Voto agli studenti fuori sede, ora si può. E i lavoratori?

Una soluzione temporanea e di compromesso da sperimentare nelle Europee del 2024, rivolta solo agli studenti: esclusi lavoratori, malati e caregiver. Ecco le condizioni per votare lontano dal Comune di residenza commentate da Stefano La Barbera, fondatore del comitato “Io voto fuori sede”

04.03.2024
Voto fuori sede, un'urna elettorale e un segretario di seggio per le elezioni europee

Lo scorso 22 febbraio la commissione Affari Istituzionali del Senato ha approvato un emendamento al cosiddetto decreto legge elezioni del 29 gennaio 2024 relativo alla possibilità per gli studenti fuori sede di votare in un Comune differente da quello di residenza in occasione delle elezioni europee, in programma l’8 e il 9 giugno prossimi.

Voto ai fuori sede: solo per gli studenti, solo per le Europee. Esclusi lavoratori, malati e caregiver

Il provvedimento prevede che “gli elettori fuori sede che per motivi di studio sono temporaneamente domiciliati, per un periodo di almeno tre mesi nel quale ricade la data di svolgimento della predetta consultazione elettorale, in un Comune italiano situato in una Regione diversa da quella in cui si trova il Comune nelle cui liste elettorali sono iscritti” possono votare tenendo conto di due casistiche:

“Quando il Comune di temporaneo domicilio appartiene alla medesima circoscrizione elettorale in cui ricade il Comune nelle cui liste sono iscritti, gli elettori fuori sede possono votare nel Comune di temporaneo domicilio.”

“Quando il Comune di temporaneo domicilio appartiene a una circoscrizione elettorale diversa da quella in cui ricade il comune nelle cui liste sono iscritti, gli elettori fuori sede possono votare nel Comune capoluogo della Regione in cui è situato il Comune di temporaneo domicilio.”

Lo studente o la studentessa fuori sede dovrà inviare una richiesta per votare a distanza almeno 35 giorni prima del voto al proprio Comune di residenza.

Si tratta di una sperimentazione valida al momento solo per le elezioni europee e che riguarda circa 600.000 persone su un totale di quasi cinque milioni di fuori sede, considerando anche i lavoratori e chi si trova per motivi di salute lontano dal proprio Comune di residenza. C’è quindi già un’evidente limitazione, in un contesto come quello italiano, che registra già un importante tasso di astensionismo.

Facciamo però un passo indietro. Lo scorso luglio è stato presentato un disegno di legge a firma PD che prevede l’esercizio del diritto di voto in un Comune di una Regione diversa da quella di residenza per tutti coloro che hanno impedimenti per “motivi di studio, lavoro, cure mediche o prestazione di assistenza familiare”, quindi tutte le categorie di fuori sede. La modalità di voto resterebbe sempre quella del voto “a distanza”.

I tempi della nostra politica non hanno però permesso l’approvazione in tempi utili per le prossime elezioni, e quella approvata sarebbe in sostanza una soluzione “ponte” in vista di una deliberazione che contempli finalmente tutta la platea di fuori sede.

Il commento del comitato “Io voto fuori sede”: una vittoria a metà

Abbiamo commentato il provvedimento con Stefano La Barbera, fondatore del comitato “Io voto fuori sede”, che da oltre dieci anni conduce una battaglia per introdurre anche nel nostro Paese quanto già applicato in altri Stati europei in diverse modalità.

“In tanto tempo c’è da dire che è la prima volta che la politica dà una risposta vera; il disegno di legge delega prevede la possibilità anche per le altre categorie di elettori, compresi i caregiver, di votare lontano dalla propria residenza. La legge delega necessitava di 18 mesi di tempo tecnico, anche se il Governo avrebbe potuto prendersene di meno. Tuttavia la maggioranza, avendolo approvato alla Camera, ha manifestato comunque l’intenzione di portare avanti questo tema, ed è stato trovato questo compromesso: cioè di fare votare soltanto i cittadini fuori sede, anche se solo per le Europee del 2024, come dice l’emendamento.”

Una battaglia avvenuta con non poche dimostrazioni da parte del comitato: un sit in a Roma lo scorso gennaio e una “partecipazione” a Sanremo attraverso il sostegno alla causa da parte di alcuni cantanti in gara.

Nonostante la vittoria a metà, La Barbera appare ottimista: “La legge delega è pronta al Senato per poi passare alla Camera per l’approvazione. Se passerà, il voto a distanza diventerà legge dello Stato italiano”. Anche se con notevole ritardo rispetto al resto d’Europa, c’è da aggiungere.

Non resta dunque che attendere l’esito dell’iter del disegno di legge e monitorare l’andamento della sperimentazione alle prossime elezioni per capire se la strada è quella giusta per completare un cammino che di anno in anno sembrava apparire sempre più lungo.

 

 

 

L’articolo che hai appena letto è finito, ma l’attività della redazione SenzaFiltro continua. Abbiamo scelto che i nostri contenuti siano sempre disponibili e gratuiti, perché mai come adesso c’è bisogno che la cultura del lavoro abbia un canale di informazione aperto, accessibile, libero.

Non cerchiamo abbonati da trattare meglio di altri, né lettori che la pensino come noi. Cerchiamo persone col nostro stesso bisogno di capire che Italia siamo quando parliamo di lavoro. 

Sottoscrivi SenzaFiltro

 

Photo credits: virgilio.sapere.it

CONDIVIDI

Leggi anche