Alla ricerca dei camerieri (e della dignità) perduti

La Saga degli imprenditori che non trovano collaboratori non è storia nuova. Se durante la stagione autunno-inverno a lamentarsi sono gli industriali che non trovano personale specializzato per le aziende di produzione, da un paio di anni siamo riusciti a dare vita anche alla Collezione primavera – estate, grazie agli operatori turistici (ristoratori, albergatori e […]

La Saga degli imprenditori che non trovano collaboratori non è storia nuova. Se durante la stagione autunno-inverno a lamentarsi sono gli industriali che non trovano personale specializzato per le aziende di produzione, da un paio di anni siamo riusciti a dare vita anche alla Collezione primavera – estate, grazie agli operatori turistici (ristoratori, albergatori e proprietari di stabilimenti balneari) che dichiarano di non trovare camerieri, bagnini, cuochi e personale stagionale in genere.

Senza tornare per l’ennesima volta sul tema di coloro – presidenti della Associazioni di Categoria in testa (a loro volta imprenditori di aziende alcune molto in vista, che oltre ad esporsi a favore dei propri associati si espongono anche a titolo personale), rimandiamo a questo articolo in cui, con un fact checking elementare abbiamo dimostrato che a fronte di tante lamentele non esiste mai – e sottolineo mai – una sola ricerca di personale né all’interno dei loro siti (li chiamiamo così per decenza), né su alcuna piattaforma di recruiting, né tantomeno sulle pagine linkedin delle loro aziende, rivelando la totale inconsistenza di dichiarazioni che fanno sospettare intenzioni puramente pubblicitarie e spesso e volentieri banalmente politiche.

Ma di offerte di lavoro, nemmeno l’ombra.

Se non trovi dipendenti puoi sempre rivolgerti al Centro per l’Impiego.

Partiamo dalle basi: se il tuo livello di digitalizzazione nel 2021 è tale che non ti consente di avere un sito internet in cui inserire una pagina “lavora con noi”, se la tua pagina facebook sotto la gestione del cuginetto millennial totalizza poco più di 40 follower, se sei totalmente all’oscuro che negli ultimi 20 anni le società interinali divenute poi agenzie per il lavoro sono lì esattamente per cercarti qualcuno che venga a lavorare con te (ma anche queste, vanno pagate…), se sei totalmente all’oscuro dell’esistenza di portali dedicati al recruiting, esiste comunque un sistema 0.2 che può venirti incontro: si chiama “Centro per l’Impiego”.

Al Centro per l’impiego ci si può rivolgere gratuitamente, si dichiara che tipo di figure si sta cercando, quanto si intende pagarle, che tipo di contratto gli si propone, quante ore al giorno e per quanti giorni.
E forse il problema è esattamente questo
: li devi assumere e li devi pure pagare regolarmente.

Fra le altre cose, sarebbe anche intellettualmente più onesto esserci passato da un Centro per l’Impiego, poichè è proprio da li che potrebbero proporti qualcuno fra i percettori di reddito di cittadinanza, così potresti conoscerne DAVVERO qualcuno dal vivo e scoprire come sono fatti.

Anziché riempire le pagine di giornali di provincia a firma di giornalisti specializzati in incidenti stradali, buche per terra e inaugurazioni di centri commerciali e di fatto costruiti appositamente per evitare di formulare domande, un giornalista dovrebbe quantomeno sapere e far notare a coloro che si lamentano, che per come è stato strutturato, il Reddito di Cittadinanza prevede esplicitamente che chi rifiuta tre offerte di lavoro perde automaticamente il diritto al beneficio e quindi nel giro di poche settimane, se è vero quello che dicono gli imprenditori, nessuno ne usufruirebbe più.

Un giornalista dovrebbe sapere anche di matematica: i conti proprio non tornano se in Italia percepisce il Reddito di Cittadinanza un disoccupato ogni 30.

Dunque, è quantomeno improbabile questa disponibilità infinita di percettori di Reddito di Cittadinanza, che d’inverno sono tutti operai e d’estate tutti camerieri.

Un “settore malato”.

