Laurea in infermieristica, sempre meno iscritti: che nessuno si ammali

“A rischio l’applicazione dell’articolo 32 della Costituzione”: l’allarme della Federazione Infermieri a seguito del calo di iscrizioni nei corsi di laurea in infermieristica. Si parla del 10% in meno a settembre 2023

Dei ragazzi iscritti al corso di laurea in infermieristica durante la pratica su un manichino

“Senza un deciso e immediato cambio di rotta è a rischio l’applicazione dell’articolo 32 della Costituzione”, per il quale la Repubblica italiana dovrebbe tutelare la salute come diritto fondamentale. Parole ancora più pesanti se a pronunciarle è la presidente della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI), Barbara Mangiacavalli.

L’allarme della Federazione Infermieri è ben motivato: oltre alla grave mancanza di professionisti sanitari, più volte riportata da SenzaFiltro, dal 2014 si riscontra un numero sempre minore di laureati nel settore. Fino al settembre 2023, mese in cui si è registrata una netta diminuzione degli iscritti ai corsi di laurea in infermieristica.

Questo, in un Paese in cui gli anziani continuano ad aumentare in rapporto ai giovani, rende sempre più reale il pericolo di vedere compromesso il diritto alla salute. I numeri sono impietosi.

-10% di iscrizioni a infermieristica nel 2023: per la prima volta sono meno dei posti a bando

Il deficit di iscritti ai corsi di laurea in infermieristica in Italia tocca in media il -10%, aggregato di -12,6% al Nord, -15% al Centro e -5,7% al Sud. Secondo FNOPI si tratta del rapporto più basso tra domande e posti disponibili mai registrato nel Paese: alcuni atenei non hanno neppure raggiunto il numero minimo di posti a bando tra gli iscritti, rendendo superfluo un test di selezione che fino a un decennio fa era affollatissimo.

Su questo dato si innesta la carenza endemica di infermieri che affligge l’Italia già da diversi anni, e che neanche la lezione del COVID-19 è riuscita a mitigare: se il personale infermieristico aveva visto una contrazione di 8.397 unità nel decennio 2009-2019 (secondo i dati dell’Annuario SSN del ministero della Salute), con la pandemia sono stati reclutati 31.990 infermieri, dei quali però solo 8.757 hanno beneficiato di un contratto a tempo indeterminato.

L’Italia, tuttavia, era già in debito di professionisti sanitari; un debito che si realizza nei confronti della popolazione se il rapporto di infermieri ogni mille abitanti nel 2021 era pari a 6,2 contro una media OCSE di 8,8 – comunque non sufficiente a garantire un servizio ottimale (fonte: rapporto Health at a Glance 2021 dell’OCSE).

Tradotto in numeri, il calcolo restituisce per esteso il senso di una mancanza in cui siamo immersi fino al collo: secondo il Censis, nel 2021 in Italia mancavano circa 57.000 infermieri considerando l’Emilia-Romagna come riferimento; se il benchmark si sposta sulla situazione di Paesi dall’assistenza infermieristica più virtuosa, come il Regno Unito, il deficit sale a circa 300.000 unità.

Le soluzioni proposte da FNOPI

Il comunicato di FNOPI si conclude con gli interventi necessari a invertire la tendenza.

La Federazione Infermieri chiede “il finanziamento delle lauree magistrali abilitanti a indirizzo clinico per avere infermieri specialisti in grado di gestire una filiera assistenziale composta da più professionisti con livelli di competenze diversificate; il finanziamento dei docenti infermieri, che devono rientrare sotto il governo del ministero dell’Università e non più sotto quello delle aziende; la revisione dei criteri di accesso ai corsi di laurea triennali (test di ammissione separato con nuove modalità; autonomia e specificità della selezione al corso)”.

Inoltre, FNOPI richiede una maggiore autonomia infermieristica nei modelli organizzativi del SSN, di pari passo a una nuova riqualificazione e al riconoscimento della branca assistenziale infermieristica nei Livelli Essenziali di Assistenza, con un aumento retributivo pari almeno al 200% dell’indennità di specificità infermieristica (circa 216 euro lordi al mese).

Più vago il riferimento alle modalità di arginamento degli esodi di professionisti sanitari da Sud a Nord: la Federazione Infermieri parla di interventi “sulle modalità di reclutamento e ingaggio per coprire sia i singoli servizi sia le singole aree geografiche con i più giusti e motivati professionisti (…) grazie a concorsi mirati e infungibilità”. Un auspicio di difficile realizzazione, considerando la disomogeneità geografica delle strutture sanitarie nelle diverse zone del Paese, che neanche i fondi del PNRR promettono di sanare.

 

 

 

Photo credits: ilbustese.it

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