la situazione peggiora. I genitori sono entrati a gamba tesa nella scuola e noi docenti non riusciamo più a lavorare in modo sereno. Le famiglie si sentono troppo coinvolte e hanno sempre qualcosa da ridire. Nella mia esperienza le critiche non riguardano tanto la didattica, quanto l’atteggiamento che devi tenere con i loro figli: in sostanza non li puoi sgridare perché li tengono sotto una campana di vetro. Inoltre credono subito a quello che dicono i bambini, non filtrano e quello che dicono i figli è legge. Non capiscono che avere insegnanti severi li aiuta, perché nella vita non saranno sempre protetti. Purtroppo il nostro ruolo ha perso valore, le famiglie non ci vedono più come un punto di riferimento, ma come semplici fornitori di servizi; come il panettiere, per intenderci. Senza nulla togliere al panettiere, ma il nostro ruolo dovrebbe prevedere un rapporto diverso.”
Poi c’è anche l’altro lato della medaglia, che viene rovesciata da Serena, una professoressa delle superiori che ha due figlie, una alle medie e una alle elementari: “I genitori non dovrebbero interferire nelle dinamiche di classe, ma le insegnanti non dovrebbero approfittarsi dei rappresentanti di classe. Succede infatti che i docenti, per tutte le situazioni che abbiamo elencato, cerchino di avere meno rapporti possibili con i genitori e deleghino ai rappresentanti compiti che spetterebbero a loro. Se poi all’interno di una classe ci sono problemi di comportamento e alunni particolarmente irrequieti, le famiglie dovrebbero lasciare le insegnanti libere di intervenire, per favorire l’inclusione. Invece i genitori sono troppo concentrati sui propri figli e non sulla necessità di imparare a far parte della comunità”.
Quando i genitori scelgono al posto dei figli
Il problema però è molto più ampio. I genitori non solo interferiscono nelle dinamiche di classe, ma spesso scelgono la scuola al posto dei figli.
La scorsa settimana sono stata invitata al liceo Galvani di Bologna per tenere un intervento sul futuro del giornalismo. Ho trovato ragazzi educati, curiosi e molto coinvolti, e parlando con uno di loro (Alessandro) ho scoperto che era il secondo di tre figli. Il maggiore aveva finito il Galvani ed era iscritto a medicina, lui era all’ultimo anno e sua sorella era alle scuole medie, e anche lei avrebbe frequentato il Galvani.
“Tre su tre, tutti al Galvani? Sembra una scelta dei vostri genitori, più che vostra”. Lui era troppo educato per mandarmi a quel paese e ha sorriso annuendo. Quello del sovraffollamento dei licei è un problema sempre più diffuso che affronteremo presto su SenzaFiltro; per adesso mi sono fatta promettere da Alessandro che avrebbe cercato di orientare la sorella facendole conoscere altre possibilità.
“Magari poi sceglierà comunque il tuo liceo, ma è giusto che sappia che può scegliere quello che sente più suo senza subire l’influenza dei genitori o dei fratelli maggiori.”
Photo credits: uppa.it
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