Sanità in Calabria: il Ministro Speranza non dà udienza

In esclusiva su SF la lettera aperta di Simone Sollazzo, medico radiologo dell’ospedale di Praia a Mare (CS), responsabile dell’area medica dell’Alto Tirreno Cosentino del sindacato Confial.

Da quando sono tornato in Calabria, nel 2017 ho sempre cercato di interloquire con i vari direttori generali che nel tempo si sono avvicendati alla guida dell’Asp di Cosenza e con la struttura commissariale nella persona di Saverio Cotticelli, per testimoniare le criticità sanitarie e gli illeciti che persistono sotto gli occhi di tutti.

Le autorità competenti, tuttavia, si sono sempre mostrate riluttanti a intervenire per imporre il rispetto delle regole. In ultimo mi sono rivolto con questa mia lettera-appello direttamente ai ministri Speranza e Sileri, da cui non ho mai avuto risposta.

La lettera di un medico calabrese al ministro Speranza e al viceministro Sileri

Gentile Ministro,

sono un medico radiologo che, dopo aver completato la sua formazione al centro-nord Italia, dal 2017 è tornato nella sua terra natia, la Calabria. Cercherò di essere sintetico e di arrivare subito al punto.

In Calabria la sanità è commissariata da 2010: la penosa situazione sanitaria attuale, quindi, non è più imputabile alla politica locale, ma ai vari ministeri e ai funzionari ministeriali che dovrebbero controllare, dirigere e garantire i LEA. E invece il diritto alla salute, a usufruire di prestazioni sanitarie in condizioni di qualità, appropriatezza e sicurezza, è rimasto un miraggio.

La radice del problema non è solo la carenza di risorse (altrimenti non ci sarebbero gli sprechi di risorse umane ed economiche che persistono da decenni), quanto invece nella mancata riorganizzazione e rimessa in funzione della rete sanitaria secondo i criteri ministeriali, e soprattutto secondo le regole del buon senso. Basterebbe questo.

Francamente stupisce che nonostante la presenza dello Stato, con un commissariamento della sanità che persiste da dieci anni, non solo si continuino a ignorare le linee guida ministeriali, ma che i commissari fin qui espressi (Ing. Massimo Scura e il Gen. Saverio Cotticelli) si siano mostrati addirittura compiacenti a quelle logiche politiche locali dalle quali abbiamo ereditato un’organizzazione sanitaria fallimentare e pericolosa per la salute dei cittadini.

L’ex commissario Cotticelli, che dovrebbe essere garante della legalità non solo in quanto funzionario dello Stato incaricato del risanamento della sanità calabrese, ma anche in quanto ex generale dei carabinieri, non si è assunto neanche la responsabilità di chiudere una struttura sanitaria (che da queste parti viene chiamata impropriamente “ospedale”) situata su una collinetta dichiarata dalle commissioni competenti a rischio idrogeologico R4.

Un commissario affetto da mutismo: a distanza di anni ancora non era lecito sapere cosa intendesse fare e quale sia la tabella di marcia per risolvere le criticità sanitarie che da decenni affliggono il territorio.

Noi sanitari e cittadini, invece, sappiamo bene quali sono le criticità e i nodi del nostro sistema sanitario; sapremmo anche quali potrebbero essere le contromisure da adottare per razionalizzare le risorse e rendere efficiente il sistema.

Quello che è sempre mancato – e che manca tuttora – è una persona con il coraggio e l’intraprendenza di attuare delle scelte condivise in grado di dare ossigeno e speranza a un territorio sfiancato da una sanità fatiscente. Una persona che abbia quella sana noncuranza necessaria a ignorare il latrato di una parte della politica locale, che pensa solo al proprio tornaconto e lo antepone perfino al futuro e alla salute dei propri figli.

Non possiamo più permetterci dei commissari che si comportano come burocrati apatici, e che riescono perfino a intascarsi grossi stipendi solo in cambio di un po’ di calli alle natiche e di qualche firma in fondo ai fogli.

Nonostante la mia scarsa esperienza in ambiti gestionali sarei disposto a prendermi la responsabilità di riorganizzare la sanità calabrese, perché amo questa terra e non ne posso più di assistere inerme a questo scempio e alla costante violazione del diritto alla salute in favore di interessi politico-privatistici. Le risposte da dare al territorio sono semplici, quasi banali, e muniti di buona volontà e concretezza non sarebbe difficile dare nuova linfa alla nostra sanità.

Confidando che sia questo il governo che si assume la responsabilità del vero cambiamento atteso da tempo immemore in Calabria, colgo l’occasione per chiederLe ufficialmente un incontro, in modo da approfondire di persona le improcrastinabili criticità sopra descritte, che violano impunemente il diritto dei calabresi a essere curati dignitosamente al pari di tutti gli altri cittadini italiani.

di Simone Sollazzo, medico radiologo dell’ospedale di Praia a Mare (CS), responsabile dell’area medica dell’Alto Tirreno Cosentino del sindacato Confial

Photo credits: www.lettera43.it

CONDIVIDI

Leggi anche