Intanto la stagione è ripartita. Il piano vaccinale in Italia sembra procedere a passo spedito e a differenza della scorsa stagione c’è molta più fiducia, dopo un inverno in cui qualsiasi attività commerciale ha scontato una crisi innegabile. Ci saremmo aspettati un cambio di marcia radicale da parte degli operatori del settore ma anche da parte dei media. La prima stagione in cui si apre uno spiraglio di ottimismo e di voglia di tornare alla vita si scontra invece con l’improvvisazione, il luogo comune, la conferma di una scarsa attitudine imprenditoriale di molti operatori di settore, coadiuvati da una stampa che ha solo voglia di fare rumore ma ha perso le basi elementari del giornalismo che il più delle volte, preferisce il clickbait al’informazione di qualità.

Il primo giornale che accende la miccia è il Centro, quotidiano d’Abruzzo che già a fine maggio, in un articolo a firma di Cinzia Cordesco titola:

Visto l’inevitabile successo dell’operazione di altissimo livello giornalistico in cui un Presidente di ConfQualcosa chiagne, un paio di titolari di baracchini sulla spiaggia irrintracciabili confermano, saranno tantissimi i giornali che replicheranno la notizia, identica a se stessa ma variata solo nella geolocalizzazione e nei nomi di ristoratori, albergatori e Presidenti di altrettante ConfQualcosa.

Il reddito di cittadinanza sembra essere per tutti il vero colpevole alla carenza di professionisti del turismo.

Colpevole a Pisa per voce di Daniela Petraglia, presidente di ConfRistoranti ConfCommercio intervistata da La Nazione, colpevole a Genova per Paolo Bianchini presidente di Mio Italia, Movimento imprese ospitalità intervistato sul secolo XIX, così come per Andrea Madonna, presidente per il Veneto del Movimento imprese e ospitalità e titolare a Padova del ristorante Cocò intervistato da Libero.

Unico comun denominatore: quando si cercano i ristoranti e gli alberghi nominati sui giornali o si digita il nome di cotanti imprenditori da bosco e da riviera, non si riesce a trovare traccia di una sola offerta di lavoro in nessun portale generico o specializzato che sia.

E poi ancora ne hanno parlato imprenditori e SuperSegretari di Associazioni di Settore per il Corriere di Como, SardaNews, Il Giornale, Caserta News, il Messaggero. Al punto tale che nell’arco di tre mesi esiste una rassegna stampa talmente vasta e uguale a se stessa, che linkiamo per chi avesse voglia di perdere tempo con notizie mai suffragate da alcuna offerta di lavoro, rivelando un’imprenditoria troppo impegnata nell’arte dello scarica barile, ma responsabilità zero.

“Una evidente regia non dichiarata”

L’allarme viene lanciato “a livello nazionale” da Confesercenti su Primonumero che parla di “imprenditori del turismo impossibilitati ad aprire la stagione” senza però saper indicare nemmeno un nome a cui rivolgersi. Dichiarazione che conferma quello che è il sospetto di Gabriele Bianchi, Toscano di Cecina, premiato per ben due volte come miglior Cameriere d’Italia Under 30, vero punto di riferimento fra i suoi coetanei:

“C’è una evidente regia non dichiarata da parte delle associazioni di categoria, poiché apparentemente sono tutte notizie territoriali, ma non so se hai fatto caso: si comincia a parlarne anche sui media nazionali. L’impressione è che a inizio stagione si concordi una polemica, mirata esclusivamente a scandalizzare e del tutto inutile, visto che le Associazioni di Categoria non propongono nessuno strumento concreto. Quando poi qualcuno gli chiede quali siano le condizioni proposte nei loro settori, si sdegnano. Parliamoci chiaro: il settore dell’accoglienza turistica è costretto a confrontarsi con rappresentanti che sono rimasti fermi al flambè!”

