Ex Alcoa, una promessa d’alluminio per il Sulcis

Sider Alloys, nuova proprietaria dello stabilimento sardo, si accorda con Enel e presenta il piano industriale: “Le priorità? Ambiente e riassunzioni”. Ma i sindacati: “Riapertura ancora complessa”.

La storia di Sider Alloys a Portoscuso, Sardegna sud occidentale, inizia a fine 2015, quando l’azienda presenta la sua manifestazione di interesse rispetto all’acquisizione degli stabilimenti di produzione di alluminio ex-Alcoa di Portovesme.

Da quel momento in poi si sono susseguite lunghe e difficili trattative per definire prima l’acquisto e poi la riapertura del complesso produttivo. Procedure che hanno finalmente raggiunto due conquiste: la prima è quella della definizione del prezzo della fornitura dell’energia da parte di Enel (fondamentale per l’azienda più energivora d’Italia); la seconda è la presentazione finale del piano industriale al MiSE, a settembre 2020. Dei risultati che, se tutto procederà come promesso dall’azienda, dovrebbero portare alla prima colata di alluminio a gennaio 2022.

Sider Alloys ed ex Alcoa, a che punto è la ripresa?

Se la data di gennaio 2022 dovesse essere rispettata, Sider Alloys diventerebbe la prima e unica azienda italiana produttrice di alluminio, in grado di coprire il 14-15% del mercato nazionale di alluminio primario. Una posizione strategica non solo per l’azienda, ma anche per il governo, e che testimonia quanto la stipula del nuovo contratto con Enel sia stata un risultato fondamentale.

Le molte trattative (che hanno allungato ulteriormente i tempi della riapertura) hanno portato a un contratto di cinque anni più cinque, per la fornitura a 49,24 euro a megawattora. Una cifra che dovrebbe calare in futuro a seguito di una serie di abbattimenti, legati alla cosiddetta “interrompibilità” e agli oneri indiretti per l’abbattimento della CO2.

In base al piano industriale, la ripresa delle attività avverrà per gradi: dopo il riavvio delle prime cellule elettrolitiche nei primi mesi del 2022, la produzione arriverà a regime nel 2023. Questo se tutti gli adempimenti, non solo tecnici ma anche burocratici, verranno portati a termine correttamente.

Le attività in corso per la ripresa prevedono sia lavori di efficientamento dell’intero comparto produttivo che di ristrutturazione di tutti gli impianti. Procedimenti complessi, finanziati con una serie di ingenti investimenti rimodulati diverse volte, e che si aggirano oggi sui 150 milioni di euro. Queste risorse derivano da finanziamenti diversi: 7,8 milioni di euro a fondo perduto, 84 milioni di euro a tasso agevolato, 20 milioni dall’ex-Alcoa, e la cifra restante da risorse proprie dell’azienda.

I sindacati: “Un primo passo, ma la riapertura è ancora complessa”

I sindacati mantengono alta la guardia rispetto al percorso di riapertura dell’ex-Alcoa. A tal proposito, ci ha dato il suo parere Massimo Cara, della segreteria CONF.A.S.I.(Confederazione Autonoma Sindacati Italiani).

“Prima della sua chiusura, circa il 30% dell’economia del Sulcis dipendeva dall’Alcoa. Questo evento ha affossato un territorio che già da tempo soffriva per la chiusura di altri stabilimenti produttivi dell’area di Portovesme. Quello che resta oggi del Sulcis è un’area che si attesta da anni nei gradini più bassi delle classifiche su povertà e occupazione in Italia.”

“La nostra battaglia per il diritto al lavoro è stata dura: più di 80 persone sono state condannate per le manifestazioni fatte contro la chiusura dell’Alcoa. Chi di noi oggi è ancora in mobilità riceve cifre che non consentono a una famiglia di andare avanti: a seconda dell’anzianità di servizio si va dai 530 ai 740 euro al mese. Si tratta di persone con grandi professionalità e competenze, acquisite in anni di esperienza in azienda.”

