Diranno che sei vecchio

All’inizio erano stati marchiati come le vittime preferite dal virus, i più vulnerabili, le prime persone da proteggere. E così – sempre per proteggerli e sempre per il loro bene – abbiamo detto loro di starsene al sicuro in casa. Ma per chi stava nelle case di riposo o nelle RSA o in strutture di […]

All’inizio erano stati marchiati come le vittime preferite dal virus, i più vulnerabili, le prime persone da proteggere. E così – sempre per proteggerli e sempre per il loro bene – abbiamo detto loro di starsene al sicuro in casa. Ma per chi stava nelle case di riposo o nelle RSA o in strutture di assistenza per anziani non è andata altrettanto bene: non siamo stati capaci di proteggerli nemmeno dentro le bolle sottovuoto in cui era stato promesso e garantito di difendere la vita. I virus sono subdoli e passano dove vogliono: è vero, ma non è tutto.

Dovremmo scolpire nelle piazze italiane le parole che Gino Strada pronunciò esattamente un anno fa. Si riferiva al modello sanitario lombardo ma faremmo bene a riflettere su quante possibili declinazioni ci sono in giro per l’Italia di quella che è stata l’aberrazione massima. “Il primo errore è stato quello di non proteggere gli ospedali, se un ospedale si infetta non è più in grado di curare i pazienti. Non ci si può esimere dal fare una riflessione su chi ha gestito la sanità in Lombardia. Gente che ha devastato la sanità pubblica italiana, altro che modello Lombardia. Così come i pazienti che sono stati lasciati morire nelle case di cura senza nessuna umanità, senza nessuna pietà. Tutto questo è moralmente, prima che giuridicamente, un crimine“.

Il fatto è che da almeno vent’anni a questa parte abbiamo messo in ridicolo la sanità e l’assistenza, le abbiamo impoverite di cultura e di gestione serie, abbiamo confuso le persone con i numeri e intorno a quei numeri abbiamo creduto di poterci permettere tagli e riduzioni in nome del contenimento dei costi, abbiamo mistificato il pubblico col privato, abbiamo ospedalizzato le comunità e il loro vivere quotidiano senza rispondere allo scopo. Alla fine abbiamo tagliato talmente tanto che dell’Italia anziana o malata è andata via la pelle e di colpo abbiamo visto l’osso. Abbiamo costretto le parole cura e assistenza a vergognarsi di esistere.

Dopo il mensile che SenzaFiltro aveva dedicato a gennaio al mondo della sanità – in particolare alla figura del medico di base, a come si è impoverita col tempo e agli scenari futuri possibili – in redazione abbiamo voluto proseguire l’inchiesta e indagare sul tema delle RSA. Eravamo partiti dalle RSA perché dal 2020 quell’acronimo ci aveva riempito le orecchie ma ci aveva svuotato le speranze. Ne è valsa la pena perché questo nostro reportage “Diranno che sei vecchio” porta finalmente a galla le informazioni che non sono state date oltre gli allarmismi e oltre i titoloni dedicati a una generazione abbandonata a sé stessa.

Volo sui temi che troverete.

La carenza ormai grave degli infermieri: i loro veri numeri, gli stipendi più bassi d’Europa, la spinta verso il pubblico e i loro contratti da fame (in Italia, ogni dieci contratti, solo uno è a tempo indeterminato). Ricordate, gli eroi?

L’universo delle badanti, anzi la giungla. Dalla redazione abbiamo simulato una ricerca e le sorprese non sono mancate.

Così come in pochi sanno che dietro il business della silver economy ci sono due grandi editori italiani. Il leader di mercato è il gruppo CIR controllato dalla famiglia De Benedetti, che controlla quasi il 60% di Kos, a sua volta cabina di regia della maggior parte di RSA su tutto il territorio nazionale: ben 81 strutture, per lo più al Centro‐Nord, per quasi 8.000 posti letto operativi e circa 6.500 dipendenti. L’altro ago della bilancia è invece Antonio Angelucci, figura opaca anche per vicende giudiziarie che lo hanno coinvolto: imprenditore, immobiliarista, editore di Libero, Il Tempo e Corriere dell’Umbria. Libertà di informazione e potere delle industrie: sento stridore solo io?

Il ruolo delle banche che poco si fidano ormai nel fare credito alle RSA in crisi e il dubbio che quel modello di assistenza e residenza fosse già vecchio ancora prima del Coronavirus; ma l’Italia non è affatto pronta per un’alternativa di assistenza a domicilio. E ancora: lo sfogo lucido di due presidenti di RSA e i limiti di troppi management ingabbiati dai bilanci e da un’operatività che rischia di dimenticare gli ospiti e il personale sanitario.

Infine la luce: c’è chi sta costruendo una nuova giovinezza dietro il mercato immobiliare abbandonato nei piccoli centri terremotati italiani. Si chiama silver cohousing e potrebbe essere il buon antidoto a questa vecchia Italia.

E i vecchi, in tutto questo? Che altro effetto fa dire vecchi rispetto al più garbato anziani o al demografico e più democratico terza età. Leggetelo e ascoltatelo ancora: i vecchi, e pare di vederli. A dire le cose come stanno si guadagna tempo e si guadagna in credibilità. Questo reportage è dedicato in esclusiva agli abbonati di SenzaFiltro: anche il giornalismo serio ha bisogno di lettori che abbiano voglia di leggerlo e ascoltarlo.

Articoli del reportage

RSA: tutti i conti sulla vecchiaia degli italiani, di Redazione SenzaFiltro;

RSA e case di riposo: numeri o persone?, di Stefania Zolotti;

Dietro il business degli anziani ci sono i grandi editori, di Bruno Perini;

La badante arriva online? Occhio ai rischi, di Andrea Ballone;

RSA, rischio chiusura dopo il COVID. O il modello era già vecchio?, di Marco Brando;

Il diritto alla salute è andato storto, di Bruno Giordano;

Contributi alle RSA: le banche non si fidano, di Andrea Ballone;

Infermieri italiani: pochi e i meno pagati d’Europa. Altro che eroi, di Marco Brando;

Terremoto, immobili abbandonati: l’antidoto alla solitudine sarà il silver cohousing, di Monia Orazi;

Il recruiting delle badanti sfida il passaparola, di Lara Mariani.

Foto di copertina: Hermes Rivera on Unsplash

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