Gabriele, che fra le sue esperienze professionali ha prestato servizio in hotel e ristoranti di altissimo livello (anche al fianco di Cannavacciuolo), oltre ad essere un ottimo comunicatore sui social a differenza della stragrande maggioranza degli operatori di settore, ha capito che per attirare i ragazzi verso questo mestiere bisogna parlare il loro linguaggio. Il suo progetto – Rivoluzione Sala – mira a rendere “mainstream” il ruolo del cameriere professionista alla stregua dei grandi chef protagonisti dei talent show.

Qualche giorno fa, dalla sua pagina facebook, Gabriele replicava così agli articoli di giornale che lievitavano quotidianamente da ogni sponda italiana:

Inutile dire che i post di Gabriele sono letteralmente presi d’assalto da ragazzi giovani e meno giovani, stagionali e professionisti che raccontano le loro storie di quotidiano sfruttamento e di proposte di lavoro irripetibili.

Serve un supporto alla disoccupazione e politiche attive a lungo termine.

Abbiamo chiesto un commento a Mirco Botteghi, giovane sindacalista riminese (CGIL) che insieme alla collega Isabella Pavolucci è molto attivo e aggiornato sui temi del settore e disegna una situazione tutt’altro che idilliaca nella gestione dei contratti degli stagionali, che ben poco ha a che fare con il Reddito di Cittadinanza:

Commercio, turismo e ristorazione, secondo dati INPS, sono i settori economici nei quali si annida il più alto tasso di lavoro irregolare con stime dell’11,4% su media nazionale. Dal nostro osservatorio possiamo affermare che nel settore turistico riminese almeno un 25% del lavoro presenta elementi di irregolarità. Si tratta di un dato preoccupante per molteplici ragioni.

In primo luogo, una diffusa illegalità consente una più facile mimetizzazione dei fenomeni di radicamento della criminalità organizzata. Tale problematica si acuisce, peraltro, nel momento in cui la fragilità di un tessuto imprenditoriale, indebolito da un anno di crisi, diventa più facilmente preda dei fenomeni malavitosi.

In secondo luogo – prosegue la nota di Mirco Botteghi e Isabella Pavolucci – si assiste ad un impoverimento del reddito complessivo dei lavoratori del turismo, in particolar modo quelli stagionali che, durante l’inverno, subiscono una doppia penalizzazione con l’indennità di disoccupazione sempre più breve e calcolata su montanti contributivi ridotti.

Quali sono a tuo avviso le misure che andrebbero adottate per garantire agli operatori del turismo una continuità lavorativa e dare visione a lungo termine anche alle imprese?

Il lavoratore stagionale per investire la propria vita nel turismo ha bisogno di uno strumento che gli consenta un reddito e una politica attiva del lavoro nel periodo in cui la stagione è ferma e garantisca una seria riqualificazione professionale. Misure che sono sempre esistite e che sono state abolite, ma che erano un meccanismo importante che tendeva a dare continuità alle imprese e a far emergere la legalità.

In che modo queste politiche favoriscono la legalità?

Un esempio: per poter ottenere il sussidio di disoccupazione era obbligatorio che il lavoratore avesse lavorato almeno 78 giorni; guarda caso tutti i rapporti di lavoro in regola non erano mai al di sotto dei 78 giorni. In più il meccanismo premiava in maniera proporzionale il lavoratore. Il vero senso dell’operazione è aprire un sistema di qualificazione professionale messo in campo dai servizi per l’impiego. Anziché percepire un reddito e svernare senza cercare nulla fino alla scadenza, ti vengono proposti lavori di settore e formazione specializzata; in questo modo si inizia a ragionare a lungo termine, non è più assistenzialismo ma uno strumento virtuoso.

Invece, finita la stagione sei totalmente abbandonato dal sistema. Inutile dire che il turismo è la seconda industria del Paese se poi non hai uno strumento adeguato per sostenere quei lavoratori.

Tenuti “sotto ricatto”.