“Quello che chiediamo è la certezza di posti di lavoro nel territorio, e la sicurezza della presenza di Sider Alloys nel tempo. Perché purtroppo, anche se alcuni scogli sono stati per ora superati (come il problema del costo dell’energia), ne restano altri. Come la mancanza di infrastrutture fondamentali: ad esempio un porto con un fondale adeguato ad accogliere navi in grado di trasportare quantitativi sufficienti di materia prima e prodotto finito.”

“Non sono da meno anche le problematiche connesse al tema dell’inquinamento e dell’ambiente. L’azienda, infatti, prima della riapertura dovrà ottenere anche l’autorizzazione VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) e soddisfare i requisiti previsti dalla direttiva Seveso, legata alle problematiche di rischio ambientale rilevante.”

E il territorio? Crede in questa riapertura? “La sensazione diffusa è che sarà una riapertura complessa”, risponde Massimo Cara, “che necessita di un forte impegno politico oltre che dell’azienda. L’accordo con Enel è stato un primo passo fondamentale, ma la strada è ancora tanta.”

I dubbi restano, quindi, nella comunità del Sulcis, che ormai da anni aspetta risposte certe. Non solo rispetto al futuro del lavoro, ma anche alla tutela della salute.

Le rassicurazioni dell’azienda: “Le nostre priorità? Ambiente, salute, riassunzioni”

Abbiamo parlato di questione ambientale e lavoratori con il dott. Eros Brega, Direttore Affari Generali dello stabilimento Sider Alloys di Portovesme.

L’alluminio è una lega che sarà essenziale anche nel futuro, e per questo l’azienda si sta prodigando nel riavvio dello stabilimento. Sider Alloys si è impegnata e continuerà a impegnarsi al fine di garantire che la riapertura dell’azienda abbia il minor impatto possibile sia sulla salute delle persone che sull’ambiente. Questa per noi è una priorità”, dichiara Brega.

“Il revamping in corso nello stabilimento viene effettuato grazie all’impiego di moderni sistemi tecnologici, all’avanguardia soprattutto per quanto riguarda il tema della tutela della salute e dell’ambiente. Basti pensare che la cosiddetta ‘area nera’, quella un tempo più nociva, per oggi non ripartirà, e in futuro sarà sostituita da processi innovativi a minor impatto.”

“Le nuove tecnologie si evolvono continuamente, così come cresce l’attenzione alle tematiche green. Noi puntiamo a sfruttare queste potenzialità. Ad esempio, per quanto riguarda il consumo energetico, ci stiamo orientando verso soluzioni che potranno aiutarci quando, fra dieci anni, riformuleremo l’attuale contratto con Enel. L’azienda vuole investire su energie alternative che rispettino l’ambiente, e stiamo valutando le opportunità migliori. Questo non solo per garantire l’uso di energia pulita, ma anche per assicurare al territorio e alle sue famiglie una continuità della presenza dell’azienda anche in futuro, ed evitare le problematiche del passato.”

E per quanto riguarda l’assunzione di nuovi dipendenti? “Il mio presupposto è che il lavoro debba essere considerato un diritto di tutti. Ad oggi il nostro organico conta 86 addetti, a cui si sommano circa altri 40 dipendenti indiretti. Secondo il nostro piano industriale, una volta che la produzione sarà tornata a pieno regime, rimetteremo in campo una mole di lavoro per un totale di 600 dipendenti fra diretti e indiretti. Come da accordo firmato con i sindacati, resta la disponibilità dell’azienda a cercare questo personale prima di tutto nell’elenco dei lavoratori del bacino ex-Alcoa, che in questi anni hanno lottato duramente per il loro diritto al lavoro”.

Ci auguriamo che il Sulcis quel lavoro torni a vederlo.

Photo credits: www.ondarossa.info

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