Ma quale Draghi! Siamo guidati da un pilota automatico

Osvaldo Danzi intervista Riccardo Ruggeri sui prossimi 7 anni di Mattarella, i 10 mesi dei Parlamentari e la prossima vita di Draghi

Dunque RuggeriMattarella resterà altri sette anni al Quirinale.

Questo è lo scenario: per un insieme di motivi – non credo che ci fossero dietro complotti come qualcuno ha ipotizzato – è stato rieletto Mattarella. Sono stato molto stupito del finale; ero convinto che Mattarella facesse di tutto per dire di no e trovo imbarazzante questa decisione poiché il Presidente doveva sapere che nelle carte che ha stabilito la Costituente nel ’46 è spiegato il motivo per cui la Presidenza era inizialmente fissata ad un massimo di cinque anni. Poi per la paura di un ritorno del fascismo si decise di prorogarlo a sette anni, pur senza vincolo, poiché stavamo entrando nel periodo della Guerra Fredda, ed essendo il Presidente della Repubblica anche il Capo delle Forze Armate, qualora la Guerra fosse diventata “calda” sarebbe stata necessaria una rielezione.

Oggi non c’era uno stato di guerra (abbiamo solo un virus semplicemente mal gestito), quindi è stato imbarazzante rieleggerlo. Quattordici anni sono un Regno, non una Repubblica. Al di là della persona, che è una persona a modo, costituzionalmente impeccabile, di certo non ci sono quei rischi, quindi il segnale è stato brutto.

Però se ne sono disinteressati tutti, sapendo che tra dieci mesi si andrà alle urne e che quindi il Governo si dedicherà solo ad attività di tipo amministrativo. E’ probabile che a quel punto Draghi se ne andrà, perché da candidato questa è stata per lui un’umiliazione.

C’è la possibilità di vedere Draghi riaffacciarsi alla Presidenza della Repubblica prima del termine dei sette anni?

Non credo. Dovrebbe succedere qualcosa di davvero importante, tipo la Meloni che prende il 48% alle prossime elezioni, il che metterebbe Mattarella in una situazione delicatissima perché chi l’ha votato avrebbe perso clamorosamente le elezioni. Ma questo non succederà; oggi i partiti maggiori sono bloccati al 20%. Draghi quindi non ha vita lunga e questi mesi saranno una roba imbarazzante per uno come lui, costretto a vivere con questi poveretti che inseguono il potere, chiacchierando-chiacchierando, con un retroterra culturale e politico modesto.

Parliamo di livelli di potere e obiettivi profondamente diversi, quelli dei Parlamentari e quelli di Draghi.

Se vuoi sapere la mia idea – l’ho anche scritto in un Cameo – quando l’anno scorso Mattarella gli ha chiesto di aiutarlo lui ha accettato di fare il Premier e mi parrebbe probabile che abbiano, of the records, ipotizzato una staffetta fra loro due a fine mandato presidenziale. Che non va visto come un complotto, ma come un accordo non impegnativo fra persone amiche. Immagina se succedesse a te e me, sarebbe un accordo senza alcuna malizia, tanto poi, lo sappiamo, dovrebbe essere il Parlamento a certificarlo. Improbabile.

A titolo di prestigio personale per Draghi quei sette anni valevano la candela di questo interregno. Ora Draghi ha perso questa opportunità e quindi non succederà niente, Mattarella non se ne può più andare perché sarebbe gravissimo dal punto di vista istituzionale. Un pasticcio a fin di bene, ma sempre pasticcio è stato.

Ma lo Stato non è un’azienda. O sbaglio?

Una delle teorie su cui ho scritto molto è che noi non calcoliamo mai che le persone di potere, che noi vorremmo seguissero delle strategie coerenti e devote allo Stato o all’azienda, hanno tutte in testa – te e me compreso – delle strategie personali che molto spesso vengono prima. Chi sono i grandi manager, i grandi personaggi della politica, i leader? Sono quelli che riescono a contemperare la propria strategia personale con quella ottimale per l’azienda o per lo Stato.

E poi una volta ottenuto il risultato si va via, non si rimane lì vita natural durante.

Esatto. Questo è il discorso vero. Secondo me dietro a questa brutta vicenda non c’è stato alcun disegno o peggio complotto. Si sono infilati in un cul de sac: forse era già tutto scritto. Vedi che certi Paesi – prendi l’Olanda o la Germania o la stessa Francia – sono molto più tranquilli perché sia chi è al potere sia chi è all’opposizione sa benissimo fin dove gli è consentito arrivare. Le elezioni in Francia o le vince Macron o le vincono i Repubblican con Valérie Pécresse, che è speculare a Macron. Non potrà vincere mai la destra, e la Le Pen, che è una donna intelligente, lo sa. E intanto si passa altri cinque anni a capo dell’opposizione, perché se non stai a capo del governo stai lì. C’est la vie.

Cosa intendi quando dici che “è già tutto scritto”?