Chiedo dunque a Mirco Botteghi anche quale sia la situazione degli stipendi e se c’è davvero scarsità di risorse umane in uno dei territori turistici per eccellenza come la Riviera Romagnola

Penso che le condizioni economiche e normative del settore turistico dei lavoratori hanno trainato questo lavoro talmente in basso che viene vissuto come un lavoro tappabuchi. Da lavoro qualificato è diventato una seconda scelta a cui accede al lavoro stagionale chi non ha niente di meglio da fare. Fra l’altro a Rimini e provincia si continuano a sfornare dai 1500 ai 1800 diplomati periodicamente. Ma se gli operatori non riconoscono le giuste retribuzioni, gli inquadramenti e soprattutto i benefit “standard” (vitto e alloggio soprattutto per chi arriva da altri luoghi), inutile poi lamentarsi che il personale qualificato non c’è. A questo aggiungiamo l’assenza delle Associazioni di Categoria che non promuovono piani di riqualificazione e non hanno piani di continuità.

Su questo argomento mi rivolgo di nuovo a Gabriele Bianchi: gli imprenditori del turismo, oltre a dare la colpa al Reddito di Cittadinanza dichiarano che gran parte degli stagionali siano andati a lavorare all’estero...

E’ possibile che i camerieri abbiano trovato altro, ma ci sarebbe da chiedersi dove, visto che il Covid è stato un evento mondiale per qualsiasi albergo e ristorante. In realtà nel settore si è giocato talmente al ribasso sugli stipendi a fronte di un lavoro durissimo, tanto che, soprattutto quel personale che faceva questo lavoro come arrotondamento mentre studia o in mancanza di qualcosa di meglio, oggi fa una riflessione che non è: “sto a casa a percepire il RdC” ma: “chi me lo fa fare di andare a prendere 800 euro (nella migliore delle ipotesi) al mese dovendo rinunciare ad una vita sociale, un minimo di spazio di libertà personale, turni massacranti e nessuna tutela?

I problemi della ristorazione li conosciamo tutti: che sia l’hotel di lusso che il ristorante sulla spiaggia, dopo il boom economico degli anni 80, queste strutture che erano abituate a grandi brigate, nel 2021 non se le può più permettere nessuno. I professionisti sono pochi, ci si accontenta di personale stagionale non formato o peggio ancora di stagisti che vengono caricati di responsabilità troppo più grandi di loro, che vengono trattati come dipendenti veri e propri. Io di testimonianze di questo tipo ne conosco molte insieme ad atteggiamenti disumani: ho visto negare il funerale di un parente o pretendere un servizio con la febbre. Non si possono tenere le persone sotto ricatto e quelle Persone si disamorano; lasciano la scuola, prendono altri indirizzi di studio e in un ristorante non rimettono più piede.

Dunque è plausibile che in molti abbiano deciso di dedicarsi ad altro. Chiediamoci però seriamente di chi sia la responsabilità. Dopo il Covid bisognerà ripartire dalla formazione per creare l’offerta, perché la domanda è talmente alta che i professionisti non possono coprirla tutta.

Molti degli imprenditori intervistati dai giornali – fra cui anche la Santanchè in una recente diatriba televisiva con Landini – dichiarano di offrire stipendi interessanti…

Certo, quest’anno i ristoratori sono disposti a pagare anche 1800 euro un cameriere perché sono disperati, ma ormai è troppo tardi perché mancano anche coloro che lo facevano a tempo pieno. Non hanno investito in passato e le persone si sono disamorate. Ed oggi che potrebbero guadagnare di più, quelle persone hanno preso altre strade. Cerchiamo di dire le cose come stanno. Basterebbe verificare quanto veniva pagato il personale due o tre anni fa. Un cameriere è l’ambasciatore della tua immagine con il cliente, è la “vendita”, lo devi pagare bene.

I publiredazionali hanno le gambe corte

“Lo devi pagare bene”. Una frase che ritorna in tutte le discussioni sui social non appena i professionisti del turismo ma anche gli stagionali, iniziano a commentare o a condividere le proprie esperienze.
Un mème che speriamo prenda sempre più piede insieme all’abbandono di tutti quegli articoli ad opera di giornalisti poco informati alla ricerca del click facile o complici dei loro editori nel promuovere publiredazionali travestiti da articoli.

I camerieri che sappiano vendere il salmone con l’insalata anche se la cucina è chiusa, sono la fortuna di ogni ristoratore, ma li devi pagare bene.

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