È quel che emerge in proposito dal rapporto Censis-UGL, Tra nuove disuguaglianze e lavoro che cambia: quel che attende i lavoratori, presentato in occasione della festa del Primo maggio.
La differenza tra il livello di studi raggiunto e il lavoro svolto, infatti, in Italia riguarda un lavoratore su quattro, e coinvolge il 37,5% della fascia tra i 25-34 anni e il 44,3% tra chi ha meno di 25 anni. A questo si aggiunge il tasso di disoccupazione giovanile del 14,4%, che si accentua al 23,7% se si concentra solo sugli under 25. Dati ingloriosi considerato che il tasso medio gravita oggi intorno all’8%.
Forse è proprio questo uno dei motivi per cui l’85,9% degli italiani è convinto che la proverbiale distanza tra scuola e lavoro sia un grave e strutturale problema: pochi laureati, troppi in materie umanistiche. Di certo una buona notizia per i sostenitori della scuola come esclusiva culla del pensiero critico; meno per chi cerca nel mercato professionalità tecniche, tra cui includiamo medici, economisti e STEM in genere.
Molto netto e sintetico è, a tal proposito, il pensiero del presidente Censis, Giuseppe De Rita: “Il destino del Paese è quello dei giovani con talenti e competenze, che devono essere utilizzati e valorizzati nel nostro mercato del lavoro”.