Sono molto stupito soprattutto dal centrodestra che non ha ancora capito come funziona l’Occidente, e l’Europa in particolare. Abbiamo creato un’organizzazione basata su “trattati”, e il trattato altro non è che un atto notarile. Tutte le regole, anziché essere basate su una Costituzione, sono accordi fra privati, e poiché i Governi non sono capaci né di scriverli né di interpretarli, affidano tutto alle società di consulenza, per semplicità diciamo “modello McKinsey”. Il PNRR in Italia nella sostanza, non certo nella forma che è di competenza dei ministeri e delle rispettive burocrazie, è stato affidato al “modello McKinsey”. La mitica execution è sua.

Una delle grandi idee del CEO capitalism è quella di creare dei protocolli, dei processi, delle norme, delle procedure talmente complicati che nessuna struttura normale può accedervi. Il giochino del PNRR è fatto esattamente con questa logica: il primo documento l’ha esposto la commissione di Bruxelles, l’ha mandato ai “Ventisette”, i Ventisette – che non sono in grado di elaborarlo – hanno incaricato le loro società di consulenza. In pratica quando noi diamo la colpa alla burocrazia, questa non c’entra niente, perché la burocrazia non è all’altezza di comprendere e gestire queste operazioni.

McKinsey, che ha dichiarato patriotticamente di lavorare quasi a titolo gratuito, che ritorno avrà da questa operazione?

Il ritorno sta nel modificare le procedure degli Stati perché siano ricettive delle regole della Commissione, in modo che tutto funzioni. Ti faccio un esempio molto pratico: trent’anni fa ho vissuto da esterno il grande mutamento delle banche occidentali. Queste funzionavano con metodi ottocento-novecenteschi, e a un certo punto McKinsey è stata chiamata a ridisegnare tutto il sistema bancario, che è quello che c’è attualmente in essere. Che cosa è successo, quindi? Parlo delle banche anche se poi il modello si è ripetuto anche altrove: il “potere” di turno mandava in queste grandi banche un uomo McKinsey allevato da loro, il quale poi molto spesso – con un disegno già prefissato fin dall’inizio – finito il lavoro di ristrutturazione e di riposizionamento strategico, che durava tre-quattro anni, diventava il CEO, scalzando quello in essere, evidentemente inadeguato a gestire un modello nuovo con metodi e cultura manageriale vecchi. Facciamo due casi precisi: uno è oggi Intesa, l’altro oggi UniCredit. In queste due banche sono andati al potere Passera e Profumo, che erano i capi della consulenza McKinsey. Ovviamente queste organizzazioni si piazzano ai vertici e a quel punto il business è assicurato per tempi lunghi.

Questo giochino assume varie forme con sviluppi sofisticati per i loro supermanager, che i colti chiamano revolving doors.

Il ruolo di Draghi in questo meccanismo qual è?

Siamo governati da Draghi, che aperta parentesi è un “padrone”, a differenza di altri Capi di Stato che ricoprono il ruolo più da “maggiordomi”. Ricordo quando si lasciò sfuggire l’espressione: “Vedete voi, tanto c’è il pilota automatico”.

E’ così, il pilota automatico è il vero Boss supremo della UE. Teoricamente noi possiamo eleggere al vertice qualsiasi individuo, ma questo avrà un pilota automatico che gli dirà cosa può fare e cosa non può fare.
Il “pilota automatico” sono le procedure, le norme, quelle che stanno decidendo adesso Draghi e Macron per cambiare il famoso discorso dei rapporti debito-PIL. Una specie di algoritmo, una procedura a cui devi attenerti. Molti lo traducono con la locuzione: “ce lo chiede l’Europa”. E’ lui: il “pilota automatico”.

Quindi è assolutamente indifferente chi viene eletto; poi ovviamente c’è un margine di discrezione che sono – o almeno lo erano fino a qualche tempo fa – quei venti miliardi all’anno su un bilancio di mille, dove i Governi, tipo quello giallo-verde, possono giocare con misure come il Reddito di Cittadinanza, Quota Cento. Decisioni spesso idiote, che l’establishment gli ricorderanno ad ogni più sospinto.

Questo la sinistra l’ha capito subito a partire da Prodi, e prima di lui Andreatta, Ciampi, etc. e si sono tutti adeguati a funzionare con il “pilota automatico”, mascherato da “politica”. Quando tutti si lamentano perché la sinistra è sempre al potere senza prendere i voti è perché la sinistra ha capito come funziona il giochino del potere. L’ha capito anche Letta che doveva stare fermo: chi sta fermo nel CEO capitalism vince sempre.

La destra invece si affida a uno come Salvini, i Cinquestelle a uno come Conte che credono di contare perché hanno i voti. Così come la Meloni che da anni si dà tanto da fare ma al momento della verità per lei non succederà nulla. Dovrebbe prendere esempio dalla francese Le Pen, la quale si agita molto una volta ogni cinque anni pur sapendo che non diventerà mai Presidente della Repubblica. Ma intanto campa. E bene.


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Photo credits: radioradio.it

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